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Pescara, 24/07/2024
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Data: 26/10/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Lotti inaugura lo stadio nel paese di D'Alfonso. E in città benedice la nuova casa del Pescara. Lotti definisce il progetto «bellissimo». Poi annuncia: «Ora bisogna pedalare per realizzare l'impianto»

LETTOMANOPPELLO «Luca, ti voglio ringraziare, la tua presenza dimostra che non bisogna avere un milione di abitanti per ricevere la visita di un ministro». Il presidente della Regione Luciano D'Alfonso è felice come un bambino mentre sul palco del nuovo campo sportivo di Lettomanoppello si rivolge al ministro dello Sport Luca Lotti che in macchina verso Roma, di ritorno dalla mattinata a Pescara, è arrivato fin sopra la collina del paese degli scalpellini, e del presidente della Regione, per inaugurare lo stadio "Giuliano Di Pietrantonio". Il ministro e la Juve. «Ho voluto essere qui, in questo impianto di periferia», spiega Lotti davanti a un centinaio di bambini in divisa quando D'Alfonso gli offre il microfono, «per dimostrare che lo sport non è solo quello di livello nazionale, di medaglie e inni nazionali, ma è anche e soprattutto quello che le società dilettantistiche portano avanti. Non ci sono sogni impossibili». Ne sanno qualcosa i tremila abitanti del paese (300 bambini e un migliaio sotto ai 30 anni) che dopo aver aspettato e scortato in corteo il ministro, accolto con applausi e bandierine dai piccoli delle scuole calcio e dalle fasce tricolori dei sindaci del comprensorio, intorno alle 15.30 si radunano quasi tutti lì, sugli spalti del nuovo stadio e ai bordi del campo in erba sintetica «uguale al terreno di gioco del settore giovanile della Juventus e del Novarao», come dice orgoglioso il sindaco Giuseppe Esposito alla fine di un pomeriggio che è già Storia. Merito di Luciano. «E chi l'aveva mai visto un ministro a Lettomanoppello? Grazie a Luciano. Sennò chi ce lo portava?», commentano l'impiegato delle Poste in pensione Santino Del Rosso e il vigile a riposo «Ferrante Santino, Santino come la settantina di Santini che ci sono a Lettomanoppello per i tre chilometri dal Volto Santo». «Io me l'aspettavo che veniva il ministro», rimarca Tonino Di Biase, portiere storico della Lettese di fine anni Cinquanta che su quel campo ha giocato «quando c'erano pietre grosse così e lo spogliatoio era nella casa di Luigi Addario, altro storico portiere della squadra, proprio lì a bordo campo. D'Alfonso è bravissimo, al paese ci tiene, c'è nato, non s'è mai scordato». Viva Lettomanoppello. Non s'è mai scordato e ha voglia di dirlo a tutti il Presidente, che incurante delle critiche piovute dal resto d'Abruzzo per la visita del ministro proprio a casa sua, elogia pubblicamente le virtù dei lettomanoppellesi che quel campo l'avevano realizzato nel 1946. «Venivano a spianare questa collina con la forza delle braccia. Gente che sapeva solo lavorare. Ma questo è il paese che ha dato i natali ai migliori scalpellini d'Italia e ai minatori, a tanti di quelli che da Marcinelle non hanno riportato la vita. È la terra dove i maschi del paese, ma anche le donne, destinavano tutto il loro tempo e la loro capacità organizzativa per completare le chiese. Questo stadio è un'opera che ha decenni di vita e che oggi riportiamo allo splendore». Con un finanziamento regionale di 440mila euro stanziati a novembre dell'anno scorso e messi a frutto in meno di un anno, dopo otto mesi di lavori iniziati a febbraio e conclusi con la realizzazione del nuovo manto di gioco, la recinzione, il completamento della tribuna e l'impianto di illuminazione a led. «Finalmente dopo tanti giovani che sono andati via, un pezzo della qualità della vita si trova qui», ha ripreso D'Alfonso, «e presto metteremo mano a un altro progetto, una grande biblioteca. A metà dell'anno prossimo riceveremo la visita della casa reale belga, la realizzeremo con loro. Ti verrò a chiedere le risorse Luca Lotti. Grazie, e viva Lettomanoppello».Premi e inviti. È felice il presidente che sul palco fa quasi tutto. Presenta, saluta, ringrazia, premia e si autopremia quando, dopo la maglietta giallorossa della Lettese che il presidente Tino Di Pietrantonio consegna al ministro con il suo nome stampato, l'omaggio toccherebbe anche a lui, a D'Alfonso. Che invece quella maglietta incorniciata e personalizzata con il suo nome, se la va a prendere da solo. Perché stavolta non si tratta solo di conoscere i tempi dell'oratoria. Stavolta su quel campo di calcio dove ha giocato anche il padre Quintino che però il figlio non ce l'ha mai mandato perché doveva solo studiare, stavolta D'Alfonso conosce alla perfezione anche le facce e i sentimenti di chi lo applaude. Anche se rivolto alla tribuna quasi si scusa, «mi sto sforzando, ma non riesco a vedervi uno a uno perché ho il sole che mi acceca». Ma tanto li vede e li abbraccia alla fine della cerimonia. Dopo il saluto del sindaco e del ministro che sotto l'egida di D'Alfonso premia con una targa della Regione e del Comune di Lettomanoppello, «in occasione dell'inaugurazione dello stadio comunale» tre uomini di sport. Lui che dice, «sono disabituato a concepire lo sport», chiama gli applausi per Vincenzo Marinelli, storico presidente del Pescara calcio e accompagnatore dell'Under 21, il presidente della Serie C e patron del Castel di Sangro dei miracoli, Gabriele Gravina, e il maratoneta olimpico Alberico Di Cecco. Con loro prende la parola anche il presidente del Pescara calcio Daniele Sebastiani, chiamato a salire sul palco e a rispondere all'invito del sindaco Esposito («basta una telefonata e questo campo è a vostra disposizione»). «Sicuramente verremo a inaugurarlo presto, il Pescara contro una vostra rappresentativa».Il top. Davvero, come dice il ministro, non esistono sogni impossibili. «Tutto merito di D'Alfonso, ha la parlantina e pure le idee» conclude un gruppo di pensionati che lo conosce da ragazzino. «Se potesse, farebbe anche di più», vanno avanti Di Biase, Nino Di Pietrantonio, Mario Miccio e Rocco D'Alfonso, che non è parente. «È un po' come Gaspari per Gissi». E Antonio Mancini: «Avere un Presidente della Regione, locale, è il top. L'unica pecca è che non è un compagno».


