«Gli stipendi dei dipendenti non saranno toccati», ha ripetuto per settimane Virginia Raggi mentre la più grande partecipata dei trasporti d'Italia andava al tribunale fallimentare per chiedere il concordato in bianco. Ora che la procedura è stata avviata, col primo via libera (burocratico) dei giudici, in Atac scoppia la grana dei salari non pagati. Circa 70 dipendenti, secondo diverse fonti, non avrebbero ricevuto la mensilità di settembre per «problemi con le coordinate bancarie», così avrebbero detto i funzionari dell'azienda interpellati dai sindacati. A molti altri lavoratori invece non sarebbero state saldate alcune voci indirette dello stipendio: la cessione del quinto per prestiti personali, rate del mutuo, perfino l'assegno di mantenimento dei divorziati che in teoria dovrebbe essere versato direttamente agli ex coniugi. La liquidità in cassa è agli sgoccioli, anche perché ieri è scattato il blocco di alcuni conti correnti di Atac per via del pignoramento chiesto dalla Roma Tpl.
CRISI DI LIQUIDITÀ
È una spia di allarme che si accende mentre gli esperti ingaggiati dall'azienda sono al lavoro per elaborare in tempi strettissimi un complesso piano di ristrutturazione e di rientro dal maxi-debito da 1,3 miliardi. L'ex direttore generale, Bruno Rota, il giorno delle dimissioni rivelò al Messaggero che già a luglio i soldi per gli stipendi vennero trovati «nell'ultimo quarto d'ora» grazie a una manovra in extremis con il Campidoglio. E di fatti, all'epoca, ci furono problemi per il pagamento dell'anticipo del Tfr chiesto dai lavoratori.
IL PRESSING
Ora la crisi si ripete, su una scala più larga. Anche la segreteria del consiglio d'azienda di Atac è in allarme. E ieri ha spedito una lettera al presidente e ad Paolo Simioni e al direttore del Personale, Paolo Coretti. «A seguito delle difficoltà nella ricezione delle spettanze del 27 settembre scorso - si legge nel documento - per quanto concerne i dipendenti i quali a vario titolo non hanno ricevuto lo stipendio, si richiede una convocazione immediata».
A peggiorare le cose, ieri, ci si è messa l'ennesima azione giudiziaria dei creditori. Un'ingiunzione di pagamento della Roma Tpl, presentata prima del concordato, per ora ha prodotto il blocco di alcuni conti correnti di Atac. Verranno sbloccati quasi sicuramente, per via della procedura fallimentare, ma prima che il giudice si esprima potrebbero passare diverse settimane. L'azienda che gestisce il 20 per cento delle linee bus di Roma poi potrebbe decidere, in assenza di versamenti da parte del Comune, di non pagare (di nuovo) gli stipendi agli autisti. Col pericolo che oltre un centinaio di linee periferiche rimangano scoperte e che gli autobus, di conseguenza, rimangano fermi nelle rimesse.
E i sindacati minacciano: «Così fermeremo la città»
Le bellicose sigle sindacali di Atac non mollano la presa sul concordato chiesto dall'azienda comunale. Il prossimo sciopero dei mezzi è già in calendario: bus e treni della metro rischiano lo stop il prossimo 24 ottobre. L'adunata è stata organizzata dalla Faisa Confail, una delle organizzazioni dichiaratamente contrarie alla procedura fallimentare voluta dal M5S. Ma in parallelo alle serrate ufficiali, monta il malcontento di autisti e macchinisti. E il mancato pagamento di alcuni stipendi rischia di essere una miccia pericolosa. «Fino a oggi nessuno ha ricevuto la busta paga, né a mano né online. Ed è scandaloso che ci siano 73 lavoratori che non hanno percepito lo stipendio per problematiche di accredito con le coordinate bancarie - attacca Claudio De Francesco, il leader della Faisa Confail - L'azienda finora non ha dato alcuna rassicurazione anche sul mancato versamento delle cessioni del quinto e degli assegni di mantenimento. Non vorremmo che tutti i lavoratori che hanno una trattenuta in busta si trasformino in cattivi pagatori». La minaccia è chiara: «Gli stipendi vanno pagati e nei tempi previsti, oppure blocchiamo tutto». Anche Cgil, Cisl e Uil ieri hanno scritto al direttore del Personale per chiedere lumi sui salari non accreditati, chiedendo la convocazione di un vertice ad hoc in tempi rapidissimi.
I DISAGI
Nel frattempo il servizio continua a vivere giornate difficili. Ieri sulla metro B i treni hanno viaggiato a singhiozzo per ore, la stessa azienda ha dovuto ammettere i ritardi, spiegando che sono stati causati dal «numero di treni circolanti inferiori al programmato». Insomma, troppi guasti. Addirittura in mattinata il servizio è stato interrotto sulla linea blu per un «guasto tecnico» ad un treno nella stazione di Monti Tiburtini. E nella tratta che va dalla metro Bologna alla stazione di Rebibbia i viaggiatori hanno dovuto arrangiarsi con le navette sostitutive messe in campo dalla municipalizzata.