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Pescara, 24/11/2024
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Data: 09/09/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Dragaggio mancato. I fanghi del porto abbandonati da 3 anni. Masci: trasporto in discarica già pagato ma i sedimenti non si muovono. Diga foranea, via ai lavori. Conto alla rovescia per il taglio di 70 metri, ma mancano 20 milioni per i nuovi moli la lotta all'insabbiamento

PESCARA Yacht con vista su una collina di rifiuti. Da più di tre anni. Sono ammassati all'imbocco del porto i fanghi del dragaggio scavati tra il 2013 e il 2014: più di 200 mila metri di cubi di sabbia sui quali sono cresciute le erbacce alte oltre un metro. E adesso quella barriera incolta, formata dai sedimenti contaminati del porto canale, è anche un pericolo per le imbarcazioni in entrata al porto turistico: i natanti che arrivano da nord non riescono a vedere l'imbocco dello scalo e la torre di controllo del Marina di Pescara non riesce a guidare tutte le manovre proprio a causa della scarsa visibilità. Il caso è stato al centro di una riunione della commissione Garanzia del Comune e il prossimo 12 settembre, alle 12,30, sarà il primo argomento del consiglio comunale convocato per le 15,30. A chiedere di portare il caso in aula è stato il consigliere Carlo Masci, presidente della commissione Garanzia: «Ormai da troppi anni all'imbocco del porto c'è una collina di rifiuti», dice Masci, «non è una duna ma uno scandalo pescarese che ha cambiato addirittura il panorama della città. Quando è stato fatto il dragaggio del porto tra il 2013 e il 2014 scavando 200/250 mila metri cubi di sabbia in un appalto da 12 milioni di euro, il materiale è stato scaricato sulla banchina e lì è rimasto», dice Masci, «ma quell'appalto ha avuto un costo così elevato perché comprendeva anche il trasporto e lo smaltimento in discarica dei fanghi dopo un periodo di decantazione. Da allora sono passati più di tre anni e ci chiediamo», continua Masci, «se il materiale sarà rimosso e quando». In commissione è stato ascoltato anche il direttore del Marina di Pescara Bruno Santori: «In commissione ho rappresentato la ricaduta di quel deposito sulle attività del porto turistico. Inizialmente, il deposito ha creato il problema della sabbia portata dal vento sulle barche ormeggiate e, per questo, abbiamo interessato con più lettere il Provveditorato alle Opere pubbliche ma questo problema si è risolto da solo con la crescita delle erbacce e con la solidificazione del materiale. Ma, adesso, è diventato una limitazione per le operazioni della postazione della torre di controllo: chi arriva da nord non vede l'imboccatura del porto turistico. Confidiamo», dice Santori, «che quel materiale, accumulato come deposito temporaneo, sia rimosso a breve. Noi ormai ci siamo quasi abituati a quella visuale ma di certo non è un belvedere». Masci sottolinea: «Anche Santori ha confermato che il materiale abbancato causa gravi problemi al porto turistico: al di là dell'aspetto estetico, il deposito copre la visuale dell'imbocco. Questa situazione deve essere presa di petto: quel materiale non può rimanere lì perché il trasporto e lo smaltimento sono stati pagati». Dopo la commissione Garanzia, la conferenza dei capigruppo ha deciso di portare il tema in consiglio: insieme al presidente Francesco Pagnanelli è stato deciso di trattare il caso in un consiglio aperto con interventi di personalità esterne alla politica cittadina. «Problematiche relative al dragaggio anno 2014 e al deposito del materiale di risulta nell'area portuale», questo l'ordine del giorno. «Abbiamo invitato a riferire il direttore marittimo Enrico Moretti per illustrarci la questione», dice Pagnanelli, «e la formula del consiglio aperto permetterà anche altri interventi». In aula dovrebbe parlare anche il provveditore Enrico Bentivoglio. «Mi è stato contestato che la mia commissione si occupa di troppe cose», dice Masci, «ma quel deposito ormai rappresenta un problema della città. Quella collina si vede da ogni punto della spiaggia. È uno scandalo pescarese e non è accettabile tollerarlo ancora. Ora, qualcuno dovrà spiegarci cosa è successo, in che condizioni è questo appalto e come si interverrà».


