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Pescara, 24/11/2024
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Data: 29/09/2017
Testata giornalistica: Il Centro
«Entro il 2019 la nascita della Nuova Pescara». Il comitato promotore incalza la Regione e invoca certezza sui tempi. Sindaci al lavoro, ma c'è già aria di ricorsi

PESCARA Uno solo Comune per tre città. Un solo sindaco chiamato a governare, da un'unica cabina di regìa, Pescara, Montesilvano e Spoltore. I cittadini lo vogliono, dopo aver risposto sì, a grande maggioranza, nel referendum consultivo del 2014. Ma da tre anni, la Regione, chiamata a legiferare su questa chiara espressione della volontà popolare, non ha ancora maturato una decisione. Ed è uno stallo amministrativo non più giustificabile, a detta di Nuova Pescara, l'associazione nata in seno al Forum dell'Economia e dello sviluppo della Camera di commercio, alla quale aderiscono diversi soggetti promotori. «Lunedì scorso, abbiamo avuto un primo incontro con la Regione» riassume il presidente del comitato promotore, Marco Camplone, «che ci ha ascoltato, impegnandosi a mettere in agenda il disegno regionale per l'approvazione in Consiglio. Questo è un piccolo grande traguardo, perché sul tavolo ci sono ben tre disegni di legge, due della maggioranza e uno dell'opposizione (M5s ndr) che aspettano di essere realizzati». Perché nasce il gruppo della Nuova Pescara? Il rilancio della "città metropolitana", sia pur di molto ridimensionato rispetto ai progetti di cui si parla da almeno un trentennio, si spiega non solo per la volontà popolare espressa con un referendum, ma soprattutto per la necessità, a detta dei proponenti, di concretizzare i risparmi derivanti dalla costituzione di un solo Comune. A cominciare dai servizi, per proseguire con i costi reali della politica. Torna così il tema dell'efficienza, e della semplificazione delle burocrazie, per meglio amministrare territori affini e, di fatto, uniti da decenni. «È un traguardo», rimarca Camplone, «che non può più eludere la definizione dei tempi di realizzazione. Chiediamo di essere rappresentati nella commissione regionale che discuterà il disegno di legge, perché abbiamo l'obiettivo di incalzare la politica e di costituire, entro il 2019, un'unica città. Più grande». Secondo i promotori della Nuova Pescara, i ritardi accumulati negli ultimi tre anni hanno provocato «una perdita di 44 milioni 651 mila euro di finanziamenti disponibili per le aree metropolitane», posto che la legge di stabilità 2017 aumenta il contributo statale per i Comuni istituiti tramite fusione. Sul tema dell'efficienza amministrativa insiste Enrico Marramiero, per conto di Confindustria Chieti-Pescara: «Il Comune della Nuova Pescara», osserva, «deve essere il mezzo per ridurre i costi e migliorare le prestazioni ai cittadini, mettendo a fattor comune i servizi rivolti al pubblico: dalla sicurezza alla pulizia delle strade, dai trasporti alla viabilità. Per poter ottenere questo risultato, con una conseguente ottimizzazione dei costi, è necessario e imprescindibile agire da un punto di vista amministrativo, costituendo un solo Comune, con un solo sindaco e una sola giunta».Ma può una costruzione così complessa partire dal risultato finale? Non sarebbe più logico realizzare prima i servizi, a cominciare dai trasporti - da programmare su scala regionale - che sono il vero tessuto connettivo di un'area che ambisce a una più semplificata rappresentanza amministrativa? Com'è possibile immaginare una fusione a tre, escludendo Comuni come San Giovanni Teatino - che con l'aeroporto d'Abruzzo è un quartiere di Pescara - o Francavilla al mare che, da sud a nord, fino a Silvi, costuiscono da decenni una sola grande realtà urbana? A queste domande, i sostenitori della Nuova Pescara ribattono che sarebbe molto più difficile allargare il progetto ad altre province, perché ben lungi dall'essere state abolite continuano a costituire un ostacolo. Che quindi meglio è partire subito da un nucleo di tre Comuni, per poi crescere con gradualità. «Dobbiamo puntare al risultato finale», commenta Carmine Salce (Cna), «perché da 7 anni le nostre associazioni non vengono ascoltate. Ciò che adesso ci interessa è la velocità dei tempi e la certezza dei risultati: abbiamo chiesto che si partisse con l'omogeneizzazione dei procedimenti amministrativi, che sono tanti e ingarbugliati. Bisogna pensare con la logica di un unico Comune, con un unico regolamento. Solo così tutto diventerebbe più semplice».

