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Pescara, 24/11/2024
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Data: 03/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, si cambia: stop ai 67 anni per i lavori gravosi. Usuranti: Uscita a 61 anni per attività pesanti. Precoci: Ritiro dopo 41 anni di contribuzione

ROMA Il principio dell'adeguamento automatico dei requisiti pensionistici alla speranza di vita deve restare. Con questo punto fermo Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti si sono presentati ieri pomeriggio all'incontro con i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. È stato lo stesso presidente del Consiglio a ricordare agli interlocutori che mettere in discussione il meccanismo introdotto nel 2010 e già applicato due volte rischia di compromettere la credibilità internazionale del Paese. D'altra parte la strada di un rinvio di sei mesi del solo decreto direttoriale che deve prendere atto delle rilevazioni Istat risultava poco appetibile per gli stessi leader sindacali, in assenza di impegni finanziari nella legge di Bilancio. Così si è deciso di procedere per una via diversa («sentiero difficile» lo ha definito Susanna Camusso parafrasando Padoan), quella che prevede l'istituzione di un tavolo tecnico, con verifica politica fissata al 13 dicembre, che approfondisca due punti: la definizione di categorie che potrebbero essere escluse dall'adeguamento ed eventuali modifiche al meccanismo di calcolo. Sul primo aspetto il lavoro è in qualche modo facilitato da quello fatto l'anno scorso per definire le attività gravose incluse nell'Ape sociale e nei benefici per i lavoratori precoci. Sul secondo la concessione del governo riguarderà con tutta probabilità la norma che attualmente prevede incrementi dei requisiti se aumenta la speranza di vita ma esclude riduzioni nel caso che invece scenda: quest'ultima eventualità è stata più volte richiamata dai sindacati perché un calo c'è effettivamente stato nel 2015, pur se ampiamente riassorbito nella media triennale 2013-2016. Dunque se in futuro succederà ancora (le rivelazioni successive al 2019 saranno biennali) il meccanismo funzionerebbe anche in senso favorevole ai lavoratori.
AL SENATO
Resta da vedere se questa impostazione risulterà praticabile da una parte per il governo, che deve gestire una mole di emendamenti parlamentari sul tema provenienti anche dalla maggioranza, e dall'altra per i sindacati. Ai dubbi di Camusso, che a ogni buon conto ricorda come la mobilitazione continuerà, si aggiungono quelli di Barbagallo per la Uil («i paletti posti da Padoan sono tutti da verificare». Possibilista la numero uno della Cisl Furlan: «I tempi sono stretti ma se c'è condivisione possono bastare». L'eventuale intesa sarà trasformata in un emendamento governativo alla legge di Bilancio: pur ripetendo la consueta formula per cui «il parlamento è sovrano» Gentiloni punta a evitare ulteriori mediazioni al Senato. Da parte sua il ministro dell'Economia ha ribadito che ogni modifica al meccanismo di calcolo dovrà salvaguardare il rispetto dei saldi finanziari, ovvero non incrementare più di tanto la spesa pensionistica».

Usuranti: Uscita a 61 anni per attività pesanti

Possono già accedere alla pensione anticipata con requisiti agevolati i lavoratori che abbiano svolto un'attività usurante per almeno sette anni, negli ultimi dieci anni di lavoro. La stessa agevolazione è prevista per coloro che abbiano svolto attività usuranti per almeno metà della propria vita lavorativa. In entrambi i casi il lavoratore potrà andare in pensione con un'età compresa fra 61 anni e 7 mesi e 64 anni e 7 mesi (il tempo varia in base alla mansione). La contribuzione minima prevista è di 35 anni. Il lavoratore che rientri anche nella categoria dei precoci può andare in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età.


Precoci: Ritiro dopo 41 anni di contribuzione
Sono considerati precoci i lavoratori che, prima di compiere 19 anni, abbiano accumulato almeno dodici mesi di contributi. Da maggio 2017 possono andare in pensione, con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall'età. Un requisito che verrà modulato in base all'aspettativa di vita. La riduzione riguarda sia uomini che donne. Per i lavoratori il requisito si abbassa di un anno e dieci mesi, mentre per le lavoratrici cala di dieci mesi. I pensionamenti hanno preso il via con la legge di bilancio 2017. Nell'anno in corso hanno riguardato lavoratori di età compresa fra i 58 e i 59 anni.

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