La trattativa con i sindacati per il primo step verso il salvataggio di Anm, sembra avviata sulla strada della condivisione. Determinante è stato l’incontro al tavolo della prefettura, presieduto dal vice Prefetto Gaetano Cupello, capo di gabinetto del prefetto di Napoli: è in quella sede e in quel momento che sindacalisti e assessori comunali si sono guardati negli occhi con la consapevolezza che l’azienda non può essere abbandonata a un destino di fallimento.
Così, lentamente, i toni si sono smorzati, l’incontro che è andato avanti fino a notte è diventato più tranquillo e anche l’ennesima mancata firma dell’accordo ha assunto un sapore diverso, meno aspro. Però la mannaia sui dipendenti calerà ugualmente. Sotto forma diversa, cioè con «distacchi temporanei» presso altre partecipate, avviamento alla pensione più nebuloso per via dei fondi regionali che potrebbero tardare; ridimensionamento degli straordinari e delle porzioni accessorie dello stipendio.
Il calice è amaro ma i sindacati sarebbero disposti a berlo: però vogliono che sia l’intera base a condividere, con un referendum fra tutti i lavoratori che risulterà determinante. È proprio il tema del referendum che ieri ha tenuto banco tra i lavoratori di Anm. La maggioranza degli addetti è contraria alla consultazione generale e spiega che devono essere i sindacati ad assumersi la responsabilità delle decisioni. Il fatto è che il sacrificio «reale» riguarderebbe in tutto poco più di un centinaio di persone (i 69 da destinare ad altre partecipate, i 40 da avviare alla pensione, gli inidonei non riqualificabili per i quali si minaccia l’aspettativa d’imperio), rispetto agli oltre 2.500 dipendenti di Anm.
Così il risultato della consultazione appare scontato. Nel frattempo, in attesa dei prossimi incontri separati con azienda e Comune, il primo fissato per lunedì prossimo, il secondo per il mercoledì seguente, la dialettica continua ad essere aspra. «Se si trova un’intesa su Anm è un bene, se non si trova ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità politiche e sociali - ha detto Adolfo Vallini dell’esecutivo provinciale Usb - il sindaco de Magistris inizi a dire qualcosa di sinistra piuttosto che continuare a proporre la privatizzazione di attività e rami d’azienda generando esuberi e demansionamenti, a fronte del peggioramento del servizio pubblico. Noi quando arriverà un piano da condividere lo sottoporremo all’esame dei lavoratori ma il referendum non può e non deve essere lo strumento per togliere diritti e tutele ai lavoratori, aprendo le porte ai privati».
«La Faisa Cisal non è contraria a sottoporre a referendum tra i lavoratori il protocollo in discussione, però occorre prima trovare l’intesa», ha detto il segretario regionale Francesco Falco. Fulvio Fasano, segretario Fn Ugl, spiega «Abbiamo lasciato il tavolo di confronto perché il Comune appare rigido in merito alla mobilità in altre partecipate di 69 lavoratori e al collocamento in Naspi di altri 40. Per quanto ci riguarda, pretendiamo totali garanzie in merito alle sorti di queste persone: tutti i lavoratori di Anm devono essere salvaguardati insieme con le loro famiglie».