PALERMO Gli impresentabili sono rimasti a casa. Ma non tutti e comunque «se non li volete votare non li votate», consiglia Silvio Berlusconi. La candidata azzurra Marianna Caronia, indagata per corruzione, siede tra i big delle prima file qui al Teatro Politeama per il classico show palermitano del Cavaliere. Due passi più in là c'è Giovanni Lo Sciuto, detto il ras di Castelvetrano, che è il paese del super latitante Matteo Messina Denaro. C'è Francesco Cascio, ex presidente dell'assemblea regionale, su cui pesa una condanna a due anni e otto mesi per corruzione. Per non dire del fratello di Totó Cuffaro, che si chiama Silvio, in grande spolvero anche se Musumeci non lo ha voluto mettere in lista e anche per questo Vasa Vasa (assente) non ama il candidato governatore.
Berlusconi attacca i 5Stelle così: «Vogliono rendere povera e giustizialista la Sicilia, e chi li vota non ragiona». Il teatro è pieno. Le donne palermitane gli urlano: «Sei bellissimo». E lui: «Pure voi». Senza che Francesca Pascale, in prima fila affianco al futuro eventuale super-assessore Gaetano Armao («che persona sapiente e simpatica», dice lei), si ingelosisca. C'è Gasparotti in regia. E una gran quantità di promesse che Berlusconi rivolge ai presenti: «Quando torneremo a Palazzo Chigi.... Aboliremo il bollo auto per la prima macchina e le tasse sulla prima casa, via pure su donazioni e successioni, mille euro di pensione minima. I giudici non potranno chiede l'appello contro chi è stato assolto. Separeremo le carriere dei magistrati. E la custodia cautelare ci sarà solo per chi ha compiuto atti di sangue, gli altri pagheranno solo una cauzione moderata».
Silvio cita spesso Salvini. «La coalizione c'è. Ed ecco il programma che ho sottoposto a Salvini e Meloni e che loro hanno condiviso». Poi: «Siamo d'accordo che nel nostro governo ci saranno soprattutto ministri presi dalla società civile, più 3 di Forza Italia, 3 della Lega e 2 di Fratelli d'Italia». Peccato che, da un altro angolo di Sicilia, Salvini neghi: «Squadra di governo? Ministri? Non ne abbiamo mai parlato».
CORPO A CORPO È un continuo corpo a corpo tra Silvio e Matteo questa fase finale di campagna siciliana. Come dimostra la telenovela dei palchi separati oggi a Catania. Tre palcoscenici divisi, e non comunicanti, per Berlusconi, Salvini e Meloni. L'altro giorno Salvini aveva detto che oggi sarebbe andato a salutare Silvio a Catania. Ma Silvio gli ha fatto arrivare la voce che non voleva farsi vedere con lui sul proprio palco. Matteo ieri ci ha riprovato, e ha invitato il Cavaliere al suo comizio ma Silvio non ne vuole sapere. Vorrebbe che Salvini non fosse neanche venuto qui in Sicilia. Una foto pubblica con lui nella medesima piazza significherebbe per il leader azzurro equiparare Salvini a sé stesso come guida della coalizione. Ed è esattamente ciò a cui Salvini mira. Dopo l'ennesimo niet di Silvio, Salvini si offende e dice: «Ho già sette appuntamenti, non ho tempo per incontrare anche Berlusconi. Al limite, ci facciamo una spaghettata notturna io, lui e Giorgia dopo i rispettivi impegni». E così sarà. I tre leader si vedranno lontano dalle telecamere che possono fotografare un abbraccio che loro non si sentono affatto di fare. È stata messa in scena così tra Palermo e Catania un'opera dei pupi, ma nessuno dei tre attori è siciliano.
