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Data: 25/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Consulta, una sentenza da 17 miliardi. Oggi la decisione su assegni e inflazione

ROMA La decisione sarà presa oggi, anche se la comunicazione potrebbe arrivare più avanti. Che la patata sia di quelle bollenti non è un mistero. Basta ricordare le cifre in ballo. Se la Consulta dovesse decidere che lo Stato deve riconoscere l’adeguamento all’inflazione a tutte le pensioni bloccate ai tempi del governo Monti con la riforma Fornero, e farlo retroattivamente, dalle casse pubbliche dovrebbero uscire 17 miliardi. I supremi giudici già una volta avevano stabilito che le pensioni andavano adeguate all’inflazione anche per gli arretrati, e il governo Renzi lo aveva fatto at- traverso un decreto firmato dal ministro del lavoro Giuliano Poletti, mettendo però sul piatto so- lo 2 miliardi, riconoscendo quindi solo una quota della vecchia inflazione. Così anche il decreto Poletti è finito alla Consulta, che ieri ha ascoltato le parti in udienza. Secondo Riccardo Troiano, l’avvocato che insieme ad altri le- gali ha rappresentato la difesa dei ricorrenti, il decreto Poletti «non ha rispettato la sentenza della Corte Costituzionale del 2015» sulla stessa materia «o lo ha fatto solo formalmente: sono circa 6 milioni i pensionati colpi- ti dal provvedimento». Il bonus ha previsto rimborsi parziali e graduali per una parte di pensionati con assegni fino a 6 volte il minimo e nessun rimborso oltre questo tetto. Le questioni poste alla Corte riguardano, appunto, l’esclusione dalla rivalutazione per chi ha assegni 6 volte il mini- mo e la rivalutazione non integrale per gli altri trattamenti. LA POSIZIONE Relatrice della causa è la giudice costituzionale Silvana Sciarra, che lo era già stata in quella del 2015. «La Corte Costituzionale - ha aggiunto un altro legale, l’avvocato Corrado Scivoletto - ha detto che provvedimenti di questa natura devono essere eccezionali, transeunti e motivati da una specifica finalità, che qui non si ravvisa, mentre gli effetti del decreto si dispiegano nel tempo». Di tutt’altro avviso l’Inps. Secondo il legale dell’Istituto, l’avvocato Luigi Caliulo, dagli anni Novanta il legislatore è dovuto «intervenire per tenere sotto controllo il sistema pensionistico e questo non solo per la crisi, ma anche per leggi del passato che hanno avuto effetti sui conti, come per esempio le baby pensioni: studi indicano che fino al 2012 so- no costate 150 miliardi di euro»

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