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Pescara, 24/11/2024
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Data: 24/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Bus e treni, abbonamenti scontati Stretta anti fuga sugli utili all'estero

ROMA Il governo ci riprova e dopo alcuni anni con la legge di Bilancio torna ad usare la leva del fisco per spingere il trasporto pubblico locale: autobus, metropolitane e treni utilizzati dai pendolari per raggiungere i luoghi di lavoro, oltre che da studenti o altre categorie. Una detrazione del 19 per cento è stata in vigore per breve tempo alcuni anni fa e il governo ora potrebbe riproporla nel limite di spesa di 250 euro: il beneficio annuale per l'utente arriverebbe quindi a 48 euro. In alternativa viene valutato uno strumento diverso che avrebbe comunque la stessa finalità, un buono del tutto simile ai buoni pasto. Lo Stato detasserebbe l'eventuale erogazione riconosciuta dal datore di lavoro per l'acquisto dell'abbonamento, nell'ambito di contratti o accordi aziendali: l'esenzione dall'Irpef la renderebbe potenzialmente più conveniente rispetto ad una equivalente quota di retribuzione aggiuntiva.
Questo è solo uno dei nodi ancora da sciogliere, quando è passata una settimana dall'approvazione delle manovra in Consiglio dei ministri. Il testo definitivo dovrebbe arrivare in Parlamento nelle prossime ore: la scadenza era fissata al 20 ottobre ma l'accavallarsi di altre leggi in discussione rende all'apparenza il termine meno urgente.
LA POLIZZA
Nelle ultime bozze in circolazione è ricomparsa la cedolare secca per gli affitti, ovvero più precisamente la tassazione agevolata al 10 per cento in caso di contratti concordati, che entrerebbe in modo strutturale nell'ordinamento. Menzionato anche il bonus mobili (la detrazione per questo tipo di acquisti in scadenza a fine anno) che nelle versioni precedenti del testo non sembrava previsto. Torna in ballo anche la polizza assicurativa anti calamità naturali, particolarmente importante in caso di terremoti: negli anni scorsi diversi esecutivi avevano tentato di renderla obbligatoria, ora invece si cerca di incentivarla sempre per via fiscale.
La legge di Bilancio dovrà anche chiarire definitivamente l'importo degli stanziamenti per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici. La somma si sarebbe stabilizzata a 1,7 miliardi per il 2018 (oltre ai fondi per gli anni precedenti): soldi che aggiungendosi alle risorse già disponibili porterebbero la dote a 2,9 miliardi, sufficienti a garantire il promesso aumento retributivo di 85 euro mensili; anche se non è ancora chiaro il meccanismo esatto con cui sarà neutralizzato l'effetto indesiderato del bonus 80 euro (che decresce o si cancella al crescere della retribuzione).
IL PACCHETTO
Infine è ancora in via di rifinitura il pacchetto fiscale della manovra, che si aggiunge alle norme dello specifico decreto legge collegato. Tra le ultime novità c'è l'inserimento di nuove norme concordate in sede Ocse nell'ambito del contrasto al fenomeno Beps, acrononimo che sta per Base erosion and profit shifting. In pratica gli Stati dovrebbero rinunciare alla concorrenza fiscale spinta e quindi penalizzare le imprese che spostano profitti all'estero per ridurre le imposte da versare. Si tratterà dunque di misure che colpiscono questa forma di abuso del diritto. In bilico invece, sempre sul fronte fiscale, l'idea di mettere in vendita i vecchi crediti della riscossione. Un'opzione che doveva portare lo Stato a ricavare almeno 4 miliardi, liberandosi del cosiddetto cassetto; ma che avrebbe avuto anche conseguenze sui cittadini debitori: ad esempio perché l'ente della riscossione (la vecchia Equitalia) non può pignorare l'abitazione principale mentre banche e soggetti finanziari che rileverebbero i crediti hanno ancora per legge questa facoltà.

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