BUSSI È il giorno di Tremonti. Oggi la discarica abusiva di rifiuti industriali, passata alla storia come la più grande d'Europa, approda al Ministero dell'Ambiente con la conferenza dei servizi convocata per esaminare il progetto di bonifica presentato dalla Edison, proprietaria dell'area contaminata. Dopo il capping e le palancole dell'era commissariale, si comincia a parlare di bonifica? Interrogativo d'obbligo, alla luce delle novità della vigilia. Bocciato dal Forum H2O e decurtato dei 20 milioni stanziati dalla Regione con il Masterplan a favore di interventi sulle disastrate strade provinciali, il piano Edison non sembra convincente. Due le questioni cruciali che animano la vigilia dell'incontro romano. La prima riguarda il dirottamento dei 20 milioni di euro, svelato nei giorni scorsi. Un provvedimento destinato a suscitare reazioni a catena. «Spero era stato il commento di Cristina Gerardis, ex direttore generale della Regione e avvocato dello Stato nel processo Bussi - che la decisione di utilizzare lo stanziamento Masterplan Abruzzo destinato alle aree del sito di Bussi ad altre finalità, pur meritevoli, non pregiudichi gli interventi di competenza degli enti».
LA VERSIONE DELLA REGIONELa replica della Regione, impegnata da giorni a mettere pezze, arriva ieri da Vincenzo Rivera, direttore generale e Franco Gerardini, dirigente del servizio Rifiuti: «Lo spostamento è stato reso possibile in quanto le risorse si realizzano attraverso la copertura economica del privato titolare del dovere contrattuale, Edison spa, poiché con propria programmazione di fondi privati procede alle attività di bonifica». Come dire: paga Edison, dunque i 20 milioni non servono. Il ragionamento si scontra con altre questioni di rilievo. Una fra tutte: che tipo di bonifica sarà? Anche da Gerardini arriva uno stop al piano Edison: «Riteniamo che quella proposta dalla Edison, in pratica una lastra di plastica in prossimità del fiume, non sia una soluzione sicura. Le situazioni di Bussi sono influenzate non solo da un punto di vista geologico, ma anche da un punto di vista idrogeologico. Lì sotto c'è il travertino, ci troviamo di fronte a barriere permeabili e il tombamento non risolve la situazione». L'unica soluzione per Gerardini è la rimozione di almeno un terzo della massa dei rifiuti, equivalente a 50mila metri cubi.
SILENZIO SUGLI ALTRI SITIIl progetto Edison non convince nemmeno il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta: «Il capping e le palancole, a mio avviso, non servono. L'unica cosa da fare è togliere i rifiuti dalle buche mappate, note a tutti e da molto tempo. Quanto ai fondi per la bonifica ad oggi non è ancora dato conoscere il costo definitivo. E i 20 milioni della Regione erano un anticipo per interventi da realizzare a danno di Edison». Tutti nodi che la conferenza di oggi avrà il compito di sciogliere. Il Ministero dell'ambiente di nodi da sciogliere sul caso Bussi ne ha anche un altro. E di un certo peso: la bonifica delle discariche 2A e 2B sulla quale, dopo la nomina del responsabile unico del procedimento della gara europea, è sceso il silenzio. In ballo ci sono 50 milioni di euro per la bonifica e la reindustrializzazione dell'ex iprite.