PESCARA A giugno 2016, ultimo dato disponibile, i tavoli di confronto aperti presso il Ministero dello Sviluppo economico sulle crisi aziendali in Abruzzo erano 14 su un totale di 145: dunque, il 10% di quelli prodotti dall'intero territorio nazionale. E anche la Regione, sotto il pressing delle parti sociali, ha il suo bel da fare per fronteggiare le varie vertenze che si susseguono nel mondo del lavoro. Nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil presenteranno nuovi dati sull'andamento dell'economia abruzzese, riproponendo la piattaforma unitaria con cui si chiede di rilanciare gli investimenti pubblici e le iniziative volte a rendere più competitive le imprese che annaspano, soprattutto piccole e medie, per aiutarle a fronteggiare le sfide dei mercati. Così, proprio mentre il Ministero dello Sviluppo economico continua a snocciolare dati incoraggianti sulla congiuntura economica, informando che nei primi 7 mesi dell'anno l'export italiano è cresciuto del 7,6% rispetto allo stesso periodo del 2016, in Abruzzo si continua ad assistere ai capannelli dei lavoratori di fronte ai cancelli delle aziende che annunciano esuberi e licenziamenti. E' il caso della Hatria di Sant'Atto, a Teramo, dove si lotta con i gazebo allestiti in strada per evitare 55 licenziamenti. O della Itv di Cellino, l'industria tessile del Vomano in concordato preventivo dal 2014, che in tre anni ha già perso quasi il 60% della forza lavoro passando da 200 a 90 dipendenti. Non meno preoccupante la crisi della Honeywell di Atessa, con i 420 lavoratori della fabbrica di turbocompressori in sciopero da più di tre settimane, alle prese con un duro braccio di ferro con i vertici aziendali. E c'è la Halliburton di Ortona, la multinazionale fornitrice di servizi alle industrie petrolifere, che ha fatto sapere di voler lasciare a casa il 30% del personale (ieri l'accordo ndr.) mentre si è appena conclusa, questa volta con un sospiro di sollievo, la vertenza Dayco: 620 dipendenti distribuiti tra le sedi di Chieti e Manoppello che potranno contare sul progetto di rilancio industriale garantito dall'azienda produttrice di cinghie di trasmissioni a servizio dell'automotive.
LE AREE
Intanto si muove anche la Regione con un'iniziativa annunciata dall'assessore Dino Pepe a sostegno dell'area di crisi complessa Vibrata-Tronto-Piceno: si tratta di 32milioni di euro, tra fondi ministeriali e regionali, a cui sarà possibile accedere attraverso un bando per il rilancio del tessuto imprenditoriale: «Abbiamo la piena consapevolezza - spiega l'assessore - di aver lavorato insieme ad un percorso che all'inizio sembrava impossibile da realizzare». Per favorire gli imprenditori è stato deciso di attivare un Info point a Nereto, presso l'Agenzia di Promozione culturale (via Roma, 111), dove potranno essere chieste informazioni e chiarimenti agli esperti regionali sui bandi pubblicati. L'Info point sarà aperto nei giorni di lunedì e venerdì, dalle 9 alle 13. In questa zona del Teramano, riconosciuta area di crisi industriale complessa, ricadono 13 Comuni, molti dei quali colpiti sul piano occupazionale dalla congiuntura economica sfavorevole che ha interessato le principali aziende della zona.
Intanto, dall'ultimo report sulla dinamica delle imprese regionali fornito dall'economista Aldo Ronci, emergono altri dati a conferma della disomogeneità del tessuto produttivo abruzzese. La provincia di Chieti si caratterizza per un'alta percentuale di imprese dedite all'agricoltura: il 32%, più del doppio rispetto alla media nazionale, ferma al 15%. La provincia di Pescara si contraddistingue per l'alta densità di attività commerciali: il 31% contro la media nazionale del 27%. In quella di Teramo spiccano l'industria: il 13% (a fronte del 10% italiano) e l'agricoltura: 19% (contro il 15% della media nazionale). In provincia dell'Aquila a fare la parte da leone è, inevitabilmente, il settore delle costruzioni: il 19% del totale a fronte del 15% della media nazionale. Ma la perdita di circa 2.400 piccole e micro imprese (tra il 2014 e il 2016) segnalata da Ronci, conferma l'andamento a due velocità dell'economia abruzzese, dove a spingere all'insù gli indicatori è solo la grande industria mentre il grosso delle aziende artigiane è costretto a chiudere bottega o a riconvertire la propria attività per scommettere nella rinascita. Associazioni di categoria e organizzazioni sindacali continuano a chiedere soprattutto un maggior sostegno al sistema creditizio ma anche di fare rete e di rinnovarsi, anche sul piano telematico, al fine di restare al passo con le dinamiche dei mercati.