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Pescara, 24/07/2024
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Data: 30/10/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Bonifica Bussi. La posizione della Regione sulla proposta della società. Parla Gerardini «Progetto da rivedere i veleni vanno rimossi». Ed è polemica sui fondi regionali spostati sulle strade provinciali

PESCARA «Non possiamo trattare la discarica Tremonti con la camomilla. Bisogna assolutamente attuare una soluzione più radicale e rimuovere una parte dei rifiuti. Non vorrei sparare a zero, ma almeno un terzo della massa è interessata alla rimozione». La soluzione proposta dalla Edison per la bonifica della discarica dei veleni di Bussi non convince la Regione. Non basta separare il terreno contaminato dalla falda acquifera ricorrendo a una lastra di plastica. Così come è poco rimuovere solo lo 0,4 per cento dei rifiuti. Neanche il cosiddetto tombamento, cioè la creazione di un'enorme vasca isolata dalla falda, sarebbe sufficiente. L'unica soluzione è rimuovere i veleni di Bussi. A dirlo è Franco Gerardini, massimo dirigente regionale in materia di rifiuti, che nell'intervista spiega, anticipandole al Centro, le controproposte della Regione alla Edison. Lo fa a 24 ore dalla riunione tecnica convocata al ministero dell'Ambiente dalla funzionaria Laura D'Aprile per valutare, osservare e quindi modificare, il piano presentato dalla Edison Spa.Di questo progetto che arriva con dieci anni di ritardo colpiscono due aspetti, il primo è che prevede la rimozione solo dello 0,4 per cento della massa rifiuti, il secondo è che lì sotto c'è la falda acquifera probabilmente più grande d'Abruzzo, lei cosa ne pensa?«Stiamo studiando altre soluzioni. Una parte di questi rifiuti deve obbligatoriamente essere rimossa, ed è tutta quella porzione che interferisce sul sistema falda-fluviale. L'asportazione diventerebbe il migliore intervento per non avere più pericoli su potabilità delle acque e qualità della vita».Quindi cosa intende fare la Regione?«Lunedì (oggi ndr) ci confronteremo con l'Arta. Abbiamo già elaborato alcune proposte e una serie di richieste di chiarimenti che, come abbiamo concordato con il ministero, saranno presentate martedì nella conferenza istruttoria, un incontro di lavoro con tutte le altre parti interessate».La Edison propone una soluzione che comporta una lastra di plastica sistemata in prossimità del fiume che raggiunge i 20 metri di profondità il cui scopo sarebbe quello di trattenere i rifiuti e di evitare la contaminazione delle acque. Lei cosa ne pensa?«Riteniamo che non sia una soluzione sicura, le situazioni di Bussi sono influenzate non solo da un punto di vista geologico ma anche da un punto di vista idrogeologico. Lì sotto c'è il travertino, ci troviamo di fronte a barriere permeabili. Quindi la plastica non basta».L'alternativa alla rimozione è anche il tombamento dei rifiuti. E' possibile creare un'enorme vasca con una base che isoli la massa contaminata dalle falde acquifere?«Se c'è il travertino neanche il tombamento risolve la situazione. L'unica soluzione resta la rimozione almeno dei rifiuti a contatto con il sistema fluviale. Ed era la proposta fatta all'ex commissario Adriano Goio, quando abbiamo dato parere contrario alla palancolata».Che cosa è la palancolata? «E' una struttura in ferro che scende fino a 30 metri di profondità già realizzata e costata 4 milioni di euro. Ma questa struttura si poggia sul travertino, quindi non è efficace. Le analisi dell'Arta, infatti hanno confermato che a valle della palancolata ci sono ancora situazioni di criticità».Passiamo alla caratterizzazione, le analisi delle sostanze che hanno contaminato il terreno: la Edison ritiene che siano rifiuti non pericolosi. Anche in questo caso le chiediamo un parere.«I rifiuti sono stati classificati in base a dei codici. Ma se ci fosse un sistema geologico fatto di marne grigio-scure che sono assolutamente impermeabili e costituiscono una barriera, si potrebbe pensare a una messa in sicurezza permanente, cioè un'alternativa alla rimozione, al di là del fatto che i rifiuti siano o no pericolosi. In Italia ci sono decine di questi interventi. Qui invece siamo di fronte a un sistema fluviale molto articolato che alimenta un bacino di oltre 200mila persone a valle e questo impone l'intervento radicale. Potrebbe anche andare bene non togliere tutti i rifiuti considerato il costo elevato dell'intervento. Ma la parte della massa più vicina al fiume va rimossa».Cosa intende fare domani la Regione?«Eserciteremo un'azione di convincimento affinché Edison faccia una attività di bonifica certa».E' possibile calcolare la quantità di terreno contaminato da rimuovere, considerando che la Tremonti è composta da 150 mila metri cubi di materiale e che la Edison propone di toglierne lo 0,4 per cento?«Ripeto l'unica soluzione è la rimozione di almeno un terzo della massa cioè 50mila metri cubi».In questi giorni, alla vigilia della riunione del tavolo tecnico, si sta sviluppando un dibattito sul decisione della Regione di trasferire i fondi pubblici destinati alla bonifica di Bussi, previsti dal masterplan, alla manutenzione delle strade franate. La Regione infatti ritiene certo l'intervento della Edison. E' così?«Queste risorse del Masterplan costituiscono un programma di lavoro, somme che devono essere spese ma che rischiano di essere perse, visto che le indagini su Bussi sono ancora in corso. C'è comunque la possibilità di reperire da altre voci, rimodulando il programma del Masterplan, i soldi pubblici necessari, nel momento in cui la Edison dovesse tirarsi indietro».Esiste questo rischio? In altre parole ipotizziamo che in Cassazione le condanne del processo di appello cadano in prescrizione, cosa che accadrà in primavera, la Edison è ancora tenuta alla bonfica?«La prescrizione annulla la responsabilità penale ma la procedura di bonifica è già incardinata, e sotto questo punto di vista la responsabilità della Edison è certa. Non voglio essere troppo ottimista, ma mi sembra che la Edison si sia espressa con la Regione e il presidente D'Alfonso. Ha preso un impegno d'onore, ora vediamo se lo mantiene».


