L'AQUILA Assoluzione con formula piena dal reato di associazione per delinquere per l'ex governatore Ottaviano Del Turco in relazione allo scandalo della sanità abruzzese che decapitò la giunta regionale del 2008. Lo hanno deciso ieri i giudici della Corte d'appello di Perugia cui il fascicolo era stato trasmesso dalla Cassazione che sentenziò per Del Turco ed altri la condanna definitiva per induzione indebita per quegli 800 mila euro di tangenti pagate dall'ex imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini. I giudici perugini dovevano verificare soltanto la sussistenza del reato associativo che riguardava anche Camillo Cesarone e Lamberto Quarta e nel caso ricalcolare la pena finale anche nei confronti di quegli imputati che avevano a carico ancora quello stesso reato. Così per Del Turco la pena è scesa a 3 anni e 11 mesi e per Cesarone a 3 anni e 9 mesi, mentre Quarta, che non aveva altre contestazioni se non l'associazione, esce completamente fuori con questa assoluzione. La Corte ha ricalcolato anche la pena per l'ex assessore regionale alla sanità, Bernardo Mazzocca, che scende a 2 anni con la sospensione e la non menzione e senza nessun'altra conseguenza civilistica nei confronti delle parti civili. Del Turco e Cesarone, invece, sono stati condannati a risarcire in solido, in favore della Regione Abruzzo, un danno non patrimoniale di 700 mila euro: di cui il 70 per cento a carico dell'ex governatore, e il 30 a carico di Cesarone che dovrà risarcire altri 30 mila euro, sempre alla Regione, per altri due capi di imputazione. La Corte perugina ha poi revocato tutte le statuizioni civili emesse a carico di Antonio Boschetti e Quarta. Del Turco, Cesarone e Mazzocca, invece, in relazione ai capi per i quali è stata riconosciuta la loro penale responsabilità, sono stati condannati a risarcire i danni patiti da Vincenzo Angelini, che verranno quantificati con un separato giudizio civile.
La prima condanna inflitta a Del Turco dal tribunale di Pescara fu di 9 anni e mezzo di reclusione. Poi i giudici della Corte d'appello dell'Aquila (così come accadde per gli altri coimputati), ridussero la pena a 4 anni e mezzo anche per effetto della prescrizione che nel frattempo era intervenuta per una serie di capi di imputazione. «E' un coperchio che salta su una montagna di cose vergognose. Solo con questo reato si giustificavano accuse terrificanti. Questa sentenza mi ripaga dall'amarezza e mi conferma che è stato giusto aver fiducia nella magistratura» il commento di Del Turco.