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Data: 21/10/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Zooprofilattico, il pm scagiona D'Alfonso e gli altri 7 indagati

L'AQUILA La procura della Repubblica dell'Aquila ha chiesto l'archiviazione nei confronti del presidente della giunta regionale Luciano D'Alfonso (e degli altri sette coindagati) per il filone d'inchiesta per abuso d'ufficio riguardante la nomina del direttore generale dell'istituto zooprofilattico di Teramo Mauro Mattioli, già rettore dell'Ateneo teramano. Alla base del provvedimento del pm Fabio Picuti la scelta di tenere conto anche delle prove a discarico dei sospettati. Nello specifico, si tratterebbe di due lettere dell'ex dirigente della segreteria di D'Alfonso, Claudio Ruffini, anche lui indagato, nelle quali riferiva al governatore stesso di pressioni insistenti da parte della persona che poi ha presentato la denuncia. Ora potrebbe scattare un altro procedimento per concussione dopo una controdenuncia presentata dallo stesso presidente della Regione il quale non ha fatto mistero delle pressioni ricevute: «C'era chi telefonava tutti i giorni», ha detto, «per farci modificare il bando. La verità è che non erano soddisfatti loro del bando della Regione perché avevano in mente di nominare uno del ministero. La contestazione mi attribuisce», aveva peraltro commentato pochi giorni fa il governatore, «una responsabilità fascicolata pari a quella che potrei avere per la congiuntivite del ministro della Salute. Non vedo l'ora di poter parlare in qualche sede, spero che ciò avvenga prima della mia laurea in Giurisprudenza». Occorre precisare che la proroga delle indagini era scaduta da almeno un mese ed è arrivata fuori tempo massimo ma, soprattutto, come fa notare l'avvocato Gennaro Lettieri, uno dei componenti del collegio difensivo, era stata superata dagli eventi in quanto, nel frattempo, era stata già depositata la richiesta d'archiviazione. Su questa richiesta si dovrà pronunciare il giudice per le indagini preliminari del tribunale dell'Aquila. Tra gli indagati, con D'Alfonso, per accuse, a vario titolo, di abuso d'ufficio e falso, anche Irene Ciabini, dipendente della Regione, il rettore dell'Università di Teramo Luciano D'Amico, il presidente dell'Izts Manola Di Pasquale, l'ex capo di gabinetto Ernesto Grippo (già sentito dal magistrato), il direttore generale della Regione, Vincenzo Rivera, l'ex dirigente della segreteria Claudio Ruffini e la dirigente dell'Avvocatura regionale Stefania Valeri. Le ipotesi di reato, per le quali il pm ha chiesto l'archiviazione, poggiavano sul fatto che alla nomina di Mattioli, era stata contestata la mancanza di «univocità di giudizio sui requisiti in possesso del candidato». Secondo quanto si è appreso, infatti, per alcuni aspiranti l'idoneità a concorrere al prestigioso incarico sarebbe stata votata all'unanimità, mentre su quella di Mattioli ci sarebbero stati anche pareri negativi, a dispetto dei quali, comunque, venne scelto. Ma per il pm Picuti non si ravvisano violazioni della legge nella designazione.«Ancora una volta», ha commentato ieri Camillo D'Alessandro, coordinatore della maggioranza in Consiglio regionale, «gli sfregatori di mani professionisti devono prendere atto che le indagini sono sempre dovute e grazie ad esse si entra nel merito. Questa vicenda insegna che ci sono atti dovuti e poi c'è la fase di merito, quindi arrivano le decisioni a seguito di approfondimenti, decisioni che spesso non hanno la stessa eco delle fasi iniziali di un'inchiesta. Attendiamo», ha concluso, «le decisioni che gli organi preposti assumeranno nella loro autonomia».(g.g.)

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