«È la strada del rinnovamento», è il mantra dei comunicatori pentastellati. Ma la via del concordato in bianco non è a senso unico; e il rischio, neanche troppo celato, è che possa condurre la più grande partecipata dei trasporti d'Italia dritta al capolinea, senza ritorno. Le insidie possono arrivare da tanti fronti: il parere sull'operazione che dovrà fornire la Procura di Roma, i tempi più stretti del previsto per via delle istanze di fallimento già presentate dai fornitori, l'incognita di un piano troppo soft, senza tagli e cambiamenti di rotta radicali, che verrebbe stroncato sul nascere dai giudici.
NIENTE SCONTI
La settimana scorsa l'azienda del Campidoglio ha fatto la sua mossa, presentando la richiesta al Tribunale fallimentare, su mandato della giunta Raggi (e col placet della Casaleggio). La pratica, come anticipato dal Messaggero, è stata affidata a un magistrato esperto, Lucia Caterina Odello, che sul concordato mantiene un'impostazione rigorosa. «Molto spesso questo strumento viene utilizzato in maniera impropria - ha detto in passato - perché vi sono imprese che probabilmente non hanno nessuna speranza di rimanere sul mercato o possibilità di recupero, ma fanno finta di presentare un piano per ottenere un tempo ulteriore senza subire l'aggressione del proprio patrimonio». Parole che, lette oggi, fanno presagire che non ci saranno sconti anche per la municipalizzata di via Prenestina.
Il piano di risanamento dovrà toccare quindi i nervi scoperti di un'azienda sfruttata per anni da partiti e sindacati come un bancomat, travolta oggi da un debito monstre che sfiora 1,3 miliardi di euro. C'è un'ala dei grillini (quella che in Atac ha preso voti) che ancora sogna un'impostazione light, senza un giro di vite netto sul personale e sul tasso di assenteismo record. Ma senza l'aumento della produttività (tradotto: ad autisti e macchinisti toccherà lavorare di più e meglio) difficilmente l'azienda potrà essere davvero competitiva, come è richiesto a una società che vuole salvarsi.
Il destino della municipalizzata è legato anche al parere che dovrà esprimere la Procura, tramite i magistrati del pool diretto dal procuratore aggiunto Rodolfo Sabelli, che si occupa di reati tributari e affari civili. Verranno ricostruite le decine di inchieste che riguardano l'azienda comunale. Anche se il parere della Procura non è vincolante, rappresenta un passaggio fondamentale, di cui i magistrati fallimentari terranno necessariamente conto. Lo scorso anno, per esempio, su richiesta dei pm è stata dichiarata inammissibile la domanda di accesso al concordato presentata dal gruppo della preparazione scolastica e universitaria Cesd, noto al pubblico per i marchi Cepu e Grandi scuole. Lo stesso è successo per la Terravision Rome Airport Scarl, fallita nel 2013. Insomma, i precedenti non mancano.
L'altro scoglio sono i tempi contingentati. Il concordato corre su un binario parallelo a quello delle istanze di fallimento. Sono binari destinati a incrociarsi, presto, entro quattro mesi appena. Atac, di fatto, ha solo 120 giorni per presentare al giudice il nuovo piano industriale, la mappa dei crediti e la situazione patrimoniale aggiornata. Un piano che, altra incognita, andrà sottoposto al voto dei 1.200 creditori. In caso di bocciatura, il fallimento sarebbe automatico.