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Data: 20/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Dopo Rigopiano - Blitz dalla funzionaria che negò la tragedia

Sarà chiusa entro il 18 gennaio, e quindi entro un anno dalla valanga che ha distrutto per sempre la vita di ben 29 persone, l'inchiesta sull'hotel Rigopiano. O almeno così sperano il procuratore Massimiliano Serpi e il sostituto Andrea Papalia che, ieri pomeriggio alle 15, hanno incontrato a Palazzo di Giustizia i legali dei familiari delle vittime, i quali avevano chiesto un punto sullo stato delle indagini dopo mesi di silenzio assoluto.

LA PERIZIA I magistrati hanno spiegato di trovarsi di fronte ad una «questione enorme» da valutare e comunque di aver ricevuto solo qualche giorno fa dai tre consulenti incaricati la perizia tecnica che approfondisce tutti gli aspetti della vicenda. Una perizia, quella depositata, di 1200 pagine in cui si affrontano i temi meteo, valanga, canalone, abusi edilizi, interventi della protezione civile. Carte che ricostruiscono quanto accaduto e perché. Quindi le tante responsabilità in questa tragedia. All'orizzonte altri indagati oltre agli attuali sei, tra cui il presidente della Provincia Di Marco e il sindaco di Farindola Lacchetta. «I magistrati - ha spiegato l'avvocato Romolo Reboa che assiste insieme ad altri legali il superstite Giampaolo Matrone e i parenti di Valentina Cicioni, Marco Tanda e Jessica Tinari - ritengono che, probabilmente, potrebbero esserci altri soggetti che possono essere indagati, ma occorrerà completare la lettura della consulenza tecnica». Indagati che potrebbero essere trattati in più filoni. «Serpi - ha aggiunto l'avvocato Reboa - è un procuratore vecchio stampo, molto attento alle garanzie degli indagati e anche per questo intende ascoltarli prima dell'avviso di conclusione delle indagini, ma questa è una garanzia anche per noi. Vuol dire meno ricorsi».
All'incontro con il procuratore hanno preso parte anche gli avvocati Wania Della Vigna e Camillo Graziano. Quest'ultimo è il legale di Alessio Feniello, padre di Stefano, presente ieri insieme agli altri parenti delle vittime in Tribunale per chiedere giustizia. Per Feniello, è stata la prima manifestazione con il Comitato dei familiari. «Vogliamo la verità - ha ribadito -. Il ruolo del Comitato ora cambia, saremo parte integrante del processo. Io ho attaccato tutti dal primo momento. E' giusto che combattiamo perché per delle negligenze abbiamo perso i nostri cari». Per Feniello «all'appello mancano ancora 20 indagati. Pretendo che le indagini partano dal 2006. D'allora ci sono responsabilità. Concessioni su concessioni. Abusi su abusi».

IL FACCIA A FACCIA Per Matrone, il pasticcere di Monterotondo, rimasto schiacciato dalle macerie del resort, in cui ha perso la moglie Valentina Cicioni «quello che è accaduto è un omicidio volontario dello Stato». Pretende giustizia e risposte. Non ha più la madre di sua figlia e fra qualche giorno non potrà neppure più curarsi. Per la Asl il suo braccio è guarito. Ieri esasperato, insieme a Gianluca Tanda e Marco Foresta che con un telefonino hanno ripreso tutto, si è presentato nell'ufficio della funzionaria della prefettura che non credette alle richieste d'aiuto del cuoco Quintino Marcella, per conoscerla e mostrarle come è cambiata la sua vita dal 18 gennaio. «Sono quello - le ha detto dandole la mano avvolta nel tutore - che è rimasto per 62 ore sotto le macerie, che ha perso la moglie, che un braccio e un piede fuori uso che non gli consentono neppure di allacciarsi le scarpe. Tutto questo per colpa sua che non ha dato l'allarme. Quando ha capito chi io fossi, la donna, con le lacrime agli occhi, ha chiamato le forze dell'ordine e il vice prefetto e si è allontanata. Per me - ha detto ancora il pasticcere - è stata una grande soddisfazione. Ora vogliamo che inizi il processo e voglio che mia figlia sappia chi ha ucciso sua madre e altre 28 persone innocenti».


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