Intanto nel comizio al Politeama, Berlusconi grida «no al trasformismo» e annuncia che «faremo una riforma per impedire il cambio di casacca» e da un palco in alto l'applauso più fragoroso è quello di Mimmo Scilipoti. E si spellano le mani anche i Genovese, padre e figlio. Lui, Francantonio, ras delle preferenze a Messina, arrestato per lo scandalo dei corsi di formazione, è passato dal Pd (era segretario regionale) a Forza Italia e ora ha messo nella lista azzurra il figlio Luigi, 22 anni, che parte da un bottino sicuro di 10mila preferenze e ripete agli amici la sua battuta migliore: «Mi sento abbastanza incensurato». Intanto Berlusconi, con questo teatro pieno ma la verve dei tempi d'oro presenta striature vintage, sta mandando a Salvini il messaggio che più gli sta a cuore: se Musumeci vince sarà Forza Italia e non la Lega («ma arrivano al 2%») ad averlo reso governatore. Se invece il Carroccio dovesse andare sorprendentemente bene in Sicilia, i rapporti Silvio-Matteo in chiave nazionale diventeranno ancora più complicati.
Di Maio al Cav: mio padre la votava ma la rivoluzione liberale la farò io
ROMA La rivoluzione liberale, ricordate? La vuole fare il Movimento 5Stelle. L'annuncio arriva dal candidato premier Luigi Di Maio che ieri in Sicilia, in un impeto elettorale, ha girato apposta un video messaggio diretto a Silvio Berlusconi che in quel momento aveva appena chiuso il suo comizio al Politeama di Palermo. Nel filmato Di Maio è a mezzo busto, dietro di lui nulla, il tono è confidenziale, da rottamatore a rottamando. Perché nel video Di Maio dice al Cav che lo rottamerà. Quanti déja vu in così poco tempo. C'è una parola che il vicepresidente della Camera sfodera per la prima volta in pubblico con una certa sicurezza: illiberale, e la usa quando parla di tasse e imposte. Il video è su Facebook, ma la sostanza è puri anni Novanta. E c'è anche un collegamento sentimental famigliare che spiega la rottamazione di Di Maio lo dice all'inizio del suo video: «Presidente Berlusconi, lei è in Sicilia con la sua banda di impresentabili per battere Giancarlo Cancelleri, io premetto una cosa: lei Berlusconi è stato votato da mio padre negli anni perché si aspettava la rivoluzione liberale in Italia, mio padre, come suo elettore. Poi non ha messo mano seriamente alla tassa di successione che per noi è illiberale, non ha messo mano alle tasse per le imprese e non ha fatto quello che si doveva fare per la casa. Lei ha utilizzato Equitalia contro le imprese, lei sostenendo il governo Letta ha reintrodotto l'Imu, non ha abolito l'Irap e sempre lei è quello che ci dice che si deve reintrodurre il vincolo di mandato ma il suo partito ha fondato lo Scilipotismo e soprattutto il suo partito sta imbarcando gente alla Camera dal gruppo misto e anche da altri partiti anche nostri ex parlamentari che sono passati al misto lei se ne è presi».
CAPO POLITICO La Sicilia come campo di battaglia generazionale, insomma. Nel libro Soli al comando di Bruno Vespa, in uscita il 3 novembre, Di Maio inoltre offre contorni più precisi al suo nuovo ruolo di capo politico che prevede, novità, lo studio delle nuove regole per le ricandidature: «Io presenterò il simbolo alle elezioni - dice - individuerò i criteri per la formazione delle liste per la partecipazione alle elezioni, sceglierò, cioè, i criteri di selezione dei candidati, stabilirò l'indirizzo politico del Movimento in campagna elettorale, recependo le istanze dei cittadini». A Beppe Grillo rimarrà il compito di garante che «fa rispettare le regole interne e si coordina con il capo politico (quindi con Di Maio, ndr) . Se c'è qualcuno che viola le regole, non può essere ricandidato».
Domani intanto Beppe Grillo tornerà a Palermo per chiudere la campagna elettorale di Cancelleri. Il candidato presidente del M5S non ha intenzione di rinunciare al suo assessore designato per la delega all'ambiente Angelo Parisi finito nell'occhio del ciclone per le pesanti aggressioni verbali contro Ettore Rosato. «Gli toglierò la password di Twitter e gli do pieni poteri per risolvere i problemi della Sicilia facendo l'assessore», ha detto con una battuta Cancelleri a alla trasmissione radio Un Giorno da Pecora. I conduttori Lauro e Cucciari gli hanno anche chiesto se intende ispirarsi a Virginia Raggi se diventerà presidente della Regione. Risposta non pervenuta.