Diga foranea, via ai lavori. Conto alla rovescia per il taglio di 70 metri, ma mancano 20 milioni per i nuovi moli
la lotta all'insabbiamento

PESCARALa data ufficiale non c'è ancora ma, secondo la Regione, mancano soltanto pochi giorni alla partenza dei lavori per il taglio della diga foranea. L'intervento per evitare l'insabbiamento del porto canale è stato al centro di una riunione in Regione convocata, giovedì scorso, dal presidente Pd Luciano D'Alfonso e alla quale hanno partecipato il direttore marittimo di Pescara, ammiraglio Enrico Moretti, l'ingegnere Enrico Bentivoglio del Provveditorato alle opere pubbliche, Giampiero Leombroni, presidente Arap, il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale, Rodolfo Giampieri, oltre ai tecnici regionali. L'impresa Rcm di Sarno che ha vinto l'appalto da 3,5 milioni con un ribasso d'asta del 29,5% si metterà in moto «al termine della stagione balneare».Con i lavori, la diga foranea sarà bucata per 70 metri: con questo intervento si spera che il fiume porti in mare aperto i sedimenti evitando così l'accumulo all'imbocco dello scalo. Ma l'apertura della diga è solo il primo passo per cambiare faccia al porto che da almeno 7 anni fa i conti con i fondali bassi: la Regione ha destinato altri 15 milioni del Masterplan alla realizzazione di due nuovi moli guardiani: due moli lunghi circa 400 metri che cancelleranno l'attuale molo nord, dove si trovano gli 8 trabocchi privati che saranno rimossi, e che collegheranno la foce del fiume fino alla diga foranea nel punto che sarà abbattuto. Per realizzarli, però, non basteranno i 15 milioni messi da parte da D'Alfonso: ce ne vorranno 35, in base a quanto riferito da Leombroni durante la riunione. «Leombroni ha fatto il punto sulle attività riguardanti la progettazione dei moli a partire da quello a sud per un importo di circa 15 milioni di euro, già previsti nel Masterplan, rispetto al costo complessivo degli interventi pari ai circa 35 milioni di euro ad oggi preventivati», recita il resoconto dell'incontro fatto dalla Regione. «Si tratta di un fabbisogno finanziario ulteriore di circa 20 milioni di euro che», spiega l'ufficio stampa della Regione, «il presidente della giunta regionale si è impegnato a reperire con le prossime risorse finanziarie disponibili». Una grande opera che, tra il 2018 e il 2019, potrebbe cambiare il volto di una parte di Pescara. Entro settembre, l'Arap, l'ente incaricato di progettare i nuovi moli, ultimerà gli elaborati e, poi, dovrebbe prendere il via anche la gara d'appalto. Nei tempi di D'Alfonso, i due interventi (taglio della diga foranea e nuovi moli) dovrebbero sovrapporsi: via ai lavori del taglio della diga foranea da metà settembre e, nello stesso periodo, partenza della gara d'appalto per i nuovi moli. Alla fine dei lavori, il porto dovrebbe tornare ad avere una profondità di 8 metri con una darsena commerciale raddoppiata e la possibilità di ospitare navi da crociera. D'Alfonso ha espresso «soddisfazione» al termine dell'incontro: il nuovo porto, ha detto, «consentirà di restituire alla città di Pescara e all'Abruzzo un'infrastruttura portuale di grande importanza per la quale tutte le parti in causa hanno assicurato e confermato la massima attenzione possibile per garantire la ripresa e/o il mantenimento delle attività economiche che sono state duramente colpite in questo periodo di criticità».


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