Gent.le direttore Di Nicola,esprimo la mia condivisione circa la sua scelta di aprire un dibattito pubblico su quella che oggi è la condizione socio-economica del nostro Abruzzo e, soprattutto, su cosa e quanto possa e debba fare la classe politica per essere di sostegno, e non di ostacolo, a una necessaria fase di rilancio. E tale condivisione mi impone una serie di riflessioni. Finalmente si comincia a parlare di quelle materie e riforme che occorrono alla nostra regione, ma che pure non riusciamo a discutere in Consiglio regionale perché il Presidente della Giunta regionale Luciano D'Alfonso continua a evitare il confronto politico, tranne quando è costretto a farlo dai nostri Consigli regionali straordinari. È successo sul delicato tema della sciagurata riforma sanitaria, sui trasporti, sulle tasse, sul 'caso' Ombrina, e sulle tragedie degli incendi, del sisma e della neve.Ho letto l'intervento del Coordinatore della maggioranza Camillo D'Alessandro che denota alcuni aspetti. Innanzitutto testimonia l'opinione sullo stato di produzione legislativa e materiale dell'attuale maggioranza regionale, giudicato assolutamente insufficiente, che gli stessi componenti della maggioranza hanno del proprio operato, e allora immaginiamoci l'opinione degli Abruzzesi. E il tutto nasce da un problema antropologico della maggioranza, ovvero la presenza di un Presidente di Regione che è convinto di essere egli stesso sufficiente al tutto e quindi ha inevitabilmente rallentato, fino a bloccare, complessivamente una macchina regionale che, dopo la cura da cavallo somministrata dalla giunta Chiodi, era ormai pronta a guardare con sufficiente serenità e forza a una stagione di sviluppo. La verità, invece, è che tutti i fondi che la giunta D'Alfonso ha ereditato, come la plusvalenza del raggiungimento del pareggio di bilancio, i PSR, i fondi strutturali della Regione, scontano una percentuale di impegno molto bassa da parte di chi avrebbe dovuto guidare tale sviluppo. E infatti l'Abruzzo è la regione che recupera con grandi difficoltà i livelli economici e occupazionali rispetto alle altre regioni d'Italia.Quando, durante una legislatura, si verificano situazioni di emergenza mal gestita, come la neve, l'inquinamento del mare di Pescara, o gli incendi, tali eventi non possono che rallentare e raffreddare le simpatie verso il nostro territorio da parte di chi avrebbe voluto scegliere i nostri luoghi per le proprie vacanze e purtroppo non possiamo aspettarci nulla di buono per il futuro, perché c'è sempre lo stesso problema antropologico, ovvero un Presidente di Regione convinto di non avere bisogno né dell'aiuto della sua maggioranza, né dei consigli e delle correzioni dell'opposizione, un Presidente che sta in piedi sulla prua del Titanic e balla mentre si avvistano gli icerberg della disoccupazione e della crisi economica.Il pareggio di bilancio di cui parlava il coordinatore D'Alessandro, in realtà si è raggiunto sulla Sanità già con il presidente Chiodi ed è avvenuto pure in un momento molto complicato, in cui si è affrontata anche la tragedia del terremoto de L'Aquila. Avendo noi dovuto chiedere sacrifici necessari agli Abruzzesi, ci saremmo aspettati che, quella successiva, sarebbe stata una legislatura di rilancio e riforme, ma al momento, ovvero dopo tre anni e mezzo di Governo di sinistra, nulla si vede all'orizzonte. Giusto per rinfrescare la memoria, ricordo allora le riforme varate nel periodo del Presidente Chiodi: riduzione delle Ater da 6 a 4; Arsa e Aptr chiuse come Enti strumentali con abbattimento dei relativi costi 'della politica'; riduzione delle Asl da 6 a 4; riforma sanitaria, seppur dolorosa, già avvenuta; riduzione delle Leggi sui Confidi; riforma dei Consorzi Industriali con Arap. Tradotto: in un periodo storicamente molto complesso e umanamente difficile per l'Abruzzo, in piena fase di risanamento di bilancio, pure avevamo sparso i primi semi del futuro rilancio. E invece, dopo il governo Chiodi, il nulla, se non una frettolosa annessione, e non riforma, delle varie Società di trasporto pubblico esistenti, una operazione che ha escluso i privati da un regime di ristrutturazione che avrebbe dovuto essere molto più ampio, e che oggi fa traballare i conti della nascente TUA ogni giorno. Ora, è possibile che non vi siano state risorse disperse e sprecate in mille rivoli di clientela elettorale, rivoli però 'minori' che nulla potevano creare in termini di ricaduta economica? È questa la domanda alla quale la maggioranza di governo deve dare una risposta. Noi, dal canto nostro, osserviamo che il Masterplan è ancora al palo, non solo per la prima annualità, che pure era di portata irrisoria, ma anche per gli stanziamenti successivi. Oggi l'Abruzzo ha solo da augurarsi che "l'uomo solo allo sbando" scelga di portare le proprie affabulazioni in altre sedi istituzionali, e che si possa così tornare al voto per restituire alla nostra regione un rinnovato governo di persone serie e impegnate che alla solitudine dei numeri preferiscano la moltitudine delle capacità.
(*) Capogruppo FI Regione Abruzzo