ROMA Brutta grana per la giunta regionale abruzzese guidata da Luciano D'Alfonso. Su proposta del premier Paolo Gentiloni, il Consiglio dei ministri, ha deciso (e deliberato) di impugnare la legge regionale del 1° agosto 2017, proposta dall'assessore Donato Di Matteo, che disciplina «il recupero dei vani e locali accessori e seminterrati», come garage e cantine, «situati in edifici esistenti o collegati direttamente ad essi, da destinare ad uso residenziale, direzionale, commerciale o artigianale». Una normativa che, secondo il governo, «presenta profili di illegittimità con riferimento a varie disposizioni (a cominciare dall'articolo 117 della Costituzione, ndr), che appaiono invadere la competenza legislativa statale in materia di tutela dell'ambiente». Il tutto, concludono da Palazzo Chigi, «consentendo interventi di recupero anche in deroga ai limiti e prescrizioni edilizie degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti, ovvero in assenza dei medesimi». Un ricorso annunciato per il Movimento 5 Stelle che aveva osteggiato la normativa in fase di discussione. «Che fosse una legge scorretta e ingiusta lo avevamo già detto in Consiglio regionale dove siamo stati gli unici ad opporci - accusa il capogruppo M5S in Regione, Gianluca Ranieri -. Oggi che il governo impugna la norma è l'ennesima prova che siamo stati ancora una volta responsabili e lungimiranti rispetto ad un Consiglio regionale che sbaglia di nuovo clamorosamente». Un intervento «miope» e una norma «pericolosa», aggiunge, che punta «ad accaparrarsi la benevolenza del cittadino senza tenere in considerazione gli effetti distorsivi sulla programmazione urbanistica, gli impatti sul settore dell'edilizia, nonché i rischi per l'incolumità delle persone». E a rincarare la dose ci pensa il segretario nazionale di Rifondazione, Maurizio Acerbo che parla di «vergognoso condono». Aggiungendo: «Se persino il governo Pd prende le distanze dalla Regione Abruzzo vuol dire che non ci sbagliavamo nel giudizio sull'inadeguatezza di questa classe dirigente regionale e del presidente D'Alfonso». Poi una bordata ad Articolo 1: «Dov'era il sottosegretario Mazzocca mentre si approvava questa schifezza?».