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Data: 27/09/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Legge elettorale, primo sì Siluri dall'asse Mdp-M5S e spunta l'ipotesi fiducia

ROMA Gli uni, quelli di Mdp, a gridare «con il Rosatellum ci mettete le dita negli occhi e noi votiamo contro». Gli altri, quelli del M5S, a urlare «è una legge contro di noi, quindi votiamo contro». Il tentativo di soffocare nella culla la nuova legge elettorale c'è stato, è durato l'intera giornata, si è arrampicato sulle vette istituzionali dei collegi del Trentino Alto Adige, ma alla fine è naufragato. Almeno per il momento. A sera, la commissione Affari costituzionali ha infatti adottato il Rosatellum come testo base con i voti di Pd, FI, Lega, Ap.
IN AULA IL 10 OTTOBRE
Il testo base sarà in aula il 10 ottobre. L'inedito asse Mdp-M5S («il nuovo centrosinistra secondo Bersani», celiavano alcuni deputati dem, ricordando che «è stato proprio lui a teorizzare che i grillini sono il nuovo centro») è riuscito solo a far slittare l'esame in aula di una decina di giorni, per l'affossamento bisognerà aspettare.
Cambia la scena, palazzo Madama: l'inedito asse Mdp-M5S manda sotto la maggioranza sull'attuazione del libro bianco della Difesa (poco male, fanno sapere dalla Pinotti, una distrazione che già oggi verrà recuperata dal relatore Latorre con un emendamento sostitutivo), un avvertimento vero e proprio: «O Pd e governo vengono a più miti consigli su legge elettorale e manovra, oppure sarà un fine legislatura movimentato». «Sì, abbiamo deciso la linea dura su tutti i fronti, tanto non abbiamo nulla da perdere», conferma Alfredo D'Attorre, bersaniandalemiano solitamente riflessivo.
Mdp viene da due giorni di riunioni, la prima con Pisapia accompagnato dal fido Ferrara (lo ha visto Roberto Speranza), la seconda ieri con tutto il gruppo, 43 in tutto, dove è stato deciso l'affondo contro il Rosatellum. Tanto inasprimento, spiegano i bene informati, è perché con Pisapia le cose non marciano, Bersani e soprattutto D'Alema vorrebbero un listone a sinistra del Pd con dentro anche i vendoliani di Fratoianni e magari il Montanari del Brancaccio, ma l'ex sindaco di Milano nicchia.
Sul fronte dei pro Rosatellum, l'asse fra Pd-FI e Lega sembra ancora reggere, Matteo Renzi ripete che non considera questa la sua legge, ma non ha azionato il disco rosso, né sembra intenzionato a farlo. Al punto che negli ambienti di governo prende corpo l'ipotesi di un possibile ricorso al voto di fiducia sulla legge elettorale, che costringerebbe la maggioranza a dare disco verde, tagliando le ali ai franchi tiratori che già si preparano ai tanti voti segreti di Montecitorio, ma vedrebbe in difficoltà gli altri estensori del patto, forzisti e leghisti.
I NUMERI
Il Rosatellum può contare alla Camera su oltre 450 voti, per essere affossato occorrerebbero 150 e passa franchi tiratori, una cifra enorme, ma a fine legislatura non sono nuovi a colpi di scena, considerati quanti sono i parlamentari che sognano sia la rielezione, o almeno la ricandidatura, sia di prolungare la legislatura fino all'ultima settimana utile, maggio in questo caso, anziché dover andare a casa ai primi dell'anno, come si sente dire in giro (la legislatura finirebbe subito dopo l'approvazione della manovra economica per votare a marzo). Ci sono poi quelli che non considerano chiuso il capitolo di cambiare ulteriormente la legge elettorale. Le voci di Palazzo danno gli orlandiani del Pd, non si sa bene i franceschiniani, che guardano al dopo elezioni in Sicilia per puntare non solo al bersaglio grosso, la premiership di Renzi: sull'onda di un risultato negativo tornerebbero alla carica per dire che Renzi non può guidare la coalizione.

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