In città benedice la nuova casa del Pescara
Lotti definisce il progetto «bellissimo». Poi annuncia: «Ora bisogna pedalare per realizzare l'impianto»

PESCARA È un progetto «bellissimo, che fa sognare». E crea «grande aspettativa nel mondo del calcio e nella città. Ora però bisogna correre, pedalare, per la sua realizzazione. Siamo a un punto di partenza, non di arrivo». È il ministro dello Sport Luca Lotti a benedire il progetto del nuovo stadio che, dice, «si inserisce perfettamente nella riorganizzazione del mondo del calcio», dopo un ventennio in cui gli impianti sportivi «sono stati dimenticati dalla politica». Il cambiamento è già iniziato con i progetti lanciati per altri stadi, e qui pubblico e privato camminano insieme, dice soddisfatto il ministro. Ora si devono «controllare i passaggi» futuri e il governo farà la «sua parte» aggiunge Lotti. Risponde così a un appello del presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, il quale chiede di «entrare nell'agenda di riflessione a livello nazionale» e, nello stesso tempo, fa notare che le risorse «sono mobilitate dal privato», il che è un «valore». Più che a uno stadio, il Comune ha pensato «dal 2014 a una struttura polifunzionale capace di attrarre gente 7 giorni su 7. E ora si immagina anche una rivoluzione per la trasportistica pubblica», aggiunge il sindaco Marco Alessandrini. A fianco al lavoro per la nuova infrastruttura c'è quello per la «riqualificazione dello stadio Cornacchia e di tutta l'area», fa notare l'assessore Stefano Matteucci Civitarese, il che vuol dire che per Pescara si creano «due occasioni», come le definisce il progettista Giovanni Vaccarini. È lui a entrare nei dettagli, a parlare di uno «stadio verde», una «macchina complessa contenente la macchina sportiva. Un pezzo di città», sottolinea, «che deve essere vivo e usufruibile sempre, non solo nei giorni di gara». L'invaso dello stadio (con 21mila posti) sarà di 10 ettari, si scaverà il minimo possibile sul suolo, saranno assicurate la sostenibilità ambientale e l'accessibilità, oltre alle caratteristiche di visibilità. La pineta non sarà toccata, ma ampliata e protetta, e il fosso Vallelunga riqualificato. Ci saranno i parcheggi di scambio e una fermata ferroviaria e le possibilità di accesso saranno «moltiplicate».Lo spazio commerciale sarà di 20mila metri quadri. Un intervento da 70 milioni di euro che assicurerà «molti posti di lavoro», dice il presidente del Pescara Daniele Sebastiani che parladi realizzazione «entro il 2019». E con un impianto così si potranno aumentare «del 50% i ricavi delle società al botteghino, che qui sono di 1,2 milioni di euro l'anno». Si intravede quindi una possibilità di crescita «sia per la città sia per il club». «Una grande occasione, non un sogno», dice Umberto Sgambati, amministratore delegato Proger, parlando della «Pescaresitudine del nuovo stadio, che porterà la regione nel mondo».

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