PESCARA Tutti in silenzio. L'incontro pubblico per la presentazione del nuovo stadio di Pescara sta per cominciare. Al centro del tavolo, nella sala giunta del Comune, siede il ministro Luca Lotti, arrivato in città proprio per questo appuntamento. Al suo fianco c'è il presidente della Regione Luciano D'Alfonso, che fa gli onori di casa. È in quel momento che il capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli si alza dal suo posto in sala, raggiunge il tavolo e comincia parlare, sfilando dalla tasca una busta bianca. Tira fuori cento banconote da 500 euro l'una, cioè 50mila euro, divise in due pacchetti, che appoggia sul tavolo. Sono solo dei facsimile ma non è affatto un gioco. «Questa mattina avremmo dovuto essere entrambi in Tribunale», spiega. «Visto che siamo tutt'e due qui, ritengo utile anticipare i tempi. Sono venuto a consegnarle quanto da lei richiesto, così siamo pari. Mi raccomando li spenda bene, auguri». Si gira e va via, sottolineando che si tratta di «50 mila euro». È la somma che D'Alfonso ha chiesto a titolo di risarcimento danni dopo aver presentato in sede civile una querela per diffamazione nei confronti di Antonelli in relazione a una conferenza stampa di agosto sul «valzer di assessori nella giunta Alessandrini» di cui D'Alfonso sarebbe stato artefice. Dura tutto pochi istanti. L'imbarazzo è palpabile. Lotti non riesce a capire, a darsi una spiegazione per quella sceneggiata. Sembra quasi tentato di abbandonare la sala. Il sindaco Alessandrini si lascia sfuggire un sorriso. D'Alfonso si limita a dire poche parole, senza rispondere ad Antonelli. Spiega al ministro che nasce tutto da una richiesta di «50mila euro per delle parole dette». Poi fa sparire quei soldi dal tavolo, sbrigandosela con una battuta. «Speriamo che presto diventino veri», si augura pubblicamente.Muovendosi in una sala giunta affollata per la grande occasione, il capogruppo di fi non è riuscito a dissimulare una certa tensione, nonostante la premeditazione dell'incursione. E spiega. «Ho voluto restituire a D'Alfonso la stessa notorietà che lui ha voluto tributarmi con l'azione civile. E gli ho voluto comunicare che né io né i miei legali abbiamo partecipato alla richiesta di mediazione», prevista per ieri mattina. Invece il legale di D'Alfonso, Carla Tiboni, era presente. «Seppure in maniera plateale ho voluto lanciare un messaggio chiaro», dice sempre Antonelli. «Se quello di D'Alfonso è stato un tentativo neanche tanto velato di silenziare e intimidire l'opposizione, ha fallito. E gli unici 50 mila euro che riceverà da me nella sua vita sono questi. Nessun giudice», dice con convinzione, «mi condannerà mai per una battaglia politica condotta senza aver mai offeso né diffamato alcuno ma dando voce a un'opposizione rigorosa».