Ed è polemica sui fondi regionali spostati sulle strade provinciali

PESCARA Fa discutere la decisione della regione, anticipata dal Centro la scorsa settimana, di spostare 18,5 milioni di euro destinati dal masterplan alla bonifica di Bussi sulle strade provinciali per il loro rifacimento. Decisione presa perché sarà l'Edison a farsi carico dei costi della bonifica. Ieri sulla questione hanno polemizzato il consigliere di Forza Italia Mauro Febbo ed Enzo Del Vecchio, segretario particolare del presidente della Regione. Da segnalare anche l'intervento sul suo profilo facebook di Cristina Gerardis, ex direttore generale della Regione Abruzzo e avvocato dello Stato nel processo di Bussi. «Spero che questa decisione di utilizzare lo stanziamento Masterplan Abruzzo destinato alle aree del sito di Bussi ad altre finalità, pur meritevoli», scrive Gerardis, oggi capo dell'ufficio legislativo del ministero dell'Agricoltura, «non pregiudichi gli interventi di competenza degli enti, che non sono certo azzerati dalla presenza in conferenza dei servizi dell'attuale proprietario della discarica abusiva Tremonti. Ricordo infatti» prosegue Gerardis «che il sito ricomprende aree pubbliche, sulle quali certamente il privato non interverrà e che soprattutto a quelle erano destinatele le risorse. Mi risulta inoltre che il progetto del privato sia ancora al vaglio del ministero dell'Ambiente e che qualitativamente e quantitativamente abbia suscitato delle perplessità, soprattutto se confrontato con i dati assolutamente allarmanti acquisiti nel processo penale. E non dimentichiamo», aggiunge la Gerardis, «che quello stesso soggetto privato si dichiara incolpevole, declinando ogni obbligo risarcitorio. Sul giudizio pende il suo ricorso per Cassazione. Quando ho sottoscritto la delibera con quello stanziamento per Bussi ero sinceramente contenta che la Regione considerasse un suo problema quell'area così pesantemente contaminata, mettendoci "del suo" in un documento per lo sviluppo e il risanamento del territorio» dice Gerardis. Che conclude: «Gli ecoreati nel nostro caso sono più che conclamati: ora è il tempo delle bonifiche». Ieri, come detto, Del Vecchio ha risposto a Febbo che denunciava lo spostamento dei fondi. «I fondi sottratti (18,5 milioni di euro)», ha scritto Febbo, «si vanno a sommare a quelli unici certi della delibera Cipe (Governo Berlusconi) di 40 milioni di euro già di per sé insufficienti per lo smaltimento del sito Tremonti, per cui si deve ancora definire quale sarà il risarcimento della Edison». Per Del Vecchio «L'amministrazione regionale ha agito alla luce del sole dando ripetuta comunicazione rispetto allo switch dei fondi per Bussi». La bonifica, spiega, spetta alla Edison e le risorse regionali «prima destinate a questo scopo possono essere utilizzate per altre finalità».Nello specifico, Del Vecchio ricorda a proposito della delibera oggetto della discussione, la n. 565 dell'11 ottobre scorso, che è stata pubblicata da oltre due settimane sul sito della Regione. «In essa viene effettuata una riprogrammazione di due interventi previsti nel Masterplan e cioè l'intervento PSRA43 - Bonifica sito di Bussi, e PSRA54 - Completamento bike to coast and inside, per destinare parte delle risorse alle criticità della situazione viaria provinciale». Quanto al progetto dell'Edison per Bussi, «si può discutere nel merito del piano», dice Del Vecchio, «e la Regione si farà parte attiva affinché venga assicurato un risanamento completo del sito».

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