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Data: 19/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Referendum autonomista. Berlusconi: quesito per tutte le Regioni Roma: ecco il conto

MILANO Gli ultimi sprazzi di campagna elettorale pro referendum sono carichi di simbolismi: il governatore del Carroccio Roberto Maroni e Silvio Berlusconi si presentano insieme per la prima volta (l'alleanza tra Lega e Forza Italia è salda), scelgono per l'appello finale il Piccolo teatro, cuore della cultura milanese, tenendosi alla larga dal Pirellone (non è un voto del partito padano ma dei cittadini lombardi), spiegano che «non è una consultazione contro qualcuno, come in Catalogna» (i sindaci del Pd favorevoli possono stare tranquilli). Intanto è polemica sui costi. Il Viminale chiede a Veneto e Lombardia di pagare anticipato le spese per la sicurezza ai seggi, come peraltro previsto dal protocollo firmato dai governatori con il governo.
RISCHIO ASTENSIONISMO
A tre giorni dalla chiamata alle urne la macchina della propaganda va al massimo, Maroni e Berlusconi uniscono le forze per convincere gli indecisi e far breccia tra gli scettici. C'è voluto parecchio tempo, ma alla fine il Cavaliere è sceso in campo di persona, e al fianco del Carroccio, per lanciare il referendum sull'autonomia. La grande paura è l'astensionismo e dopo mesi di lavoro dei gregari, nelle piazze e ai gazebo, ora tocca ai due leader. Maroni si dice tranquillo: «Non c'è il quorum, conta chi decide di andare a esprimersi. Chiaro che più gente va a votare, maggiore sarà il potere che avremo nel negoziato con Roma». Che partirà subito, promette, «a stretto giro chiederemo un incontro con il premier Gentiloni». Previsioni? «Sono d'accordo con il consigliere Cinquestelle Stefano Buffagni, supereremo il 30,4% dei risultato della consultazione sulle trivelle. Ma io alzo l'asticella. Nel 2001 per il referendum costituzionale sul Titolo V ha votato il 34% dei cittadini. Ogni voto in più sarà un successo».
Un tesoretto al quale forse il Cavaliere non contribuirà. Ha la residenza a Roma, potrà andare al seggio? «Me lo domando anch'io, ma non lo so. L'ho chiesto proprio ieri ai miei avvocati, spero di si». Nel frattempo si esercita sul palco con uno dei tablet preimpostati, per mostrare a tutti come sia semplice schiacciare sul tasto dell'autonomia. «Vogliamo proporla per tutte le regioni italiane - afferma - Spostare la competenza di undici materie dal centro alla sede giusta, quella regionale». Il voto elettronico entusiasma Berlusconi, ancora traumatizzato dalla «professionalità nei brogli elettorali di certe forze politiche, come quelli del 2006 e del 2013. L'Italia ha subito, negli ultimi 25 anni, cinque colpi di Stato che hanno massacrato la nostra democrazia». Ora, con Lega e FdI, Forza Italia vuole riprendersi la scena alla prossime politiche: «Non serve un consolidamento dell'alleanza. Siamo consapevoli che soltanto insieme riusciremo a prevalere sulle altre forze». L'unica divergenza, precisa il Cavaliere, riguarda l'euro, «la prossima settimana incontrerò Matteo Salvini e gli chiederò se è vero che ha cambiato posizione, rendendosi conto delle difficoltà che avremmo a uscire dall'area euro».
«COLPO BASSO AL VENETO»
L'aria di distensione che soffia su Milano non spira però sul Veneto. La vigiia del voto si fa elettrica. Il ministero dell'Interno presenta un conto anticipato di 2.044.875,00 euro per i costi di utilizzo della forza pubblica connesso alla consultazione. Zaia incassa «con un sorriso gandhiano e con una certa assuefazione ai colpi bassi l'ultima sorpresa proveniente da Roma», mettendo però in chiaro di ritenere quella somma «lautamente ripagata dal gettito fiscale che ogni anno i veneti mandano a Roma e non ritorna sui territori». Un affronto che ammette di fare fatica a digerire: «Se è questo è il segno della leale collaborazione fra istituzioni che ci è sempre stata garantita sui tavoli romani in più occasioni, siamo davvero alla frutta. Vogliamo restare democratici e costituzionali, pacifici e leali anche con chi ci osteggia. Perché, come diceva Gandhi: Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci».

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