Va avanti a suon di ricorsi la guerra per la gestione del complesso sportivo di Santa Barbara, dopo l'annuncio da parte dell'amministrazione della revoca alla società cooperativa Verdeaqua Smile Onlus e di un nuovo bando per l'affidamento. Sono due infatti i ricorsi al Presidente della Repubblica e al Tar che la società si appresta a fare contro le delibere del Comune 230 del maggio 2017 che affida temporaneamente la gestione alla Verdeaqua in attesa del bando, e 411 e 412 del settembre 2017 che revocano in autotutela la 66 del 22 agosto 2016 che prevedeva la rimodulazione del mutuo per la Verdeaqua da 190 mila a 140 mila euro e nuove tariffe per l'uso delle corsie da 7 a 9 euro l'ora. La delibera 66 è inoltre al centro dei ricorsi fatti dalle società 99 Sport, Junior tennis e Comitato genitori 99 sport al Tar che nel frattempo ha concesso la sospensiva, in attesa del pronunciamento nel merito a gennaio 2018 e anche il Consiglio di Stato si è pronunciato nella stessa direzione.
Nel groviglio di ricorsi, il Comune ha deciso di mettere ordine con un nuovo bando per la gestione, data «la morosità» della Verdeaqua, ha precisato l'assessore allo Sport, Piccinini. «Se vogliono revocare la concessione che abbiamo peraltro fino al 2037, non vedo perché dovremmo pagare il mutuo- hanno affermato in conferenza stampa la presidente della Verdeaqua Sandra Giordani e il vicepresidente Antonello Passacantando (foto)-. Questo battage contro di noi ci sta causando grossi danni economici per i quali chiederemo risarcimento». «Negli ultimi mesi gli ingressi si sono dimezzati perché le persone temono che ci revochino la convenzione- ha aggiunto-. Nessuno fa più abbonamenti annuali o semestrali». La Verdeaqua che ha 60 dipendenti versa a oggi 140 mila euro al Credito sportivo di rata annuale del mutuo contratto per i lavori di manutenzione straordinaria e ampliamento e 15mila euro annui di canone al Comune. «La sospensiva è stata concessa solo perché non è stato messo in evidenza che la delibera 66 non contiene la proroga della gestione al 2037 perché ce l'avevamo già dal 2002- precisa la Giordani-. Il Codice degli appalti nel 2015 ha imposto che non si potessero fare proroghe e il Tar ha ammesso il ricorso in virtù di questo. Nella gestione della vertenza non è stata posta in considerazione la pluriennale affidabilità della coop».