ROMA Una soluzione sul nodo delle fatture a 28 giorni per telefonia e altri servizi, che valga per tutti e che venga trovata prestissimo, in modo da non dover ricorrere a una misura specifica nella legge di bilancio. È in questa direzione che, anche a seguito dell'incontro tra il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e l'amministratore delegato Amos Genish di giovedì scorso, sta lavorando Tim. Il pressing dell'Agcom e del governo, insomma, sta dando i suoi frutti. Era stato proprio Calenda, nei giorni scorsi, a tuonare contro la fatturazione a quattro settimane che, di fatto, porta nelle casse degli operatori quasi una bolletta all'anno in più per un totale pari a oltre 1 miliardo di euro. «È una cosa che va messa a posto il più rapidamente possibile, perché è inaccettabile», aveva avvertito il ministro, annunciando poi un intervento come emendamento al decreto fiscale o, in caso la misura non sia puramente ordinamentale, nella legge di bilancio.
PROPOSTE IN PARLAMENTOIn Parlamento, tra l'altro, giace anche una specifica proposta di legge, a firma di Alessia Morani (Pd), che prevede il divieto, in tutti i settori soggetti ad Authority indipendenti, di emettere fatture a quattro settimane, in modo non solo da fermare chi già lo fa, ma anche per evitare che altri vengano tentati dall'idea. Con la decisione di Tim di mettere gli uffici al lavoro, però, la misura legislativa potrebbe non essere più necessaria o, quantomeno, potrebbe semplicemente avallare da un punto di vista normativo la retromarcia da parte degli operatori. Pur essendo la compagnia telefonica più grande (tra fisso e mobile), Tim, che ha avviato una nuova fase collaborativa con il governo dopo l'attivazione del golden power, però, non decide da sola: la pratica è infatti sul tavolo dell'Asstel, l'associazione che raccoglie gli operatori di telecomunicazioni e che, per l'appunto, deve mettere d'accordo tutti, almeno le società che offrono telefonia fissa e servizi convergenti. È su questi settori, infatti, che l'Autorità per le tlc era intervenuta a marzo scorso, imponendo la tariffazione a trenta giorni: gli operatori, però, non solo non l'hanno rispettata (costringendo così l'Agcom a minacciare sanzioni), ma hanno anche fatto un ricorso al Tar che sarà discusso a febbraio prossimo, in cui faranno valere la libertà d'impresa. Nel dossier che riguarda le fatture a 28 giorni, tra l'altro, è stata nel frattempo inserita anche Sky, anche se la pay-tv non è stata oggetto delle sanzioni del Garante in quanto non prestatrice di un servizio universale. Il botta e risposta è durato due giorni, con l'Autorità che ha diffidato la pay tv in relazione agli obblighi di informativa e di diritto di recesso dei clienti e la società che si è difesa dicendo di aver già potenziato la comunicazione. Ma la procedura va avanti e qualche «provvedimento» potrebbe essere applicato.