PINETO Ha il volto di un disabile in carrozzella e degli operai dell'Hatria e della Honeywell, o dell'infanzia abbandonata e dei vigili del fuoco precari, il conto che l'Abruzzo presenta a Matteo Renzi. Il leader scende dal treno del Pd alle 8,36 di ieri e trova ad attenderlo, alla stazione di Scerne di Pineto, i pezzi da Novanta del partito, gli amministratori locali e una delegazione della fabbrica di sanitari di Sant'Atto che sta mandando a casa i lavoratori. Che Renzi affida al suo portavoce, Matteo Richetti, con l'ordine di creare un contatto con il viceministro dell'Economia, Teresa Bellanova. Ma è solo la prima tappa di un'Antologia di Spoon River che spunta, a sorpresa, sul percorso ufficiale di Renzi fatto di battute, tanti selfie, qualche contrattempo e no comment sul caso Visco e le candidature. Sono incontri che, attraverso i problemi sollevati, dettano quasi un'agenda di governo per Renzi. Il percorso, in treno e in auto, da Scerne lo porta poi verso Pescara, quindi a Telespazio nel Fucino, e ancora a Pescara con i ragazzi dell'Alberghiero De Cecco, per finire con gli operai della Pilkington di San Salvo che pure aspettano la legge che può farli andare prima in pensione, perché avere a che fare con il vetro logora i polmoni più di altri mestieri. Dopo l'Hatria, la seconda tappa del viaggio, disseminato di croci, battute e selfie, si consuma all'ingresso della casa Madre Ester, prima che suor Pina, con il tono perentorio di chi deve tutelare la serenità dei ragazzi assistiti nel centro di Scerne, blocchi al cancello telecamere, fotografi e giornalisti. Ma proprio all'ingresso viene chiesto a Renzi degli sfollati teramani. Chi gli fa la domanda esagera, parla di 400mila persone. Lui corregge: «Sono qualche migliaia». E, accanto, il governatore Luciano D'Alfonso, che lo segue come un'ombra, sottolinea: «Sono cinquemila». Renzi promette attenzione. Quindi va dai ragazzi che lo attendono. E che nella mezz'ora trascorsa con le suore e il vescovo Michele Seccia, gli fanno domande a raffica sul bullismo e le scuole sicure, i libri gratis, la legge sul "dopo di noi" o sugli stipendi dei politici. Il segretario del Pd risponde a tutti, anche all'ultima domanda: «Non dipende dalla quantità ma dalla qualità del lavoro di un politico», dice prima di commuoversi per l'incontro con i ragazzi a tal punto che, appena fuori, posta su facebook quello che ha definito il momento più bello della giornata abruzzese. «Questo viaggio regala emozioni intense», scrive Renzi, «è impressionante vedere la forza delle suore, degli educatori, di chi lavora con questi ragazzi che provengono da situazioni di gravissima difficoltà in famiglia». Ma Renzi non perde mai il sorriso, tranne in un momento, quando Carlo si avvicina in carrozzella, facendosi spazio tra la folla, e gli racconta la sua storia di diritti negati. Il segretario del Pd ascolta con il volto corrucciato. Il problema di Carlo è quello di tutti i disabili che un giorno, dopo la morte dei genitori, resteranno soli. Renzi coglie al balzo l'occasione e rilancia la legge sul "dopo di noi", che tutela le persone in difficoltà senza padri e madri. Mancano però fondi e strutture, tanto che i genitori dicono: «Speriamo che i figli non ci sopravvivano». Ma il segretario del Pd pensa positivo. Sorride tra i selfie, decine di selfie, fa battute e salva Richetti da una gaffe veniale quando, prima di risalire sul treno alla volta di Pescara, il portavoce saluta Scerne di Pineto con un caloroso «ciao Roseto!». Il viaggio verso Pescara dura venti minuti, in vagoni rigorosamente separati. Renzi ha il suo. Inavvicinabile. Tutti gli altri, compresi i politici, ingannano il tempo scherzando, come fa la senatrice Pd, Stefania Pezzopane, o cercando sullo smartphone il gol di Mandzukic, l'assessore Silvio Paolucci è tra questi, mentre il consigliere regionale Luciano Monticelli, ex sindaco di Pineto, fa ancora il padrone di casa, anche se il treno sta per arrivare a Pescara, e Marco Rapino, segretario regionale del Pd, incassa i complimenti per il tour che procede bene. Anche se a Pescara si consuma un altro contrattempo quando Renzi esce in auto da una via laterale della stazione, e parte per Ortucchio-Telespazio, mentre il popolo del Pd lo aspetta invano davanti all'ingresso principale. Chi azzecca i tempi e il luogo è invece un gruppo di vigili del fuoco precari, guidati da Carlo Ciccocioppo. Sono 500 in Abruzzo i pompieri chiamati a lavorare e quindi pagati solo in caso di grandi emergenze o per rimpiazzare i titolari in ferie, come se fossero bagnini che per tre mesi campano e per il resto dell'anno sono disoccupati. Chiedono un contratto stabile i vigili precari. Ed è un'altra croce che il segretario incontra nel suo tour. «No, non mi fate domande su Visco e la Banca d'Italia», esclama Renzi prima di ripartire per il viaggio in treno che, in serata, gli fa conoscere anche il dramma della Honeywell di Atessa dove un mese di sciopero non è servito a nulla. Anche questo fa parte del conto che l'Abruzzo gli presenta. Magari per compilare la sua agenda di governo.