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Data: 19/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sorpresa, gli italiani sono più euroscettici degli inglesi

ROMA Appena il 39%. Questa la percentuale degli italiani che ritengono che il Paese abbia ricevuto benefici dall'appartenenza all'Unione Europea. Un dato decisamente al di sotto della media degli altri Stati Ue, dove è il 64% dei cittadini a riconoscere i vantaggi. E soprattutto, una cifra nettamente inferiore a quella dei britannici. Nel Regno Unito è il 55% a valutare positivamente gli effetti dell'adesione all'Ue. Una distanza che appare in tutta la sua gravità se si pensa che la Gran Bretagna, un anno fa, ha votato per la Brexit. Insomma, gli italiani sono più euroscettici di quanti l'Europa hanno deciso di abbandonarla. E sono all'ultimo posto nella graduatoria del gradimento espresso dai ventotto. Non solo. Il 39% riconosce i benefici ottenuti ma è il 36% a ritenere che sia un bene far parte dell'Ue, a fronte della media europea del 57%. A misurare il sentimento per l'Unione è il Parlametro 2017, barometro commissionato dal Parlamento europeo ed effettuato con sondaggio condotto tra 23 settembre e 2 ottobre su quasi 28 mila cittadini over 15, per la precisione 27.881, intervistati negli Stati Ue.
Complessivamente, in Europa, aumenta di quattro punti percentuali, passando appunto da 60% a 64%, il numero di coloro che valutano positivamente quanto ottenuto dall'Unione, e diminuisce di sei punti - dal 31% al 25% - quello di quanti ritengono di non aver riscontrato alcun beneficio. Nonostante l'alta dose di scetticismo, in Italia la situazione sembra essere in fase di miglioramento. Lo scorso anno, le percentuali di consenso erano ancora più basse: il 38% ammetteva i vantaggi ottenuti e il 33% considerava un bene essere nell'Unione. Decresce dunque lo scetticismo e sale il gradimento del Parlamento europeo. Il 36% degli italiani ne ha un'immagine positiva. Il 35% si mantiene neutro. Cala in modo sensibile, passando dal 32% al 24%, la percentuale di quanti ne hanno un giudizio negativo. In questo ambito, le proporzioni tra Italia e altri Stati Ue si ribaltano. La media europea è del 33%. Una risalita di tre punti percentuali rispetto allo scorso anno porta al 47% la quantità di connazionali che vorrebbe un ruolo più forte del Parlamento europeo. Quasi la metà della popolazione. Ed è il 52% a dirsi interessato alle elezioni europee del 2019. Il 55% la media Ue.
«La maggioranza dei cittadini - commenta il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani - vede sempre di più l'Unione europea e le sue istituzioni come attori imprescindibili per rispondere alle loro preoccupazioni, a cominciare dalla lotta al terrorismo, al governo dei flussi migratori o alla disoccupazione giovanile».
I TIMORI
Rimangono, però, dubbi e timori. Il 58% degli europei si sente insicuro per le minacce terroristiche, il 43% per la disoccupazione, altrettanti per povertà ed esclusione. Il 35% per l'immigrazione. Le preoccupazioni riguardano anche il cambiamento climatico, per il 23%, e, nella medesima percentuale, il fondamentalismo religioso. Il 22% teme il crimine organizzato. Il 21% i conflitti armati, il 20% gli estremismi politici. Si scende al 10% per le epidemie e al 9% per ogni minaccia tra cyber-attacchi, dumping sociale e privacy.

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