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Data: 26/09/2017
Testata giornalistica: Corriere della Sera
Inchiesta sull'università - Concorsi truccati: «Ricorri? Ti giochi il futuro» Così il professore chiese il ritiro della domanda «Non importa se sei bravo questo è un do ut des. Se fai ricorso ti giochi la carriera» si legge nelle intercettazioni. Nell’ordinanza anche gli accordi illeciti per la spartizione degli assegni di ricerca

FIRENZE Come funziona il “sistema” lo spiega il professor Pasquale Russo quando cerca di convincere Jezzi Philip Laroma a ritirare la richiesta di abilitazione: «Non è che si dice è bravo o non è bravo. No, si fa questo è mio, questo è tuo, questo è tuo, questo è coso, questo deve anda’ avanti per cui...». Il ricercatore non cede. Il professore lo mette in guardia: «Così ti giochi la carriera. Invece se accetti, ti facciamo scrivere un paio di articoli così reimposti il tuo curriculum e vieni abilitato nella prossima tornata». Sono le intercettazioni, ma anche le registrazioni dei colloqui effettuate proprio da Laroma a svelare quello che i docenti definiscono «il patto sui candidati da abilitare» all’insegnamento di diritto tributario in tutta Italia. È il titolo necessario per essere poi scelti dalle università, dunque alla spartizione delle cattedre partecipa solo chi è indicato dai professori.

«È un do ut des»

L’indagine parte nel 2013. Laroma ha presentato domanda e viene convocato dal professor Pasquale Russo che gli chiede di ritirarsi. Scrive il giudice: «L’interesse di Russo a che Laroma non partecipasse al concorso derivava dal fatto che la sua presenza all’abilitazione rendeva difficile abilitare certi candidati con meno titoli di lui». Russo lo dice chiaramente: «I commissari si sono già riuniti un paio di volte o ognuno ha portato i suoi o dei suoi amici. Ognuno ha chiesto e tutti hanno dato agli altri. Insomma c’è stato un do ut des». E quando il ricercatore si ribella, non si scompone: «È il vile commercio dei posti. Ti ritiri per mantenere integra la possibilità di farlo in un secondo momento». Laroma ricorre al Tar e presenta una denuncia alla Guardia di Finanza. Loro non si scompongono. Anzi. Il 14 gennaio 2014, durante un incontro con Russo e il professor Guglielmo Fransoni, quest’ultimo dice: «Io non ho capito la tua scelta di restare dopo che ti era stato dato il messaggio di ritirarti. Cioè se uno ti dà il messaggio di ritirarti un motivo c’era..., cioè una consapevolezza del... di come si era orientata la Commissione. C’era il veto di Roberto Cordeiro Guerra perché non voleva che tu passassi davanti a Dorigo (un altro ricercatore ndr».

La cena di Fantozzi

Nel febbraio 2015 Livia Salvini, una delle docenti ora “interdetta” riceve una “soffiata” sull’inchiesta. Ne parla con il collega Giuseppe Zizzo, gli confida che «dieci giorni dopo essere stata nominata membro della Commissione, era pervenuta una richiesta da parte della Procura della Repubblica di Firenze di intercettazione». E si lamenta: «Gli altri lo sapevano e non mi hanno avvisata». Il 9 giugno 2014 viene organizzata una cena in un ristorante romano tra alcuni tributaristi. Augusto Fantozzi fa la sua proposta: «Se uno fa i concorsi così non ci sarà mai un minimo di... perché naturalmente nessuno ha responsabilità di niente e ognuno va lì con il coltello alla gola e dice “o mi dai quello o... quindi capite”. Bisogna trovare delle persone di buona volontà che di qua e di là, di sotto o di sopra... e ricostituiscano un gruppo di garanzia che riesca a gestire la materia nei futuri concorsi... e allora si tratta di ... capisaldo o con gli uomini di buona volontà oltre che ...qualche, possano stare in una nuova cupola, tanto per non usare un termine».

L’assegno di ricerca

C’è la spartizione delle cattedre e c’è l’assegnazione degli assegni di ricerca. Il 18 maggio 2014 Roberto Cordeiro Guerra telefona a Pietro Mastellone (conversazione n° 262) chiedendogli di inoltrargli «quella bozza di richiesta dell’assegno».

Mastellone: pronto?

Cordeiro Guerra: ciao Pietro, scusa, mi giri sull’I-Pad quella bozza di richiesta dell’assegno?

Mastellone: sì, sì, sì ...

Annota il giudice: «L’assegno a cui si fa riferimento nel corso della telefonata deve ritenersi quello oggetto del bando di selezione conferito a Pietro Mastellone il 15 settembre 2014. Il responsabile della ricerca è stato, successivamente, individuato nel professor Cordeiro Guerra. Dalla telefonata in questione si ricava quindi che Pietro Mastellone, colui che sarà il destinatario dell’assegno, circa un mese prima della delibera del Consiglio del Dipartimento di Scienze Giuridiche del 26 giugno 2014 che ha approvato la previsione dell’assegno di ricerca e circa due mesi prima della pubblicazione del bando di selezione, era nel possesso della “bozza di richiesta” dell’assegno stesso».

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