Una fama da lady di ferro, conquistata in particolare nella lunga esperienza da commissario in diversi Comuni dell'hinterland napoletano e casertano sciolti anche per infiltrazioni mafiose. Da San Cipriano d'Aversa, uno dei feudi dei casalesi, a Santa Maria Capua Vetere, da Casal di Principe a Mondragone, fino all'incarico di Scafati, a gennaio scorso. Il curriculum di Gerardina Basilicata, 62 anni, in carriera al Viminale dai primi anni Ottanta, nuovo prefetto di Pescara a partire dal prossimo 20 novembre, descrive una scelta di altissimo profilo da parte del ministro dell'Interno Marco Minniti. All'altezza delle tensioni metropolitane e dei problemi criminali che fanno di Pescara un territorio nevralgico sul piano dell'ordine pubblico e delle emergenze di carattere sociale. Ed è proprio il profilo del successore di Francesco Provolo, destinato all'ufficio ispettivo del corpo dei Vigili del fuoco, a fare da contrappeso alla suggestione di un avvicendamento condizionato dalle scorie della tragedia di Rigopiano. È la lettura prevalente, nei corridoi di palazzo dei marmi, di un cambio della guardia che ha indubbiamente fatto rumore. Il giorno dopo prevalgono gli elementi oggettivi di riflessione. A partire dalla tragedia del resort, i movimento di prefetti sono stati addirittura tre: escludendo quello del 21 gennaio, troppo a ridosso dei fatti, un trasferimento punitivo di Provolo avrebbe dovuto coincidere con i giri di valzer di maggio e di luglio. L'addio arriva invece a ridosso dei due anni di permanenza a Pescara, secondo elemento obiettivo a favore del carattere neutro della decisione ministeriale.
LE MOTIVAZIONI C'è poi da dire che, Rigopiano a parte, vicenda sulla quale obiettivamente pesa il comportamento censurabile tenuto nei primissimi momenti dalla sala operativa di Protezione civile, l'esperienza di Francesco Provolo a Pescara si è caratterizzata anche per una gestione rigorosa dall'ordine pubblico e della legalità. Lo testimoniano lo sgombero del mercato etnico nelle aree di risulta, trasformatosi nel tempo in una centrale della contraffazione e in zona franca della criminalità legata a prostituzione minorile, spaccio di droga e ricettazione di biciclette rubate, e ancor di più l'operazione di via Ariosto a Montesilvano. Al termine della quale il prefetto Provolo chiarì pubblicamente: «Un conto è il dovere dell'accoglienza, altro conto è tollerare la ghettizzazione e la sottrazione di porzioni di territorio provinciale alla presa delle leggi dello Stato». Una svolta decisa, rispetto alla quale il profilo del nuovo prefetto Gerardina Basilicata, più che una rottura rappresenta una chiara linea di continuità.
Di diverso avviso, ovviamente, le famiglie delle vittime di Rigopiano, che attraverso l'avvocato Romolo Reboa, commentano: «Speriamo che il prossimo interlocutore sia più disponibile e più gradito ai miei assistiti». «Conosco la normalità con la quale avvengono questi avvicendamenti - dice invece il presidente della Regione Luciano D'Alfonso - e non ho elementi per stabilire se ci siano collegamenti con la vicenda di Rigopiano, ma umanamente mi dispiace».