ROMA Qualche punto fermo. Diversi nodi ancora da dipanare. Ma anche qualche sorpresa dell'ultima ora. Il governo continua a limare il taglio del cuneo fiscale per i giovani neo assunti da inserire nella prossima legge di Stabilità. Ieri il ministro del lavoro Giuliano Poletti, ha incontrato i vertici di Cgil, Cisl e Uil. Al summit erano presenti anche il consulente economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi e Maurizio Del Conte, presidente dell'Anpal. Il punto fermo, il pilastro della manovra alla quale sta lavorando il governo, è una decontribuzione del 50 per cento per tre anni riservata a tutti i neo assunti. «L'intervento», ha spiegato Poletti, «sarà strutturale perché accompagnerà sempre i giovani individuati per tre anni. Sarà cioè un diritto individuale che il giovane mantiene per tutti gli anni in cui resta all'interno della fascia di età», ha sottolineato respingendo l'eventualità che si possa configurare una «bolla» di licenziamenti al termine del triennio. «Prevederemo una norma che blocchi i licenziamenti scorretti di questo tipo», ha ribadito il ministro. Ma le incognite da risolvere nella complessa equazione del taglio del cuneo sono ancora diverse. A cominciare da quella dell'età fino alla quale sarà possibile assumere giovani beneficiando del bonus. Poletti è stato evasivo. Sicuramente non si andrà sotto la soglia dei 29 anni.
LA TRATTATIVA Il governo vorrebbe portarla a 32 anni e sta spingendo sull'Ue perché autorizzi la misura. Bruxelles ritiene discriminatorio incentivare il lavoro solo per alcune fasce di età. Motivo per cui il governo starebbe avendo grandi difficoltà sulla seconda ipotesi alla quale lavorava, ossia di ridurre, dopo i primi tre anni durante i quali i contributi sono dimezzati, di tre punti le aliquote attuali, dividendo il beneficio tra impresa e lavoratore. Questa possibilità sarebbe ormai in via di archiviazione, mentre starebbe emergendo un'alternativa: un mini taglio dei contributi per tutti i lavoratori. In pratica una riduzione dell'1-1,5% che andrebbe ad appesantire, anche se di poco, le retribuzioni di tutti i dipendenti. La decisione non è ancora presa. Dipende dalle risorse effettive che saranno a disposizione. Ogni punto in meno di contribuzione costa 2,5 miliardi. Ma si tratterebbe pur sempre di un primo tassello di quella strategia di riduzione della pressione fiscale per i lavoratori che aveva promesso il segretario del Pd Matteo Renzi quando era alla guida del governo. Anche perché i lavoratori sono proprio coloro che rischiano di restare a bocca asciutta con la prossima manovra di bilancio. Le imprese avranno la decontribuzione per i primi tre anni per l'assunzione dei giovani la cui soglia sarà probabilmente portata fino a 4 mila euro per lavoratore. E in più avranno confermatigli aiuti per gli investimenti in macchinari con il piano dei super ammortamenti. Del resto la richiesta di un taglio per tutti i lavoratori arriva anche dai sindacati. «Va bene la strutturalità della decontribuzione», ha detto ieri il segretario della Uil Carmelo Barbagallo, «ma», ha aggiunto, «sarebbe opportuna una strutturale decontribuzione del cuneo fiscale per tutti i lavoratori attraverso una riforma del sistema fiscale che, comunque, rivendicheremo con Cgil e Cisl nel prosieguo della nostra iniziativa».