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Data: 26/10/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tasse, l'Abruzzo incassa anche dalle altre regioni

PESCARA Quanto incassano le regioni italiane dai trasferimenti dello Stato e quanto contribuiscono, attraverso le tasse dei cittadini, alla spartizione di questa grande torta sull'intero territorio nazionale. La differenza tra il dare e avere consente il calcolo del cosiddetto residuo fiscale che fermandosi alla sola aridità delle cifre non fa mancare alcune sorprese, come dimostra un recentissimo studio di Europolis (l'Istituto superiore di statistica della Regione Lombardia). Proprio la Lombardia è in testa al grafico con un residuo fiscale a proprio svantaggio di 54miliardi. In pratica, ogni cittadino verserebbe alle casse dello Stato 5.217euro che non rientrerebbero sul proprio territorio in termini di servizi ma sarebbero spalmati sulle altre regioni. Questione di grande attualità che riporta l'attenzione sul referendum popolare di domenica scorsa con cui il Veneto e la Lombardia hanno rivendicato la propria autonomia, soprattutto in materia fiscale. Nello stesso grafico, relegato nella parte bassa tra le regioni del Mezzogiorno, c'è l'Abruzzo con -1,3 miliardi circa di residuo passivo. In sostanza, la somma ricevuta in più dallo Stato in termini di trasferimenti rispetto a quanto versato a Roma (circa 10miliardi) attraverso una miriadi di voci ben note ai commercialisti: Irpef, Imu, imposte dirette, contributi da lavoro, dividendi, interessi su obbligazioni di imprese, investimenti all'estero, fitti di terreni e diritti legati allo sfruttamento di giacimenti di materie prime, trasferimenti in conto capitale, produzione di beni e servizi per uso proprio.
Tornando al grafico di Eupolis, troviamo l'Emilia Romagna alle spalle della Lombardia, ma piuttosto distanziata, con un residuo fiscale pari a 18,861miliardi, poi il Veneto (15,458), il Piemonte (8,606), la Toscana (5,422), il Lazio (3,775). Tra le regioni dal saldo negativo in termini assoluti c'è invece in testa la Sicilia (-10,617miliardi), seguita dalla Puglia (-6,419), la Calabria (-5,871), la Campania (-5,705), la Sardegna (-5.262), l'Abruzzo (-1.301), la Basilicata (-1.261) e il Molise (-614). Messa così, soffermandosi alla sola lettura dei dati, il quadro che emerge sembra dare ragione alle rivendicazioni dell'opulento Nord, che tira la carretta anche per gli altri. I soldi incassati dalla Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna, vengono infatti spesi soprattutto nelle altre regioni per far funzionare gli apparati giudiziari, garantire l'istruzione, la sanità, i servizi sociali e tanto altro. Ma c'è anche chi contesta questo metodo di calcolo, facendo osservare che ciò che lo Stato spende in una determinata regione ha spesso ricadute su tutto il territorio nazionale. Il mantenimento delle basi militari di Sigonella (in Sicilia) o in Puglia, è al servizio dell'intero Paese. I ministeri hanno sede a Roma e sono costosissimi, ma la loro funzione non è esercitata solo sulla regione Lazio. Lo stesso si potrebbe dire per le grandi infrastrutture, come l'Alta velocità o il futuristico ponte sullo Stretto.
Anche il laboratorio del Gran Sasso, nel cuore dell'Abruzzo, svolge una importante funzione di ricerca planetaria che valica non solo i confini regionali ma anche quelli nazionali. Così è anche un po' difficile farsi venire dei sensi di colpa per ciò che hai ricevuto dallo Stato rispetto a ciò che hai versato in termini di tasse e tributi. E parliamo solo di quelle nazionali, a cui bisogna aggiungere le imposte comunali e regionali, altissime in Abruzzo negli ultimi anni per via del piano di rientro della sanità e dei conti in dissesto di alcuni Comuni (come quello di Pescara), finiti in amministrazione controllata. I referendum per l'autonomia, su cui si sono già espressi i cittadini del Veneto e della Lombardia, preceduti da ciò che sta accadendo in Spagna e accompagnati dai fermenti indipendentisti che arrivano anche dalla vicina Emilia Romagna, hanno riportato il tema della fiscalità al centro del dibattito e della campagna elettorale.


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