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Data: 02/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Manovra, Pd all'attacco: confermare il bonus bebé e basta diktat dell'Inps

ROMA Correzioni, aggiustamenti, variazioni negli stanziamenti per rendere concrete alcune misure per ora prive, o quasi, delle necessarie risorse. La manovra di Bilancio non ha ancora iniziato il suo percorso a palazzo Madama e già piovono le richieste non solo delle opposizioni, ovvie, ma della stessa maggioranza. Hanno cominciato ieri l'altro i centristi di Ap.
IL CONSENSO
I ministri del partito, Angelino Alfano e Beatrice Lorenzin hanno licenziato il testo in consiglio dei ministri, ma i due capigruppo Bianconi e Lupi la giudicano invotabile se non verranno inserite misure a favore della famiglia. A cominciare dal bonus bebè che è saltato - rispetto a quanto era previsto lo scorso anno - e di cui ora anche diciassette senatori cattolici del Pd ne chiedono la reintroduzione. Stessa solfa nella richiesta di ampliare la rottamazione delle cartelle esattoriali o nella richiesta di rendere annuale lo spesometro. Emendamenti bipartisan che nella Commissione Bilancio, presieduta da Giorgio Tonini, rischiano di passare con un consenso talmente ampio da rendere difficile la correzioni in aula.
Discorso a parte merita il rinvio di sei mesi dell'innalzamento dell'età pensionabile. Su questo punto nei giorni scorsi a metterci la faccia è stato lo stesso Matteo Renzi: «A fronte di un aumento che scatta nel 2019 e di una richiesta di Camusso, Furlan e Barbagallo di prenderci sei mesi per vedere come va e poi decidiamo, noi abbiamo detto di sì».
I DATI
Oggi potrebbe toccare proprio a Paolo Gentiloni comunicare ai sindacati il ripensamento che tanto fa storcere il naso all'Inps. Ma con Tito Boeri e il Nazareno c'è una partita aperta da tempo. Sostiene Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, che «una riflessione va fatta anche perché l'Inps continua a fornire dati che alla prova risultano incompleti e inesatti». Il riferimento è ai numeri delle salvaguardie necessarie per colmare i buchi della legge Fornero. «Oltre 30 mila per l'ottava, sosteneva l'Inps mentre alla fine se ne contano 15 mila», sostiene l'ex ministro Damiano. Il sospetto è che anche nei dati sull'innalzamento delle aspettative di vita ci sia qualcosa che non quadra e che otto mesi in più possano servire anche per verificare i criteri seguiti per procedere all'innalzamento.
Probabilmente quando alla Conferenza di Napoli della scorsa settimana il segretario del Pd rivendicava il primato della politica rispetto ai tecnici, non si riferiva solo alla vicenda di Bankitalia ma anche alle linee e ai dati che Inps, Istat e Ragioneria forniscono all'esecutivo e al Parlamento. D'altra parte anche la semplificazione per l'accesso all'Ape social, sollecitata da Mdp, punta a rendere più amplia la platea immaginata dai tecnici.
IL SENTIERO
Martedì il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan incontrerà in seduta comune i componenti delle commissioni Bilancio di Camera e Senato e sempre martedì la Commissione Europea dovrà dire se ritiene sufficienti le spiegazioni fornite dall'Italia alle osservazioni per poi esprimere a fine mese un giudizio più definitivo sul testo votato al Senato. Il rischio di una bocciatura non sembra dietro l'angolo anche se l'aumento del debito continua a preoccupare Bruxelles, ma proprio per questo il governo è impegnato a difendere la manovra dagli assalti elettorali che in parte l'hanno già stravolta.
C'è da aspettarsi però che i partiti tenteranno di allargare il più possibile «il sentiero stretto» seguito dal ministro Padoan nella sua non facile definizione. Un'eventualità che potrebbe farsi ancor più concreta qualora il verdetto delle elezioni siciliane sarà negativo per i partiti della maggioranza. Tanto più se la vittoria dovesse essere del candidato pentastellato.
La manovra - malgrado le promesse iniziali - è tutt'altro che snella visto che giorno dopo giorno è lievitata sino a contare 120 articoli. In Commissione la maggioranza c'è solo con l'apporto di Ala, ma alla fine problemi di numeri a palazzo Madama non dovrebbero esserci anche per il tentativo del Pd di accorciare le distanze con gli scissionisti di Mdp che continuano a chiedere «segnali» su pensioni, superticket (probabile una graduale riduzione) e jobs act per votare anch'esso la legge di Bilancio permettendo una chiusura ordinata della legislatura. Come sollecitato dal Capo dello Stato e dal presidente del Consiglio. Difficile sostenere ad oggi se l'eventuale voto di Mdp, in Commissione e poi in Aula, sulla legge di Bilancio possa trasformarsi in un'alleanza elettorale.

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