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Data: 29/09/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Tre grandi obiettivi per crescere di Cristina Gerardis (*)

Caro Direttore, mi permetto di aggiungere all'interessante dibattito acceso dal suo quotidiano il contributo di chi non è impegnata direttamente nella politica attiva ma ha molto a cuore le sorti di una regione che ha imparato ad amare ed apprezzare. Le dico subito che se penso a un nuovo corso (e non solo per l'Abruzzo) mi viene in mente il titolo di una recente iniziativa giornalistica contro le fake news: back to facts. Restiamo ancorati alla realtà, diamo peso alla sostanza delle cose.Partendo da cosa? Da una premessa e da tre grandi obiettivi. La doverosa premessa è che molto spesso non è vero che le risorse finanziarie a disposizione, sia statali che di provenienza comunitaria, non siano sufficienti. In molti casi sono rilevanti, e derivano pure dalle misure assunte, anche di recente, dal legislatore nazionale, per fare fronte ad emergenze ambientali ed occupazionali. Tali risorse possono e devono tradursi in fatti, possibilità e benefici percepibili dagli abruzzesi come un cambio di passo. A condizione però di raggiungere tre grandi obiettivi. Il primo. Riservare grande attenzione alla fase attuativa delle iniziative. Quella che inizia quando i riflettori dei media e dei social si sono spenti. Una fase troppo spesso trascurata, perché oscura, lontana dal chiarore dell'annuncio. Eppure è fondamentale. Se programmate, assegnate e distribuite con criteri capaci di valorizzare il merito, le buone idee, le capacità e le iniziative di qualità, quelle risorse finanziarie possono incidere fortemente sullo sviluppo dell'Abruzzo. Abbiamo però bisogno di una pubblica amministrazione di qualità, perché è attraverso di essa (della Regione in particolare) che le scelte vengono attuate, in pratica eseguite. In controtendenza quindi e consapevole di dire qualcosa di poco popolare, le dico che per me non ha senso la "lotta alla burocrazia" come slogan per stimolare il consenso; ha senso pretendere che i burocrati (termine neutro ormai confuso con "mangiapane a tradimento") siano non solo onesti ma anche validi, efficienti, professionali. Al servizio dei cittadini, perché selezionati con rigore e non con favore e personalismi. Nella mia esperienza come direttrice generale della giunta regionale ho sperimentato come le situazioni diverse da questa generino non solo insofferenza da parte dei cittadini ma anche in concreto cattiva, ritardataria, distratta gestione. Quindi, il nuovo corso, per me, passa attraverso la consapevolezza che chi è chiamato ad operare nel e per il pubblico deve essere competente, non avere interessi secondari, essere cosciente dell'importanza del suo ruolo. Essere scelto perché è bravo (più bravo di altri) così come i beneficiari delle risorse e delle misure di vantaggio per persone e imprese. Il secondo grande obiettivo è collegato al terzo. Sono convinta che il nuovo corso non possa che fondarsi sull'intento, condiviso, di premiare chi (imprenditori, giovani e non) voglia coniugare lo sviluppo, l'espansione, gli investimenti alla sostenibilità. Non mettere l'ambiente e l'uomo, la tutela delle risorse naturali del territorio al centro degli investimenti (in particolare in una regione come l'Abruzzo) dovrebbe ormai essere impensabile. Nella direzione che la Regione ha tracciato con la Carta di Pescara. Peraltro la sostenibilità genera anche lavoro, il terzo grande obiettivo su cui rivolgere l'attenzione di tutti. Per questa via, e non solo attraverso opere pubbliche, rotonde o strade, possono generarsi concretamente occasioni di lavoro stabile e qualificato, che consentano ai giovani di non abbandonare la regione dove sono nati e alle imprese abruzzesi di innovare ed essere realmente competitive. Il new deal è stabilire priorità, che partano dalle persone, dalle loro idee, dal loro lavoro e dalla loro personale realizzazione. Le persone sono la struttura del nuovo corso, prima di ogni altra (apparentemente indispensabile) sovrastruttura. Il new deal è chiudere con lo spreco, da ogni punto di vista. Un salto culturale necessario innanzitutto in chi gestisce, nel quotidiano, le risorse pubbliche: si spreca quando si spende male e forse è peggio che non spendere.

(*) Già direttrice generale della Regione Abruzzo, attuale capo dell'ufficio legislativo del ministero delle Politiche Agricole

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