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Pescara, 24/07/2024
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Data: 26/09/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Due prof pescaresi indagati a Firenze per i concorsi truccati

«Sistematici accordi corruttivi tra professori di diritto tributario finalizzati a rilasciare le abilitazioni all'insegnamento secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi». È l'ipotesi accusatoria della Procura di Firenze che ha portato la Guardia di finanza a eseguire 29 misure cautelari, tra cui sette arresti ai domiciliari, per reati di corruzione. Nell'inchiesta sono coinvolti anche due noti professori pescaresi: Lorenzo del Federico, 58 anni, e Massimo Basilavecchia, 61. Entrambi sono stati interdetti dal gip Angelo Antonio Pezzuti: nei loro confronti è scattata la sospensione dalle «funzioni di professore universitario e di quelle connesse ad ogni altro incarico comunque assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi».
Del Federico è ordinario di diritto tributario all'università d'Annunzio di Chieti-Pescara e, come si legge sul curriculum pubblicato sul sito dell'ateneo, insegna anche alla Luiss di Roma (dottorato di ricerca in Diritto degli affari e diritto tributario dell'impresa). Avvocato cassazionista, dal 2001 Basilavecchia è invece ordinario alla facoltà di Giurisprudenza dell'università di Teramo ed è docente a contratto alla Luiss. Tra i 59 indagati c'è anche l'ex ministro Augusto Fantozzi.
L'INCHIESTA
L'indagine è nata a Firenze dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l'abilitazione all'insegnamento del diritto tributario, a ritirare la propria domanda, allo scopo di favorire un altro ricercatore in possesso di un curriculum inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata. È stato il ricercatore universitario a far partire l'inchiesta con la sua denuncia. I vincitori del concorso nazionale - è la tesi della procura - venivano scelti con una «chiamata alle armi» tra i componenti della commissione giudicante, e non in base a criteri di merito. In altre parole: per le fiamme gialle, è emersa una sorta di spartizione delle cattedre attraverso la manipolazione delle abilitazioni all'insegnamento. Il gip parla di «totale spregio del rispetto del diritto proprio da professori che sarebbero deputati ad insegnare il valore di esso».

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