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Data: 31/10/2017
Testata giornalistica: Il Centro
«Sulle Fontari si rischia di perdere i soldi Ue». L'allarme delle associazioni #SaveGranSasso e Progetto Montagna. Tatone: gestione arbitraria e priva di logica al Ctgs e ora è allarme sui fondi

L'AQUILA «Una gestione arbitraria e priva di logica, quella del Centro turistico Gran Sasso, e ora a rischio ci sono i fondi europei».Sulla nuova seggiovia delle Fontari, e su come sono stati gestiti progetto e risorse, vanno all'attacco le due associazioni #SaveGranSasso e Progetto Montagna. Lo spunto sono le dichiarazioni rilasciate al Centro dal direttore dei lavori Marco Cordeschi, che ha sottolineato le attuali lentezze sul fronte del procedimento amministrativo, mentre va spedito il cantiere che sta realizzando il nuovo impianto, per permettere l'avvio della prossima stagione invernale.LA STORIA. Nel 2015 il Parco Gran Sasso Laga ha rigettato il progetto di sostituzione della seggiovia, che prevedeva un nuovo tragitto, più lungo, per mettere in collegamento la zona della Scindarella con l'imbarco della funivia. «Quella doccia fredda», afferma Fausto Tatone, del comitato #SaveGranSasso, «fece scoppiare le ire del sindaco Massimo Cialente, quelle del cda del Parco, creando una spaccatura interna non da poco, e poi quelle della popolazione e delle associazioni ambientaliste. Si arrivò cosi verso l'autunno abbastanza sicuri che tra la mera sostituzione e il nuovo progetto si scegliesse la strada della mediazione, con una terza soluzione da trovare a tavolino. Ma così non fu. Il nuovo progetto fu ritirato dall'amministratore unico del Ctgs Fulvio Giuliani, prima che potesse andare in discussione alla commissione di Valutazione di impatto ambientale (Via), che avrebbe potuto rivedere, scavalcare o mediare il parere degli uffici tecnici del Parco. Insomma», sottolinea Tatone, «l'augurata strada della via di mezzo non venne neanche intrapresa, in barba anche alle normative europee, che prevedono un'ampia discussione delle soluzioni alternative di un progetto in aree Sic e Zps».I FONDI. «Si usò la scusa dei fondi Par-Fsc per azzittirci», continua Tatone, «perché, così ci fu detto, rischiavano di essere persi decorso il 31 dicembre 2015, se non fosse partito il cantiere». I lavori sono iniziati lo scorso 10 luglio.«Circa 2,5 milioni vennero assegnati al progetto dalla Regione», spiega Tatone, «ai quali vanno ad aggiungersi altri 5,2 milioni di fondi Cipe, già in cassa, per completare l'opera, prevista per 7,7 milioni. Così, a gara ormai affidata, con regolare bando, si passò da un progetto di 1,4 chilometri ad uno di mera sostituzione di soli 900 metri circa allo stesso prezzo».«Un danno economico pazzesco, che le intricate maglie del codice degli appalti non hanno permesso di rivedere. Ma che fine hanno fatto quei 2,5 milioni? Dai recenti controlli effettuati sui conti del Ctgs, non ce n'è traccia».IL RISCHIO. «Dall'esamina attenta del disciplinare previsto per i fondi Par-Fsc», aggiunge Tatone, «emerge che entro la data di avvio dei lavori e successivamente per altri 5 step dovevano essere richieste le rispettive anticipazioni. Quindi, ad oggi, dovevano essere stati richiesti almeno 3 stati di avanzamento dei lavori (Sal) su 6, per un importo complessivo di circa 1,3 milioni. È stato fatto? No, e siamo fortemente preoccupati, perché il disciplinare prevede una serie di cavilli, limiti, rivalse, more e ammende, del tutto legittimi in un finanziamento europeo, che potrebbero comportarne la revoca, con dei danni economici incalcolabili. Insomma, ci ritroviamo un progetto che non volevamo per non perdere 2,5 milioni, ma è costato circa 1,5 milioni in più e rischiamo di perdere la differenza».«Purtroppo», conclude Tatone, del comitato #SaveGranSasso, «un altro pessimo esempio di come si stanno trattando le tasse dei contribuenti, i progetti di sviluppo europei e le casse disastrate di una società pubblica».

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