ROMA La crescita economica più robusta, quella degli anni passati destinata a rafforzarsi ulteriormente, riporta in discesa la traiettoria del rapporto debito/Pil e permette al governo - che può contare su un atteggiamento meno rigido da parte della commissione europea - di mettere in cantiere una manovra «non depressiva» e forse nemmeno troppo pesante. Lo hanno spiegato ieri il presidente del Consiglio Gentiloni e il ministro dell'Economia Padoan dopo l'approvazione in Consiglio dei ministri della Nota di aggiornamento Documento di economia e finanza (Nadef). Come tutti gli anni, il documento contiene il quadro economico e di finanza pubblica su cui si baserà la prossima legge di bilancio, ma non il dettaglio delle misure, che comunque richiederanno al governo di reperire risorse per circa 10 miliardi.
LE PREVISIONI
Padoan ha rivendicato come realistica la scelta di indicare una previsione di crescita pari all'1,5% non solo per quest'anno, ma anche per i due successivi. Nel caso del 2016 si tratta di una valutazione tutto sommato analoga a quella dei principali centri di previsione italiani e internazionali; negli anni a venire invece il punto e mezzo di incremento del Pil è piuttosto un obiettivo programmatico che dovrebbe essere raggiunto anche grazie alla spinta delle misure ancora da adottare. Quest'anno l'indebitamento netto (ovvero il deficit rilevante in base alle regole europee) si attesterà secondo le tabelle della Nadef al 2,1% del Pil, come già previsto nel Def elaborato in primavera. Il prossimo anno in base all'andamento tendenziale, quindi in assenza di nuovi interventi, il rapporto scenderebbe all'1 per cento, ma il governo ritiene di lasciarlo salire fino all'1,6, aumentando quindi il disavanzo. Nel linguaggio delle regole di bilancio europee questo risultato garantisce comunque un aggiustamento strutturale rispetto al 2013 pari allo 0,3 per cento del Pil, impegno che il governo italiano ritiene sufficiente anche se inferiore a quanto teoricamente richiesto. Il pareggio di bilancio verrebbe sostanzialmente raggiunto nel 2020, con un disavanzo allo 0,2 per cento del Pil. Il percorso di risanamento più lento richiede anche un passaggio parlamentare e a questo fine è stata inviata l'apposita Relazione alle Camere. Padoan, parlando di «contesto solido e favorevole» ha voluto però ricordare che il percorso delle riforme non va abbandonato.
L'incremento del deficit consente di liberare spazio per cancellare i previsti aumenti di Iva e accise, che valgono 15,7 miliardi. Ma siccome quello 0,6 % di Pil di maggior deficit equivale a poco più di 10 miliardi, ne restano oltre 5 da trovare. A questa somma si aggiungerà un importo più o meno analogo dedicato alle politiche per lo sviluppo ed al rinnovo dei contratti pubblici: infatti la Nadef quantifica la manovra da adottare nello 0,6 per cento del Pil, quindi di nuovo circa 10 miliardi, che saranno appunto divisi a metà tra eliminazione delle clausole di salvaguardia e misure per lo sviluppo. Il debito, che grazie alle revisioni apportate dall'Istat al Pil nominale era sceso al 131,5% del Pil già nel 2015 per poi risalire l'anno successivo al 132, dovrebbe calare ancora in relazione al prodotto quest'anno, al 132,6. Dal 2018 in avanti la discesa sarebbe più veloce.