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Pescara, 24/07/2024
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Data: 03/11/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
La Regione compra 427 abitazioni per i terremotati. Agli sfollati destinate case private invendute e mai occupate prima

PESCARA “Casette” impantanate nelle pastoie delle procedure, la tecnocrazia che non aiuta ad accelerare la sistemazione degli sfollati nelle zone del sisma. Così la Regione ha deciso di cambiare strategia: si comprano gli immobili vuoti, o rimasti invenduti, e si girano alle famiglie terremotate che ne hanno bisogno, privilegiando quelle più disagiate. Un fatto nuovo, senza precedenti, che fa dire al governatore Luciano D’Alfonso: «Quella portata a termine è una grande operazione che consente di acquisire l’invenduto dagli imprenditori o dai proprietari che hanno alloggi liberi e disponibili sul mercato, con tanti effetti positivi: si risolve l’emergenza nelle zone colpite dal sisma del 2016 del 2017, aiutando le famiglie che ne hanno necessità ad ottenere un alloggio provvisorio. Si evita il consumo del suolo. Si viene incontro alle imprese edili abruzzesi penalizzate dalla crisi e, fatto non meno secondario, vengono acquisiti al patrimonio Ater della Regione immobili per quasi 68milioni di euro». Già, perché le risorse messe in campo per questa operazione ammontano a 67.944.406 euro e serviranno ad acquisire 427 alloggi per uso abitativo da parte della Regione che saranno messi a disposizione di 17 Comuni abruzzesi alle prese con l’emergenza sisma: L’Aquila (53), Scoppito (33), Pizzoli (13), Teramo (223), Montorio al Vomano (11), Colledara (5), Campli (5), Valle Castellana (4), Ancarano (12), Sant’Omero (15), Bellante (3), Mosciano Sant’Angelo (24), Roseto (1), Notaresco (1), Castellalto (11), Atri (12), Pianella (2). L’acquisizione delle 427 unità immobiliari avverrà attraverso un avviso pubblico affidato al Centro operativo regionale della Protezione civile. Seguirà la costituzione di una graduatoria destinata ai Comuni a cui fare riferimento, con priorità per quelli del cratere sismico. Secondo la previsione fatta dallo stesso D’Alfonso, nel prossimo mese di dicembre potrebbero essere firmati i contratti di affitto con chi è rimasto privo di un tetto a causa del terremoto. Queste famiglie troveranno sistemazione nelle unità immobiliari acquisite dalla Regione sino a quando non avranno la possibilità di rientrare nelle rispettive abitazioni, rimaste danneggiate o dichiarate inagibili.
IL CENSIMENTO Oggi, secondo il censimento fornito dalla Regione, sono 1.734 gli alloggi dichiarati inagibili dopo le verifiche tecniche distribuiti in 65 Comuni: 39 in provincia di Teramo, 11 in quella dell’Aquila, 15 in provincia di Pescara. Sono invece 5.695 le persone ancora sfollate, di cui 5.521 assistite attraverso il Cas (Contributo di autonoma sistemazione) e 1.174 distribuite negli hotel. Naturalmente, prima di procedere all’acquisto degli immobili, occorrerà effettuare le opportune verifiche, che interesseranno sia i proprietari che lo stato delle abitazioni. Un percorso frutto della legge nazionale 45 del 2017, con la quale si offre la possibilità alle quattro regioni del Centro-Italia colpite dagli eventi sismici (Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo) di acquisire al patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica unità abitative agibili da destinare ai Comuni del cratere e a quelli limitrofi. Un’altra precisazione fatta ieri è che non è indispensabile che ci sia corrispondenza tra il luogo della famiglia evacuata e quello dove si andrà a vivere per il periodo dell’emergenza, che può essere ubicato anche nella cintura esterna del proprio Comune. «Non si è mai fatta una cosa del genere», ha insistito D’Alfonso, facendo un salto indietro al terremoto del 2009: «A L’Aquila si pose il problema delle strutture temporanee, con decisioni affrettate, a mio avviso, che posero poi la questione della loro gestione». Il governatore si è poi recato a Sulmona per incontrare il capo dipartimento del Programma Casa Italia, Roberto Marino, che segue per Palazzo Chigi l’iter di questo progetto strategico per la messa in sicurezza del territorio nazionale. Sulmona è una delle dieci città pilota inserite nel piano. «Quella della messa in sicurezza del patrimonio abitativo - ha spiegato Marino - è una sfida importante che richiede la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali , assieme all’iniziativa dei privati». Su Sulmona c’è l’intenzione di intervenire con uno dei 10 cantieri pilota, a cui potrebbero aggiungersi altre tre città abruzzesi: Pratola Peligna, Atri e Lanciano. Complessivamente, il progetto Casa Italia prevede investimenti per 7miliardi di euro l’anno in dieci anni.

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