VASTO Pubblicata la delibera 591 sul futuro dei Crivea e del Cotir. Si parla di definitiva dismissione. Lunedì 30 ottobre, nel corso di un incontro in Regione, il governatore Luciano D'Alfonso riferirà ai lavoratori i progetti in corso che dovrebbero garantire il riassorbimento di tutto il personale. Nel corso dell'assemblea straordinaria dei soci del Cotir, intanto, è spuntato fuori il nome di un nuovo commissario che avrà il compito di dismettere il centro ricerche.La vicenda del Cotir forse non è ancora arrivata sul tavolo del ministro Maurizio Martina e negli uffici dell'Unità per le aziende in crisi del ministero del Lavoro come promesso da Matteo Renzi ma a Pescara si lavora per il centro ricerche. Da Roma non arrivano notizie. In compenso il governatore D'Alfonso ha promesso chiarezza ai lavoratori e la pubblicazione di una delibera. L'atto deliberativo chiarisce molti aspetti. Il Cotir non ha futuro ed è destinato a chiudere. La Regione sta cercando soluzioni per i 30 dipendenti, ricercatori e non. Il 30, nel corso di un incontro a Pescara con i rappresentanti sindacali, D'Alfonso illustrerà meglio il futuro ai lavoratori dell'ente di ricerca vastese. «Comunque non saranno lasciati soli», ha assicurato il presidente. Quattordici dipendenti, assunti dopo aver vinto un regolare concorso non nascondono di confidare sulle decisioni che saranno prese dai giudici del tribunale davanti ai quali una settimana fa si è tenuta la prima udienza della causa contro la Regione per il riconoscimento giuridico di dipendenti pubblici. A giudizio dell'avvocato che li assiste, Carmine Di Risio, è uno status che spetta loro di diritto. Lo status garantirebbe ai ricorrenti la ricollocazione in un ente pubblico. Il 17 novembre arriveranno le prime risposte. I ricercatori e coloro che hanno una specifica preparazione scientifica devono prepararsi a lavorare eventualmente in trasferta qualora dovessero essere riassorbiti dal Crab di Avezzano, divenuto Centro unico di ricerca. Il 30 ottobre i lavoratori cercheranno di sollecitare il pagamento di almeno una parte degli emolumenti arretrati. Le mensilità non pagate sono 28. "«Molti di noi sono stati aiutati dalle famiglie e questo è triste. Vogliamo solo quello che ci spetta di diritto», hanno ribadito i 30 lavoratori. La loro storia è finita anche in Parlamento europeo e anche da lì dovrebbero arrivare presto novità.