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Pescara, 24/07/2024
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Data: 23/10/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Muore l'ex deputato D'Andreamatteo. Pescara dà l'ultimo saluto al socialista che piaceva a Craxi. Aveva 73 anni, era stato anche in Regione e al Comune. Il viavai incessante all'obitorio. E tanti messaggi di cordoglio

PESCARA Piero D'Andreamatteo, il socialista abruzzese che piaceva a Craxi, è morto ieri a Pescara all'età di 73 anni. Una complicanza polmonare lo ha colpito nella notte, dopo che una malattia più grave sembrava essere superata. Lascia la moglie, Miriam Severini, e quattro figli, Italo, Emanuela, Jacopo e Silvia. Oggi, alle 16, Pescara gli darà l'addio nella chiesa del Cristo Re, in via del Santuario. Per trent'anni è stato protagonista della politica regionale e pescarese. Una carriera che lo ha visto giovane segretario provinciale e regionale della Cgil, consigliere regionale e comunale, assessore regionale all'Ambiente, segretario provinciale e deputato del Psi.A 19 anni, con un diploma di ragioniere, entrò per la prima volta nella sede di via Piave, a Pescara, della Federazione socialista. A 36 anni l'esordio in consiglio regionale, con Emilio Mattucci presidente. Cinque anni dopo, nel 1985, si ricandidò vincendo sia al Comune di Pescara che alla Regione. Ma l'incontro più importante della sua vita politica è di molti anni prima. Era in Cgil, D'Andreamatteo, quel giorno che alla festa dell'Avanti a Manoppello strinse la mano a Craxi. Gli piacque perché, come lui, Craxi si appassionava alla politica. Poi lo rivide quando il leader socialista lo chiamò a Roma per chiedergli di candidarsi e D'Andreamatteo entrò nel suo ufficio, di via Tomacelli, piccolo e pieno di carte. Gli portò fortuna perché, il 6 aprile del 1992, venne eletto con 21mila voti, dopo una campagna elettorale fatta casa per casa. E in Parlamento trovò gli abruzzesi Scarfagna, Melilla, Susi e naturalmente Gaspari. Ma la bufera di Tangentopoli piombò sulla politica pochi mesi dopo. Scattarono ondate di arresti. D'Andreamatteo però non finì in nessuna retata, per lui solo avvisi di garanzia. E se dopo 25 anni gli chiedevi che cosa pensasse di quel periodo, lui, con la franchezza di sempre, rispondeva: «Avevo ben chiaro dove saremmo finiti. C'era un'operazione per liquidare l'industria statale e le strutture politiche contrarie alla grande finanza. E magistrati che aspiravano a fare carriera e soldi. Cose che alcuni di loro hanno fatto». Disse così in un'intervista al Centro un anno fa. Nel 1994, Ciampi e Scalfaro sciolsero le Camere, e D'Andreammateo tornò a Pescara con l'idea di lasciare la politica. Ma nel 2008 ci riprovò alle comunali, con la lista civica Il Timone che non andò oltre il 3 per cento. Ormai la prima Repubblica era il passato: «Siamo stati ipocriti sui finanziamenti ai partiti, un po' di clientelismo c'era perché la gente chiedeva e per avere consenso, questo sì. Non eravamo mammole, ma credevamo nei partiti», disse al Centro. Non gli piaceva quando lo chiamavano lo smilzo, per la sua altezza, la magrezza e la grinta. Ma quel nome lo ha accompagnato, in un'accezione non negativa, per l'intera e ricca carriera politica. Segnata da due geniali intuizioni: il nuovo Palazzo di Giustizia e l'Università di viale Pindaro a Pescara. Tornerebbe in politica? «A fare che? Parlano linguaggi diversi, non mi capisco con questi», rispose in quella lunga intervista che oggi ha il sapore dell'addio a un mondo «dove le idee ci facevano stare fino alle 3 di notte a discutere o a litigare in corso Umberto».

Il viavai incessante all'obitorio. E tanti messaggi di cordoglio

PESCARA E' incessante il viavai all'obitorio di Pescara. E tanti sono i messaggi dedicati a Piero D'Andreamatteo. Scrive di lui Gianni Melilla: «E' stato un socialista coerente e combattivo. Quando ci siamo conosciuti, io ero uno studente e lui il segretario generale della Cgil di Pescara. La sua Camera del Lavoro dialogava col movimento studentesco e ci aveva messo a disposizione sede e ciclostile con grande generosità. Ci siamo sempre confrontati, anche quando avevano opinioni diverse, senza mai smarrire la comune radice di sinistra». Riccardo Chiavaroli (Forza Italia): «Perdo innanzitutto un amico, un compagno di tante battaglie laiche condotte con Pannella e poi con Forza Italia. Piero, anche nel dissenso, era uno di quei giganti politici di cui purtroppo non vediamo più traccia in questa città». Il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini: «Se ne va un altro nome della passata generazione politica. Quello di un uomo che tra luci e ombre ha vissuto una stagione della politica nazionale e locale piena di fermenti e trasformazioni, di cui è stato sicuramente interprete di primo piano: nel sindacato, nel partito socialista, come consigliere comunale e poi alla Regione e alla Camera». Carlo Masci e Nazario Pagano (Forza Italia): «Un politico socialista d'altri tempi, la cui vita è stata sempre intrisa di impegno civile verso le persone più disagiate e caratterizzata dalla volontà di contribuire attivamente all'equilibrato sviluppo sociale ed economico del nostro Abruzzo. All'uomo Piero, fino agli ultimi momenti della sua vita pieno di idee e prodigo di consigli, ci legava un'affettuosa e sincera amicizia accompagnata da una grande stima». Francesco Maragno, sindaco di Montesilvano: «L'Abruzzo perde un uomo politico di grande caratura ed acume. Il suo stile e il suo carisma resteranno un esempio». E Vittoria D'Incecco, deputata Pd: «Perdo un amico con cui ho condiviso diversi anni della mia esperienza politica. Lo ricorderò per la sua intelligenza vivissima e la sua grande capacità ed esperienza politica. Era sempre pronto ad ascoltare le persone e ad impegnarsi per la nostra comunità. Era colto e dal cuore generoso. Non dimenticherò mai i suoi preziosi consigli. Aveva una visione alta della politica e della vita e fino all'ultimo giorno non ha smesso di lottare».

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