L’AQUILA - L’Italia ha una nuova legge elettorale “mista”, il cosiddetto “Rosatellum 2.0”, che tra qualche mese eleggerà un terzo delle nuove Camere con il maggioritario e due terzi con il proporzionale, e l’Abruzzo comincia a interrogarsi sulla campagna elettorale che verrà e su chi candidare, dove e come.
Con il maggioritario torneranno infatti, come non avveniva dal 2001, gli scontri diretti tra nomi, nei collegi cosiddetti uninominali, dove la singola persona dovrà prendere più preferenze dei concorrenti per spuntarla; da questi "derby" verranno eletti 5 deputati e 2 senatori abruzzesi, appunto un terzo del totale.
Dall’altra parte, nei listini bloccati da 4 posti del proporzionale ci saranno i cosiddetti “nominati”, eletti non sulla base delle preferenze ma uno dopo l’altro, in ordine di lista, tanto più verrà gettonato il simbolo di partito, come nel discusso “Porcellum”. E da questo sistema arriveranno gli altri 9 deputati e 5 senatori, per un totale di 14 che porta il complessivo ai “famosi” 21 onorevoli abruzzesi.
Le strategie partiranno presto, ma sono ancora impossibili da abbozzare fin quando il governo non avrà emesso, con un proprio decreto legge, come previsto dalla nuova norma, entro 30 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, la nuova “geografia” dei collegi, ripartiti in base alla popolazione, una mappa determinante per ogni mossa futura.
Comunque, secondo quanto appreso da AbruzzoWeb, si può già avere un primo scenario di partenza che verrà, poi, ufficializzato dall’esecutivo Gentiloni.
Per quanto riguarda la parte del maggioritario, alla Camera ci dovrebbero essere 5 collegi, secondo la vecchia ripartizione della legge “Mattarellum” (all’epoca, però, valida per palazzo Madama), con la peculiarità di agganciare la Valle Peligna al Chietino, che verrà diviso.
Al Senato, invece, ci saranno solo 2 collegi, L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara, confermando lo scenario ipotizzato dal defunto “Italicum” (in quel caso per Montecitorio, insomma tutto invertito).
Più snella la parte del proporzionale: i probabili collegi dovrebbero essere 2 alla Camera (L’Aquila-Teramo e Chieti-Pescara) e 1 unico per il Senato.
Su questo panorama, se confermato, si giocheranno tutte le sfide. I “campioni” delle preferenze potranno scendere in campo con il maggioritario, e si assisterà a una campagna elettorale di cui si è persa memoria da 15 anni, basata sugli scontri diretti e sulla proposta di un personaggio e di una personalità politica piuttosto che altri. Alla fine i numeri dei più e meno votati saranno schiaccianti e lapidari.
Al contrario, nel proporzionale la “guerra” ci sarà soprattutto per entrare nelle liste visto che, come dettato dalla Corte Costituzionale, sono volutamente snelle per rendere riconoscibile chi si va a votare barrando il simbolo; ma una volta dentro, si potrà fare campagna promuovendo il messaggio del partito o della coalizione, insomma il programma più che se stessi.
Cionondimeno, serviranno comunque anche qui dei “cavalli di razza”, per portare acqua al proprio mulino nel momento in cui i partiti sono ancora in crisi nera di fiducia e capillarità sui territori.
Secondo gli analisti, dal momento che premia le alleanze in coalizioni, in relazione alla fase politica generale questa nuova legge potrebbe favorire leggermente il centrodestra, che si è mostrato più unito superando il dualismo tra Forza Italia e Noi con Salvini, aggregando la destra storica di Fratelli d’Italia e quel che resta del centrismo dell’Unione di centro, e trovando l’unità (e la vittoria) spesso nelle amministrative, in Abruzzo caso di scuola di ciò L’Aquila.
Il centrosinistra pagherebbe l’elemento divisivo renziano, che rende difficile la colloquialità con i vari pezzetti di sinistra, da Articolo 1 a Possibile fino a Rifondazione, peraltro anch’essi pure in dissenso tra loro.
Per non parlare del Movimento 5 stelle, che ha la forza massima nel simbolo, ma non si allea e nel maggioritario, salvo una manciata di nomi, non ha veri e propri pezzi da 90 da schierare.
Ma queste sono considerazioni generali, destinate a ribaltarsi più e più volte fino alla data del voto.
Ci sarà da fare i conti anche con le soglie di sbarramento. I partiti dovranno ottenere almeno il 3 per cento dei voti su base nazionale, questo taglia la testa a tentazioni civiche a meno che non si aggreghino in un grande (e complicato) contenitore nazionale.
Se i partiti si presentano alleati in una coalizione, quest’ultima dovrà raggiungere almeno il 10 per cento dei voti su base nazionale. I partiti che non raggiungono questa soglia non eleggeranno alcun parlamentare.
Peserà, inoltre, l’assenza del voto disgiunto: se si sceglie un proprio beniamino nel maggioritario, non si potrà votare un altro partito e quindi un altro listino per il proporzionale.
Non ci sarà neanche la possibilità di astenersi in parte: se si vota solo il candidato di collegio, lasciando in bianco il proporzionale, i suoi voti totali andranno comunque ad accrescere il “peso” della coalizione di liste che lo sostiene; se invece si vota solo la lista, il voto si estende anche al candidato del maggioritario.
I PROBABILI COLLEGI PER LA CAMERA
MAGGIORITARIO
Sulla base del decreto legislativo numero 535 del 20 dicembre 1993, che fissava i collegi per il Senato del “Mattarellum”.
Abruzzo 01: L’Aquila, Marsica, Alto Sangro
Abruzzo 02: quasi tutta la provincia di Teramo
Abruzzo 03: quasi tutta la provincia di Pescara e con Silvi
Abruzzo 04: Chieti e i comuni vicini dell’interno, comuni pescaresi interni (Popoli, Bussi), Valle Peligna con Sulmona e Scanno
Abruzzo 05: comuni chietini della costa, Francavilla, Vasto, Ortona, San Salvo, e dell’interno, Lanciano, Atessa
PROPORZIONALE
Abruzzo 01: province dell'Aquila e Teramo
Abruzzo 02: province di Chieti e Pescara
I PROBABILI COLLEGI PER IL SENATO
MAGGIORITARIO
Sulla base del decreto legislativo numero 122 del 7 agosto 2015, che fissava i collegi per il Senato dell'“Italicum”.
Abruzzo 01: province dell'Aquila e Teramo
Abruzzo 02: province di Chieti e Pescara
PROPORZIONALE
Abruzzo: tutto il territorio regionale