Stavolta lo sgambetto è riuscito. I dissidenti, dal numero cangiante, fanno tremare il Consiglio comunale. In sei, ieri, non si sono presentati all'appello durante la seduta destinata all'approvazione del Bilancio di previsione. Assente, in blocco, anche la minoranza, critica sugli aumenti della Tari: la votazione è saltata per mancanza di numero legale: tutto rinviato alla prossima seduta di Consiglio, fissata per martedì. I due civici, Guido Campana e Angelo Puglia, insieme a Raimondo Micheli (Fratelli d'Italia-An) e ai due dissidenti fuoriusciti da Futuro In e approdati al Gruppo Misto, Alfredo Caccioni e Vincenzo Falasca, dopo una riunione che ha preceduto il Consiglio, hanno dato forfait. Mimmo Sbraccia, che ufficialmente figura ancora in maggioranza, nella lista Insieme per Te, che fa capo proprio al sindaco Brucchi, si è affacciato pochi minuti prima della seconda chiamata. «Ho visto che la mia presenza non sarebbe stata determinante, perché i numeri non c'erano, quindi ho preferito andare via senza prendere il gettone di presenza». Più netta la posizione di Guido Campana (Al centro per Teramo) che invece parla di una chiaro «messaggio politico» lanciato alla maggioranza, da cui i civici sono fuori ormai da molto tempo. «Per me questo Bilancio non è votabile e rimarrà tale». Anche per Caccioni il problema è, principalmente, politico.
«La maggioranza di centrodestra non c'è più afferma -. Il sindaco è stato lasciato solo, adesso i capi corrente sono con la testa a Roma, il disegno è chiaro: vogliono che si voti il Bilancio, perché evidentemente hanno degli interessi, per poi far cadere Brucchi, ma noi non ci stiamo a questo gioco, non daremo loro questa soddisfazione. Perché nessuno della coalizione ha messo la faccia per sostenere il sindaco? Adesso fanno i fratelli coltelli, poi a marzo, quando si dovrà rivotare, si ricompatteranno». Da queste parole si evince che la posizione di Caccioni e Falasca resterà la stessa anche martedì: è probabile che i due si presentino e che votino in maniera negativa, spiegando le loro motivazioni. Duro anche il commento di Micheli. «Spetta alla maggioranza trovare i numeri per aprire un Consiglio su un tema fondamentale come il Bilancio spiega non si può chiedere a chi, come me, è fuori da 3 anni. Molti di coloro che invece hanno responsabilità politiche in maggioranza non sono più accanto al sindaco. Un Bilancio va valutato sotto l'aspetto tecnico, ma anche sotto quello politico e adesso non ci sono le condizioni per farlo. Io non lo voterò, così come ho fatto negli ultimi anni, ma mi sembrerebbe strano se anche chi ha un componente in Giunta (il riferimento è a Sbraccia, ndr) non dovesse approvarlo». Il sindaco, che l'altro ieri ha incontrato i consiglieri dissidenti in un bar decentrato per fare un ultimo tentativo in extremis, non ci sta a subire passivamente la situazione. «Sono rammaricato - ha detto a margine del Consiglio saltato - chi non si è presentato dovrà risponderne ai cittadini, che sono i nostri giudici. Martedì ci sarà la seconda convocazione e lì si vedrà la nobilitate di ognuno. Nel frattempo continuo a lavorare, la mia agenda è piena di impegni. Tengo però a precisare un aspetto: nessuno, tra coloro che hanno fatto parte di questa coalizione, può permettersi di attribuire a me, in maniera esclusiva, la responsabilità di quello che sta accadendo. Se siamo arrivati a questo punto le responsabilità sono di tutti, ognuno ha contribuito a suo modo».