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Pescara, 24/07/2024
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Data: 03/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Fira, chiesto il giudizio per Micucci, Sorgi e altri due indagati

PESCARA L'ex presidente della Fira batte tutti sul tempo: «Tanto - scrive sul suo profilo facebook - lo leggerete tra poco on line o al massimo domani». Così è proprio lui, l'attuale sindaco di Rapino, Rocco Micucci a dare notizia della richiesta di rinvio a giudizio firmata nei suoi confronti dalla procura dell'Aquila per associazione a delinquere, reato che continua a fare notizia in Abruzzo dopo l'assoluzione dell'ex governatore Del Turco per lo stesso capo d'imputazione. Micucci era finito sotto inchiesta assieme all'ex alto dirigente della Regione, Antonio Sorgi, all'imprenditore Ercole Cauti e a un'altra dirigente della Regione, Iris Flacco nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla squadra mobile di Pescara per presunti reati commessi nella gestione dei programmi europei tra il 2009 e il 2013. Secondo le accuse formulate dai pm Antonietta Picardi e Simonetta Ciccarelli (l'udienza per i quattro davanti al gup è fissata per il 21 novembre) la Fira avrebbero favorito proprio la società di gestione finanziaria di Cauti specializzata nella gestione dei fondi europei.
Micucci si sfoga negando ogni addebito: «Illuso di poter dimostrare l'errore ho chiesto, l'unico a farlo, di essere interrogato per dire la mia. Ho presentato anche una memoria scritta e sono certo che chiunque avesse la possibilità di leggerla o di ascoltarmi, capirebbe la mia totale estraneità ai fatti. Invece, oggi, mi recapitano la richiesta di rinvio senza averne minimamente tenuto conto». L'ex presidente della finanziaria regionale aggiunge molto altro sul suo profilo fb e tutto avviene proprio mentre il governatore della Regione, Luciano D'Alfonso incontra i vertici della Fira, i sindacati e i dirigenti regionali per definire il futuro della società partecipata: 21 dipendenti, un buco di bilancio di circa 10milioni di euro ereditato da un passato tempestoso (l'inchiesta che nel 2006 travolse l'ex presidente Giancarlo Masciarelli), la riforma Madia sulle società partecipate a imporre il giro di vite.
IL MONITOD'Alfonso dà subito la parola ai sindacati, dopo aver lanciato un monito: «E' il momento di fare un'operazione verità». Ma Rita Del Campo (Cgil) avverte che qualsiasi nuova scelta non potrà ricadere sulle spalle dei lavoratori: «Ci sono dipendenti delle società partecipate che non prendono lo stipendio da 20 mesi e non possono diventare merce ad uso delle strumentalizzazioni della politica». La strada suggerita dai dirigenti della Regione e dagli stessi responsabili Fira è quella della società in house, su cui D'Alfonso non nasconde però le sue perplessità: «Non lo escludo - dice - ma non è una soluzione che mi convince. E non voglio arrivare a papocchi da socialismo reale o fare regali alle banche. Non voglio avere magistrati della Corte dei conti che mi inseguono». Il timore espresso da D'Alfonso è che l'eventuale fallimento della società in house (oggi partecipata al 51%) possa andare a gravare sul bilancio regionale: «Proprio adesso - spiega - che con il ministero dell'Economia si sta concordando l'istruttoria per spalmare il debito in 20 anni». D'Alfonso prospetta invece un'altra strada: «Nuovi carichi di lavoro per Fira, organizzando affidamenti a procedure ristrette e grandi gare». Insomma, fare brillare la finanziaria di luce propria, anche se fra un paio d'anni i problemi di oggi potrebbero riproporsi, fanno capire al tavolo, lasciando in piedi la soluzione della società in house su cui si tornerà a discutere in consiglio regionale.

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