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Data: 25/09/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il trionfo dell'ultradestra nelle ex regioni comuniste

BERLINO È il convitato di pietra che nessuno ha invitato ma che si è presentato lo stesso e adesso, per la prima volta, siederà al Bundestag con 87 deputati: l'AfD, Alternative für Deutschland, il partito di estrema destra cresciuto in modo esponenziale in soli quattro anni dalla nascita grazie soprattutto alla crisi dei migranti. Ieri ha preso oltre il 13% conquistando il terzo posto in Parlamento. Nell'emiciclo del Reichstag, sotto la cupola di vetro disegnata da Norman Foster, siederà a destra dei cristiano democratici della cancelleria Angela Merkel e della Csu bavarese, che assieme formano un gruppo parlamentare al Bundestag. La Cdu-Csu si conferma la prima forza politica anche se drammaticamente rintuzzata (circa 33% contro il 41,5% nel 2013) e che con ogni probabilità esprimerà per la quarta volta consecutiva la Merkel alla cancelleria.
IL TABÙ
L'ingresso dell'AfD rappresenta un terremoto politico, una cesura, come ripetuto da tutti i partiti tranne gli interessati. Per la prima volta infatti, salvo un paio di eccezioni negli anni 50 ma di ben diversa portata, un partito di estrema destra siede alla destra della Cdu-Csu. È la fine di un tabù osservato da decenni in Germania. A formularlo fu lo storico leader bavarese Franz Josef Strauss, che nel 1986 decretò che a destra della Cdu-Csu non deve sedere al Bundestag nessun partito. Un diktat politico scaturito dall'eredità nazista del passato. Ora con l'AfD sfileranno nel cuore rappresentativo della democrazia tedesca anche personaggi a dir poco equivoci su posizioni palesemente neonaziste.
L'AfD pesca in un serbatoio forte soprattutto nei Länder dell'Est, ma non solo, spesso rancorosi per come è andata l'Unificazione di cui si sentono vittime e cittadini di seconda classe. Le regionali hanno dimostrato che l'AfD ha un forte potenziale anche a Ovest e le elezioni di ieri sembrano confermarlo. Il partito è ricettacolo di risentimenti di ogni genere, razzisti, revisionisti, islamofobi, neonazi, antieuropei e di persone di tutte le classi sociali compresi accademici o semplici frustrati. Fra i suoi dirigenti le uscite di palese matrice nazista si sprecano.
Uno dei due candidati capogruppo al Bundestag, Alexander Gauland (76 anni, ex Cdu) rivendica il diritto dei tedeschi a essere orgogliosi dei loro soldati nelle due guerre mondiali e anche di Hitler. La sua collega candidata a capogruppo, Alice Weidel (38), economista di formazione, preferisce il fioretto ma nella sostanza ha posizioni altrettanto radicali: no a questa Europa, all'euro, al finanziamento del debito altrui, no al burqa, al velo islamico, all'immigrazione.
«Ce l'abbiamo fatta. Siamo nel parlamento tedesco, e ora cambieremo il Paese», ha esultato Gauland. «Combatteremo contro Merkel o chiunque sarà alla guida del governo». Più sfumata la Weidel: «Faremo un'opposizione costruttiva». «Milioni di elettori - ha aggiunto - ci hanno affidato il compito di un lavoro costruttivo in Parlamento».
La Weidel vuole la Minuszuwanderung (immigrazione negativa), ovvero più espulsioni che arrivi. Dice no al matrimonio per tutti, etero e omosessuali, che comunque in Germania è già legge, nonostante sia lesbica: ha una compagna, Sara Bossard, e due figli. Fino a poco fa personaggio di spicco era Frauke Petri (42), due matrimoni e cinque figli: si era imposta come falco sul fondatore del partito, il professor Bernd Lucke, che aveva dato vita al partito per protestare contro l'euro durante la crisi greca.
Lucke se ne andò fondando un altro partito (Alfa) di cui nessuno parla più. Paradossalmente la Petri è diventata colomba. È stata messa in minoranza dall'ala estremista e rischia la stessa fine di Lucke. Nell'AfD circolano anche figure come Björn Höcke che ha definito il memoriale all'Olocausto una vergogna e detto che i libri di storia sul nazismo vanno riscritti. C'è poi anche Beatrix von Storch, che ha difeso, salvo poi ritrattare, l'uso delle armi contro i profughi ai confini, donne e bambini inclusi. Secondo Manfred Güllner dell'Istituto Forsa, l'AfD non avrà lunga vita: una «volta al Bundestag si disintegrerà, è sempre stato così con i gruppi settari estremisti».
Non la vede così il capo della comunità ebraica, Josef Schuster, che teme che l'AfD attaccherà anche gli ebrei: «È un partito che aizza contro le minoranze». Dopo i primi risultati, Gauland ha intanto annunciato il programma del partito: «Siamo nel Bundestag, cambieremo questo paese».

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