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Data: 05/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Atac, caos stipendi «Pagamenti solo dopo lo sblocco dei conti»

«Si risolverà tutto entro due-tre giorni lavorativi, ma prima devono sbloccare i conti correnti pignorati», trapela dal Campidoglio a tarda sera, mentre 70 dipendenti dell'Atac si ritrovano senza stipendio da ormai più di una settimana. Il bug nel pagamento dei salari rischia di trasformarsi nella prima vistosa crepa sulla tenuta della più grande partecipata dei trasporti d'Italia, che si è appena inoltrata nel percorso fallimentare del concordato in bianco. Il clima nel quartier generale di via Prenestina è incandescente. L'azienda ieri è stata costretta a confermare «il mancato accredito ad alcuni lavoratori», raccontato sul Messaggero, parlando di un «disguido provvisorio». «L'azienda sta comunque intervenendo», diceva ieri la nota stampa di Atac. Ma quando verranno saldati gli stipendi di oltre 70 lavoratori? Nessuna risposta ufficiale né dalla partecipata, né dall'ufficio dell'assessore ai Trasporti, Linda Meleo. E così i sindacati hanno gioco facile a polemizzare: «Atac dopo una settimana dice che risolverà il problema, ma non dice quando. Ed è questo che ci preoccupa di più», dichiara Claudio De Francesco, segretario della Faisa Confail, che già annuncia uno sciopero di 24 ore per il prossimo 13 ottobre, ovviamente di venerdì.
PATTO A RISCHIO
Sul caos stipendi rischia di sfaldarsi anche la fragile pax sindacale cercata dai Cinquestelle sul concordato. Anche la Cgil, che pure aveva firmato una pre-intesa con la giunta, ora si dice allarmata: «Vogliamo certezze sul fatto che l'azienda rispetti quanto da noi sottoscritto con il Comune». Gli accrediti, previsti in teoria il 27 settembre, sono saltati per problemi con le coordinate bancarie di alcuni lavoratori. Problema, in teoria, risolvibile in poche ore se non fosse che, nel frattempo, Atac si è vista pignorare i conti correnti per un'ingiunzione di pagamento del consorzio Roma Tpl, che gestisce i bus periferici. I conti saranno sbloccati, dato che l'azienda è sotto concordato e non può subire pignoramenti, ma ci vorrà tempo prima che i giudici si riuniscano per decretare lo sblocco. Per accelerare, ieri in azienda c'era chi ragionava anche sulla possibilità di pagare tramite assegni, ma non è detto che sia una via praticabile.
È in questa fase delicata che l'Atac deve elaborare il piano di rientro con i creditori da presentare al Tribunale. Le ultime rate, quelle per rimborsare il debito verso il Campidoglio, potrebbero essere pagate addirittura nel 2040, come si evince dalla relazione con cui il presidente e ad Paolo Simioni ha chiesto ai giudici il concordato. Nel documento si accenna al vecchio piano di rientro stipulato da Atac con il suo unico azionista. Un piano che prevedeva la bellezza di «240 rate mensili» a partire dal 1 gennaio 2019 per rimborsare il Comune di 429 milioni di euro. Ora in sede di concordato, scrive Simioni, «si prevederà l'applicazione del rinvio del rimborso rispetto al restante debito oppure della dilazione». Ma la durata del piano interroga anche i creditori. Ieri l'indiscrezione è stata commentata dall'amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, Renato Mazzoncini: «Guardiamo la situazione con curiosità. Ho letto che ipotizzano di ripagare al Comune i debiti in 20 anni. Auguri...».

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