ATESSA Cinquanta milioni di euro: sono tanti gli aiuti pubblici messi sul piatto della bilancia dal governo nella vertenza della Honeywell di Atessa. Nonostante la montagna di denaro, con cui potrebbe rilanciare lo stabilimento della Val di Sangro adesso in odore di smantellamento, l'azienda tergiversa e continua a non prendere una chiara posizione. Tentenna, nicchia, lasciando tutto in sospeso. Il giorno dopo l'incontro al Ministero dello Sviluppo economico, di Regione e sindacati con il ministro Carlo Calenda, davanti ai cancelli della fabbrica c'è sconforto. Dal vertice è venuto fuori che la multinazionale ha chiesto un altro mese di tempo per decidere, per valutare, per dire se resta in Abruzzo, e quindi in Italia, o se delocalizza in Slovacchia, come si teme, dato che a Presov è stato realizzato un sito fotocopia a quello di Atessa. «Siamo delusi e avviliti - dice Luciano Iezzi -. Sono 25 anni che lavoro qui e ora, ne sono convinto, andiamo verso la chiusura. Posso dirla in dialetto? La Honeywell sta zeffunnate (è stracolma, ndr) di soldi, non sa che farci, tanti ne ha. Evidentemente le strategie industriali sono altre. Mi spiace, perché non so dove andare».
BRACCIA INCROCIATE Fiom, Fim e Uilm tengono l'assemblea con i dipendenti che sono in sciopero da un mese, dal 18 settembre. «Lo so - attacca Davide Labbrozzi, Fiom Chieti state facendo un immane sacrificio, perché ci sono i mutui, i figli e senza stipendio. Ma, a questo punto, non esiste alternativa: avanti con lo sciopero. E' l'unica possibilità che abbiamo di trattare, fidatevi di noi. La nostra battaglia sta mettendo in difficoltà l'azienda: attualmente sta pagando un milione di dollari di penali al giorno a clienti che non hanno ricevuto le commesse o che addirittura hanno dovuto fermare le linee. Se molliamo, nel giro di 2-3 mesi arriveranno le lettere di licenziamento». «Siamo a uno snodo delicatissimo - aggiunge Nicola Manzi, Uilm Chieti Pescara -. Se indietreggiamo, siamo spacciati. Bisogna essere uniti e convinti di potercela fare. E resistere con determinazione».
In ballo ci sono quasi 500 posti di lavoro, incluso l'indotto. «E' fondamentale - ricorda Primiano Biscotti, Fim Chieti - l'impegno personale del ministro, che già da oggi ha promesso di attivarsi per accorciare i tempi d'attesa. Solo se ci sarà un'evoluzione nella trattativa, un'apertura che finora non è esistita, potremmo ripensare le nostre azioni». Quindi sarà sciopero, a oltranza con picchetti e sit in. «Il fatto più terrificante - evidenzia Danilo Coccia, in Honeywell dal 1996 - è non avere notizie. E' un gioco al rimpallo da parte di Honeywell che ripete solo: Faremo sapere. E noi qui ad attendere, perdendo ogni speranza».
PILKINGTON E COTIR Oggi una delegazione di lavoratori Honeywell dovrebbe essere ricevuta da Renzi che, col suo treno, fa tappa a Vasto. Ad aspettare l'ex premier, fanno sapere i Cobas, anche i dipendenti della Pilkington di San Salvo e quelli del Cotir, da quasi tre anni senza stipendio.