ROMA Il governo apre ai sindacati sul delicato dossier pensioni. Ma la soluzione del nodo età della vecchiaia, che salirebbe a 67 anni nel 2019, potrebbe passare per un ulteriore ampliamento dell'Ape sociale, l'indennità in vigore da quest'anno per alcune categorie di lavoratori vicini alla quiescenza. Tra una settimana, il due novembre, Paolo Gentiloni incontrerà i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Il presidente del Consiglio risponde così positivamente alla richiesta delle confederazioni di essere ascoltate sui temi della previdenza e della manovra.
I CRITERI
A Palazzo Chigi, Camusso Furlan e Barbagallo ribadiranno la propria linea: lo scatto dei requisiti previdenziali legato all'aumento della speranza di vita va congelato, per definire criteri meno automatici che permettano di distinguere tra le varie mansioni lavorative. Ieri, Annamaria Furlan si è rallegrata del fatto che lo stesso Matteo Renzi abbia evocato una possibilità del genere. Perché si vada in questa direzione, servirebbe intanto un provvedimento legislativo che rinvii nel tempo la scadenza del decreto con cui i ministeri di Lavoro ed Economia devono recepire, entro fine anno, il dato demografico elaborato dall'Istat. È una strada indicata anche da autorevoli esponenti del Pd, con il segretario in testa: significherebbe di fatto rimandare la palla alla prossima legislatura e al governo che ci sarà in primavera. Ma vorrebbe dire anche avviare un percorso rischioso. È vero che il semplice slittamento di sei mesi del termine non comporterebbe di per sé nuovi oneri finanziari, restando formalmente fissata al primo gennaio 2019 l'entrata in vigore dei requisiti; però sullo sfondo ci sono le quantificazioni già fatte sull'impatto di una rinuncia al meccanismo dell'adeguamento automatico. Dal governo era trapelata la cifra di 1,2 miliardi nell'immediato, ma il presidente dell'Inps è andato molto oltre indicando 141 miliardi di maggiore spesa cumulata nell'arco di un ventennio, fino al 2040. Senza dimenticare che negli ultimi mesi da Fmi e Unione europea sono arrivate valutazioni un po' meno ottimistiche sulla stabilità del sistema previdenziale italiano, proprio a causa delle tendenze demografiche: in questo contesto anche una mossa di portata minima sarebbe vista come una marcia indietro rispetto alle riforme degli ultimi anni (proprio Elsa Fornero ha avvertito ieri che esiste questo rischio).
PIÙ FONDI
Il problema potrebbe essere aggirato con nuovo intervento sull'Ape social, l'indennità riservata a disoccupati, invalidi e persone impegnate nell'assistenza dei parenti disabili, lavoratori che svolgono mansioni faticose. Già con la legge di Bilancio attesa ormai da giorni in Parlamento questo strumento viene reso più facile (dal prossimo anno) per le lavoratrici madri e i precari, con conseguente aumento della dote finanziaria di 80-90 milioni l'anno dal 2018. Mentre per via amministrativa l'Inps sta rimuovendo alcuni vincoli che finora avevano portato alla bocciatura di oltre metà delle domande presentate quest'anno. Un'ulteriore passo potrebbe riguardare lavoratori come gli edili, tra i più penalizzati dall'innalzamento dell'età dato il tipo di impegno: rientrano tra le mansioni faticose dell'Ape social ma per moltissimi di loro il requisito contributivo di 36 anni è troppo severo.