Una legge quadro sull’emergenza o, come preferisce definirla il governatore Luciano D’Alfonso, «una legge nazionale sui disastri». E’ questa la prima, forte proposta emersa dal convegno che si è svolto ieri nell’aula magna dell’università, organizzato dalla Cgil, dal titolo “La fragilità del territorio, il terremoto, il futuro delle aree interne”. Convegno a cui avrebbe dovuto partecipare il segretario nazionale del sindacato Susanna Camusso, trattenuta a Roma per una trattativa con il governo. NORME SOVRAPPOSTE. I lavori sono serviti per fare il punto su «una fragilità del territorio che non è un caso, ma frutto di una serie di scelte sbagliate che riguardano la manutenzione», ha fatto notare Sandro Del Fattore, segretario regionale della Cgil, che ha messo anche l’accento su un nodo più volte ribadito in diverse relazioni. «C’è una sovrapposizione di norme vecchie e nuove che blocca la ricostruzione, è necessaria un’armonizzazione». E poi il passaggio che in qualche modo ha anticipato la proposta di D’Alfonso: «Desta preoccupazione che non vi sia una normativa generale che regoli il sistema degli interventi nelle emergenze: prevale la totale estemporaneità». LEGGE SULLE CATASTROFI. «In questo terremoto», ha osservato D’Alfonso, «abbiamo la migliore copertura normativa mai avuta in Italia, quattro piani straordinari e le risorse. Ma c’è bisogno di concepire una nuova legge nazionale sui disastri e le catastrofi. Dobbiamo lavorare perchè si crei un automatismo nelle modalità di intervento. E poi bisogna irrobustire la Protezione civile: dal “gigantismo” di Bertolaso, siamo passati al “nanismo” di Borrelli. Bisogna invece dotarla di fondi e di un centinaio di dirigenti». E, sempre nell’ottica della prevenzione ritiene necessari «investimenti per un piano di rigenerazione urbana». PROVINCIA DA RICOSTRUIRE. Il rettore Luciano D’Amico nei fatti ha invitato ad allargare gli orizzonti della ricostruzione, non solo edilizia, ma anche del sistema economico e sociale. Un’occasione da non perdere per affrontare il momento particolare che vive il territorio provinciale e ripensarlo puntando su conoscenza e formazione su cui peraltro «stanno partendo investimenti per oltre 100 milioni», con riferimento ai progetti per Zooprofilattico e recupero dell’ex manicomio, per citarne due. Centrale il tema delle conoscenza anche nell’intervento di una studentessa dell’Udu, Simona Abate. Su questa direttrice anche la proposta del segretario della Cgil di Teramo Giovanni Timoteo, che ha lanciato «una piattaforma territoriale per avviare in confronto con le parti sociali, istituzionali e imprenditoriali ed elaborare un progetto per offrire alla provincia di Teramo una prospettiva di rilancio sul piano economico e sociale. Il nostro territorio da un decennio subisce una crisi profonda con un arretramento sul piano industriale, occupazionale, reddituale che non riesce ad arrestare». Timoteo ha annunciato che seguiranno dei tavoli tematici su ciascuno degli punti critici. Su molti aspetti ha concordato il segretario aquilano della Cgil Umberto Trasatti che ha sottolineato come «ogni volta si ricomincia da capo e bisogna presentare emendamenti ai provvedimenti normativi che vengono presi». Nello specifico dei problemi sono scesi anche il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi e il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino secondo cui «il servizio pubblico deve garantire la manutenzione del territorio piuttosto che servizi che ormai si possono trovare on-line». Parola anche ai tecnici, al geologo Roberto De Marco – «la prevenzione è quella del giorno dopo e la ricostruzione è estemporanea, tutto si inventa un attimo dopo il terremoto» – e all’urbanista Giancarlo Storto. Conclusioni affidate a Gianna Fracassi, della segreteria nazionale.