Amministrazioni al lavoro
ma c'è già aria di ricorsi

Sindaci al lavoro, ma c'è già aria di ricorsi. Commenti improntati alla cautela da Pescara e Montesilvano mentre Spoltore
ribadisce il no. Aliano: sono pronto con un pool di avvocati a demolire il progetto

Commenti improntati alla cautela da Pescara e Montesilvano. Spoltore ribadisce la linea del no

PESCARA Nuova o Grande Pescara. Cosa pensano i tre sindaci direttamente interessati al progetto di fusione dei Comuni?Pescara. «Si farà, in coerenza con la volontà popolare» commenta Marco Alessandrini. «Il tema su cui già stiamo lavorando sono i servizi di area vasta. Per semplificare, e non complicare con ulteriori bizantinismi, la vita delle persone di un territorio che allarga i suoi confini».Spoltore. Si esprime per paradossi Luciano di Lorito, che se davvero andasse in porto il progetto della fusione, entro il 2019, dovrebbe chiudere prima della scadenza il suo mandato da sindaco di fresca rielezione, dopo una tornata comunale che, quanto a legittimità, non vale certo meno di un referendum consultivo. «Seguo con grande attenzione l'attività del Consiglio regionale» commenta Di Lorito, «e dei portatori d'interesse che vorrebbero proseguire il progetto della Nuova Pescara. Non ho mai nascosto le mie perplessità su questo progetto, anche durante la recente campagna elettorale che mi ha visto confermato sindaco di Spoltore con una larga maggioranza di consensi. Continuerò a muovermi nell'interesse e nella tutela di questo territorio, al fine di evitare la paradossale situazione che si è verificata con le Province» Montesilvano. Più possibilista si mostra invece il capo della giunta in carica a Montesilvano. «Come ho più volte ribadito», afferma Francesco Maragno, «la volontà popolare va rispettata, tanto più di fronte ad un consenso numericamente significativo, come quello registrato dal referendum, per il quale il 64% degli elettori di Pescara, Montesilvano e Spoltore si è espresso favorevolmente. Credo che il processo di fusione debba cominciare dalla condivisione dei servizi. Penso ad esempio alla gestione dei rifiuti, al piano urbano del traffico e della mobilità sostenibile, ai servizi sociali. Iniziando dalla messa in condivisione dei regolamenti, della Polizia Locale o del servizio di riscossione dei tributi, la creazione di un Comune unico diventa la naturale conseguenza. Comprendo come il passaggio ad un'unica grande realtà cittadina rappresenti per tutti gli stakeholder motivo di preoccupazione. È proprio per evitare questo salto improvviso verso una nuova realtà che ormai da tempo, sostengo l'importanza di un "avvicinamento" propedeutico dei Comuni interessati proprio su temi su cui è possibile intavolare concretamente delle prove di dialogo virtuoso, testando anche le possibili problematiche politico-amministrative e le soluzioni conseguenti».Aria di ricorsi. Le dichiarazioni possibiliste di Maragno stridono, in realtà, con una mozione approvata il 28 gennaio scorso a maggioranza (tranne i Cinque stelle) dal Consiglio comunale di Montesilvano. Mozione con la quale, il progetto della Grande Pescara, veniva sostanzialmente demolito. E a parte i lazzi di chi ha rilanciato con la "Grande Montesilvano" o con la "Grande Spoltore", il documento trasmesso al governatore, Luciano D'Alfonso, alla giunta regionale e al prefetto, esprimeva netta contrarietà alla fusione dei tre Comuni. Impegnava inoltre il sindaco Maragno a porre immediatamente le basi per un progetto di condivisione dei servizi pubblici tra Montesilvano, Pescara, Città Sant'Angelo, Spoltore e Cappelle sul Tavo.La mozione, prima firma l'avvocato Anthony Aliano, capogruppo di Ri(e)voluzione, inverte infatti l'ordine delle procedure seguendo lo schema previsto dallo statuto della Regione Veneto. In pratica, secondo il documento politico approvato a Montesilvano, «è necessario un "giudizio di meritevolezza", in via preliminare, al progetto di fusione ai fini dell'ulteriore prosecuzione del procedimento legislativo. La commissione regionale dovrebbe pertanto acquisire il parere dei Consigli comunali e provinciali interessati e svolgere ogni atto istruttorio, in base al quale formulare una relazione al Consiglio regionale, che a sua volta accerta l'esistenza dei requisiti formali e delle ragioni civiche o di opportunità storica, culturale, sociale, economica e/o di funzionalità istituzionale a fondamento della proposta legislativa. Questo» ribadisce Aliano, «è quanto accade nelle regioni del nord Italia. Insomma, solo quando il progetto di legge acquisisce un giudizio favorevole di meritevolezza, da parte del Consiglio regionale, fase preliminare che nel nostro caso non vi è stata, la giunta regionale delibera il referendum consultivo delle popolazioni interessate e il relativo quesito. Non il contrario, com'è avvenuto nel 2104».Aliano già annuncia battaglia: «Sono proposte di legge connotate da evidenti profili di illegittimità. Sono pronto a ricorrere, con un pool di colleghi, affinché sia ripristinato il corretto atteggiamento della pubblica amministrazione».

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