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Data: 14/09/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, il governo apre su età e donne

ROMA Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, ha avvertito che «il sentiero è stretto». Ma il governo ha deciso di esaminare e valutare le proposte dei sindacati sulle pensioni da inserire nella prossima legge di Stabilità. È la prima apertura, seppure molto prudente, da parte del governo alle richieste di Cgil, Cisl e Uil. La principale riguarda il congelamento dell'aumento dell'età pensionabile a 67 anni dal 2019. Un tema delicato non solo per i costi della misura, circa 1,2 miliardi di euro, ma anche per il timore delle reazioni avverse da parte di Bruxelles e dei mercati a quella che potrebbe apparire come una crepa nella riforma che ha reso sostenibile il sistema pensionistico italiano. Il governo, dall'altra parte, è consapevole che un intervento in questo senso ha un sostegno trasversale in Parlamento e sotto elezioni potrebbe risultare difficile serrare i ranghi dei deputati e senatori della maggioranza. La speranza è che a togliere le castagne dal fuoco possano essere i dati definitivi dell'Istat sull'andamento della speranza di vita che verranno diffusi a metà ottobre. Uno scatto di due o tre mesi invece di cinque, potrebbe essere più facile da gestire. Non a caso il governo riconvocherà il tavolo sulle pensioni solo il mese prossimo. Dopo il G7, dopo la nota di aggiornamento del Def e, forse, dopo la diffusione delle stime dell'Istat.
LE ALTERNATIVE
Al tavolo del negoziato i sindacati hanno portato anche altre due proposte. La prima riguarda le donne, uno scontro sull'età di pensionamento di un anno per ogni figlio con un massimo di tre anni. Una regola che dovrebbe valere per tutte le lavoratrice e non soltanto per quelle che svolgono mansioni gravose come proposto, invece, dal governo. Contro questa misura, nei giorni scorsi, si è scagliato il presidente dell'Inps Tito Boeri, ritenendola rischiosa per le stesse donne che potrebbero essere obbligate a percepire assegni più bassi. L'altro tema, quello sul quale sarà forse più facile trovare un accordo, riguarda le future pensioni dei giovani nati dopo il 1980 e che sono interamente nel sistema contributivo. Il governo ha proposto di abbassare da 1,5 volte a 1,2 volte, l'importo minimo della pensione rispetto all'assegno sociale per poter maturare il diritto a ritirarsi. Alle pensioni contributive basse sarà permesso di cumulare fino al 50% dello stesso assegno sociale garantendo a tutti una pensione minima di 670 euro. I sindacati chiedono che il diritto al ritiro scatti una volta raggiunti gli attuali 448 euro dell'assegno sociale. Questo meccanismo, di fatto, azzererebbe la platea di coloro che sarebbero obbligati a lavorare fino a oltre 70 anni per raggiungere i requisiti minimi. «La via stretta indicata dal ministro Padoan», ha detto la leader della Cgil Susanna Camusso, «non può essere una via che non risponde alle richieste fatte dei sindacati su cui c'era già un impegno del governo». Per il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, «il tema dell'aspettativa di vita rischia di essere dirompente nel nostro Paese: viene percepito come l'ennesimo danno dopo la Fornero. Noi chiediamo il congelamento».

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