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Data: 02/10/2017
Testata giornalistica: Mapero'
Apperò come mena Cristina

“Abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione di qualità”, e soprattutto di una Regione di qualità: se c’è una spiegazione al divorzio improvviso tra il presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso e l’ ex direttrice generale, eccola qua. Qua, nell’intervento pubblicato venerdì scorso sulle pagine del Centro diretto da Primo Di Nicola, una bastonata dopo l’altra.

Le parole sono chiare, sono secche, sono dure e coraggiose. E il messaggio lanciato dall’attuale capo dell’Ufficio legislativo del ministro Martina che interviene nel dibattito sul New deal abruzzese, è un messaggio politico, somiglia a un manifesto elettorale ma è soprattutto a una netta presa di distanza dalla classe politica abruzzese, quella che lei ha conosciuto da vicino, con cui ha lavorato a contatto di gomito per tre anni e mezzo. Fino alle dimissioni improvvise di luglio scorso.
Apperò Cristina Gerardis, che coraggio, e chi se lo aspettava. Chi se lo aspettava che indicasse come obiettivo per un new deal l’intento di premiare quanti, imprenditori, giovani e meno giovani, “voglia coniugare lo sviluppo, l’espansione, gli investimenti alla sostenibilità”.

E avanti ancora: “Non mettere l’ambiente e l’uomo, la tutela delle risorse naturali del territorio al centro degli investimenti (in particolare in una regione come l’Abruzzo) dovrebbe ormai essere impensabile”.

Eppure accade. Sostenibilità, ambiente, tutela delle risorse: temi e obiettivi che non fanno parte del lessico dalfonsiano e se non è una critica questa qui, con una Regione impreparata, disarmata, a volte colpevolmente distratta rispetto a tragedie come Rigopiano, Bussi, come i terremoti e l’incendio del Morrone, ci va comunque molto vicino.

Cristina Gerardis con Giancarlo Zappacosta, ai tempi della Regione

E insomma per questa via, secondo la Gerardis, possono “generarsi occasioni di lavoro stabile e qualificato che consentano ai giovani di non abbandonare la regione”.

E non solo (e intorno a questo “non” si intuisce la netta presa di distanza) “attraverso opere pubbliche, rotonde e strade”. E’ una coltellata per il presidente inauguratore, con la passione per rotonde strade e sottopassi, lui che è andato a tagliare nastri orgogliosamente fotografati, anche oltre confine. No, non può essere un caso che la ex dg parli di rotonde e strade. No, bastona lei, non è così che si cresce e si crea sviluppo, non è così che si crea lavoro.
Come se non bastasse, aggiunge:

“Il new deal è chiudere con lo spreco, da ogni punto di vista. Un salto culturale necessario innanzitutto in chi gestisce, nel quotidiano, le risorse pubbliche: si spreca quando si spende male e forse è peggio che non spendere”.

E ogni riferimento non è per niente casuale. Un giudizio severo, che si nasconde sotto la cenere di un dibattito fin a questo momento paludato e scontato (gli interventi precedenti sono stati di D’Alfonso e del fedele Camillo D’Alessandro), un giudizio tranciante che si mimetizza tra le parole scelte con cura e precisione chirurgica, da avvocato dello Stato: la Gerardis scrive che non è vero che le risorse finanziarie statali e comunitarie non ci sono o non sono sufficienti, niente affatto. Le risorse ci sono e rappresentano una grande occasione per gli abruzzesi: ed è qui che arriva dritta una nuova sapiente critica all’operato della Regione, qui quando sostiene che c’è una condizione perchè questo avvenga, e cioè che venga riservata un grande attenzione alla fase attuativa delle iniziative.
“Quella che inizia quando i riflettori dei media e dei social sono spenti. Una fase troppo spesso trascurata, perchè oscura, lontana dal chiarore dell’annuncio”, e anche questo è un altro colpo al cuore del presidente social e annuncista.

Le risorse vanno distribuite con criteri capaci di valorizzare il merito, le buone idee, la capacità, solo allora
“quelle risorse possono incidere fortemente sullo sviluppo dell’Abruzzo”.

Però, sottolinea ancora la Gerardis, “abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione di qualità”,

e non ha senso la lotta alla burocrazia come slogan per stimolare il consenso. Ha senso invece

“pretendere che i burocrati siano non solo onesti ma anche validi, efficienti, professionali. Al servizio dei cittadini, perché selezionati con rigore e non con favore e personalismi”.

E racconta, l’ex dg della Regione, di aver sperimentato durante la sua esperienza in Abruzzo, come le situazioni diverse “generino non solo insofferenza da parte dei cittadini ma anche in concreto attiva, ritardataria, distratta gestione”. Insomma, chi è chiamato a lavorare per il pubblico deve essere

“competente, non avere interessi secondari, essere cosciente dell’importanza del suo ruolo”.

Favore e personalismi sono altre due parole che pesano, in questo intervento. Insomma c’è bisogno di un cambio di passo, di una classe politica “di qualità”. Che a quanto pare, non è questa qui.

ps1: Apperò Cristina Gerardis, che coraggio.
ps2: Insomma, il suo sembra proprio un sano manifesto politico. Finalmente in gonnella. Haivistomai.

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