ROMA La bocciatura è netta: «È una manovra che favorisce le rendite e che mantiene lo status quo». La replica lo è altrettanto: «Ma che legge ha visto?». Susanna Camusso contro Pier Carlo Padoan. Nel day after del varo della manovra volano scintille via etere. E forse mai, almeno pubblicamente, tra i due si era arrivati a uno scontro così forte. Ma al di là dei toni, resta un punto: ai sindacati (tutti) non è piaciuto, dopo mesi di trattative sull'argomento, il mancato intervento sulle pensioni che avrà come conseguenza nel 2019 l'innalzamento dell'età pensionabile di vecchiaia a 67 anni. Di qui la richiesta di «un incontro urgente» con il premier Gentiloni. Nel vocabolario di Cisl e Uil non entra per ora la parola sciopero generale, che pure la Cgil evoca, ma la battaglia è solo all'inizio. Intanto partiranno le assemblee nei luoghi di lavoro.
A dare fuoco alle ceneri in prima mattina, ai microfoni di Massimo Giannini su Radio Capital, è la leader del più grande sindacato italiano: «Si è fatta una scelta politica: si poteva intervenire sulla finanza, sul patrimonio e facilitare chi lavora e chi produce». E invece «questa manovra non dà nessuna prospettiva di cambiamento. È solo una sterilizzazione dell'aumento Iva» attacca. Non manca una critica alla decontribuzione per i nuovi assunti: «È una misura già usata che non ha dato risultati».
Poco dopo, intervistato da Radio Anch'io, arriva la risposta del ministro: «Mi chiedo Susanna Camusso che legge di bilancio abbia visto, la nostra non corrisponde alla sua descrizione. Abbiamo messo risorse per gli investimenti pubblici, per gli investimenti privati, per l'occupazione giovanile. Stiamo dando una scossa alla crescita». E sulle pensioni ricorda gli «interventi della manovra precedente come l'Ape sociale e l'Ape donna», e la possibilità di andare in pensione prima per i lavoratori usuranti. «Non esistono bacchette magiche» osserva. E in serata ribadisce. «Curiosa la posizione della Camusso. In manovra vengono stanziate ingenti risorse per rafforzare il reddito di inclusione e la lotta alla povertà. E per i giovani abbiamo fatto il massimo possibile».
Se in casa Cgil - a partire dalla Fiom - invocano lo sciopero generale, gli altri sindacati, però, si mostrano decisamente più cauti. «No ai rulli di tamburi» frena il numero uno Cisl, Anna Maria Furlan, ricordando gli aspetti positivi della manovra, dalle risorse per il rinnovo del contratto degli statali alla decontribuzione, fino alle risorse per la povertà. Anche la Furlan comunque, sottolinea la «nota dolente» delle pensioni. Molto critico, ma comunque dialogante, il segretario generale Uil, Carmelo Barbagallo: il governo si «è rimangiato» le proposte sulla fase due della previdenza (tra cui la pensione di garanzia per i giovani), «speriamo di fargli cambiare idea».