“Tanto lo leggerete tra poco on line o al massimo domani”: il sindaco di Rapino ed ex presidente della Fira Rocco Micucci esce allo scoperto su Facebook. La notizia già circolava da qualche ora: c’è una richiesta di rinvio a giudizio a suo carico per associazione a delinquere insieme ai dirigente regionali Antonio Sorgi e Iris Flacco e all’imprenditore Ercole Cauti per la gestione dei programmi europei a cavallo tra il 2009 e il 2013. L’udienza è stata fissata al 21 novembre. Secondo la procura avrebbero favorito la società di Cauti.
Micucci, insediato alla Fira dal governo di centrodestra, una volta molto vicino al parlamentare ex An Fabrizio Di Stefano, è stato confermato al vertice della Finanziaria da D’Alfonso, che aveva confezionato per lui, attraverso la modifica dello Statuto, addirittura una poltrona apposita: quella di segretario generale, con una serie di benefit che di fatto lo hanno reso il presidente-ombra. Una pacchia durata però solo pochi mesi. Così, per consolazione, sempre D’Alfonso lo ha nominato amministratore del Crab. Per tutta risposta, negli ultimi tempi si è fatto vedere molto in giro insieme alla senatrice Federica Chiavaroli e a Maurizio Lupi.
La notizia della richiesta di rinvio a giudizio per l’ex presidente Fira arriva mentre è in corso il vertice con D’Alfonso e i sindacati, per decidere di che morte dovrà morire la società. Ma l’operazione-verità sollecitata dai sindacati non porta niente di buono né di definito. Anzi, porta la prima brutta notizia per i venti dipendenti, tra l’altro senza stipendio da quasi due anni: in settimana per loro partirà la cassa integrazione con stipendi al 50 per cento.
Rispetto al futuro in house della Fira, Dalfy frena. Forse se ne parlerà il prossimo anno. Nel frattempo ci saranno nuovi bandi ai quali potrà partecipare la Fira per continuare a lavorare, fino alla fine dell’anno. Ma adesso, la vera minaccia è rappresentata dal cda, che starebbe di nuovo meditando le dimissioni, già pronte nel cassetto da parecchi mesi.
ps: il governo di centrosinistra e D’Alfonso, mettendo il cappello sopra la testa di Micucci, hanno rimediato una figuraccia. L’ennesima.