CERNOBBIO (Como) Per un ministro del tesoro italiano, dopo anni di crisi e di patteggiamenti con Bruxelles sui parametri di bilancio, l'ottimismo non è moneta corrente. Questa volta però Pier Carlo Padoan non si tira indietro: la ripresa economica dell'Italia «ha una forte componente ciclica ma ha anche una componente strutturale che va crescendo», dice. E all'inizio del suo discorso davanti alla platea di industriali e banchieri del forum Ambrosetti afferma: «Sono ottimista». Rivendicando con orgoglio come «lo stato dell'economia che la prossima legislatura eredita è sicuramente migliore di quella che questa legislatura ha ereditato dalla precedente. Non credo che questo risultato sia solo merito della ripresa della domanda mondiale».
IL NODO OCCUPAZIONE
Il sentiment positivo sul risanamento strutturale in corso nel nostro Paese è anche quello «al quale guardano di più i mercati» e le agenzie di rating, e richiede una visione di medio lungo termine con l'attuazione di quelle riforme strutturali che portano al miglioramento del rischio Italia. «Gli squilibri territoriali, di genere, di dimensione, di istruzione vanno aggrediti ma con una visione», spiega Padoan. E questa deve concentrarsi su una ripresa basata sull'innovazione, «non solo di nuovi prodotti ma anche nuovi processi, nuove regole, nuove norme». Basti pensare all'impatto di internet sulle economie, «superiore a quello che ebbe negli anni Ottanta la liberalizzazione del mercato dei capitali». In cima all'agenda delle urgenze dell'esecutivo c'è sempre il tema dell'occupazione giovanile. «In questo momento sostenere in modo permanente, e quindi più credibile ed efficace, l'occupazione giovanile è un tema molto alto nelle priorità del governo», precisa il ministro. Premettendo che, essendo «le risorse sono limitate», ciò richiede «un uso ancora più selettivo». L'idea di Padoan, in linea con quella del premier Paolo Gentiloni, «è che una legge di bilancio intanto non debba fare danni e allo stesso tempo rafforzi una strategia. Su questi due elementi siamo al lavoro, e concluderemo in pochissimi giorni. Questo non significa che non faremo delle scelte, seguiremo una visione pluriennale, che si basa sull'eredità del passato e identifica urgenze». In pratica «serve una politica globale per la crescita basata sulle nuove idee. Non c'è una bacchetta magica, una singola misura che risolve tutto. Qualcuno dice di sì, ma io non ci credo. Abbiamo bisogno di una serie di misure coerenti tra loro».
PIL RIVISTO AL RIALZO
Intanto i tecnici stanno preparando l'aggiornamento delle stime del Pil da parte del governo. «Nel giro di qualche settimana sarà emessa la nota di aggiornamento al Def che verrà presentata al Parlamento con le nostre nuove stime», annuncia Padoan, che parla di sensibile incremento ma non vuole anticipare i numeri. La precedente stima indicava un aumento dell'1,1% attesa per quest'anno. «E' un lavoro complicato. Comunque la crescita è più forte di quel che molti, se non tutti, pensavano qualche mese fa», osserva il ministro. Che esorta l'Italia a non perdere la preziosa occasione congiunturale, perché «se non si coglie questa opportunità il Paese non sta fermo, ma va indietro: il ciclo prima o poi finisce e diventa un fattore negativo». Non possiamo permetterci di restare al palo, afferma, il cammino delle riforme strutturali che è stato avviato «dovrà essere proseguito dal prossimo governo». «Servono investimenti», perché «senza non c'è innovazione»; regolamentazione nuova, per adeguarsi ai tempi; attenzione al capitale umano con una collaborazione tra scuola, università, ricerca; una finanza che guardi all'economia reale. «La riforma del sistema finanziario deve avere come idea quella di rafforzare l'economia reale» e infatti spenti i focolai bancari «con rischi sistemici» il governo ha messo in campo una serie di misure «complementari al credito, strumenti innovativi come i Pir». Insomma, avverte il ministro Padoan, «il sentiero è stretto e non bisogna fare errori».